Il perfetto soldato di pace

V V Il perfetto soldato di pace II capo degli addestratori spiega il nuovo training dei Caschi blu TORINO. Canadese, poco oltre i trenta, orecchino e cravatta, due anni di Accademia Militare e sette trascorsi lavorando per varie agenzie dell'Onu in 26 Paesi in guerra, dal Tagikistan al Ruanda, Christopher Cushing dirige i corsi di addestramento alle operazioni militari di pace che le Nazioni Unite tengono al «Bit» di Torino. I soldati italiani si trovano questo centro «in casa». Ne approfittano, prima di partire per missioni tipo Somalia? «No, ma bisogna dire che questa struttura è abbastanza nuova. Organizzavamo corsi già prima ma siamo a regime solo da un anno». Quali sono le qualità ideali di un soldato di pace? Che cosa gli insegnate? «In partenza, deve essere un buon soldato con l'addestramento tradizionale. E tanto basta, se dovrà solo pattugliare una linea di cessate-ilfuoco tra due eserciti. Ma spesso i Caschi blu si trovano catapultati in Paesi in preda al caos, mescolandosi in contatti a rischio con gente di cui sanno poco o nulla. L'addestramento tradizionale risulta perciò inadeguato». E dunque? «Il buon esito di una missione di pace dipende quasi interamente dall'atteggiamento dei soldati verso la gente fra cui operano. Un addestramento aggiornato richiede quindi che i soldati di pace sviluppino una particolare sensibilità agli scopi umanitari della missione. Devono anche imparare a controllarsi in situazioni di stress o pericolo folla che pressa, lanci di sassi - a cui da militari reagirebbero sparando, mentre non possono far così da "pacificatori". Vanno istruiti a fondo sui diritti umani e sulle leggi di guerra. E devono imparare a cooperare fra eserciti diversi: soldati di differenti Paesi che applicano regole diverse a un posto di blocco possono avere reazioni inconsulte quando gli animi sono esasperati». Sensibilità ai diritti umani e autocontrollo in situazioni di tensione si possono insegnare? Lei ha osservato un positivo riscontro da parte dei militari che seguono i vostri corsi? «Sì. La maggior parte degli ufficiali si mostra consapevole del fatto che una missione di pace richiede un addestramento supplementare, anche a un ottimo soldato. Ma ce ne sono altri che dimostrano una mentalità chiusa e credono di sapere già tutto quanto serve. Sbagliano. Abbiamo constatato, sul campo, che Soldati dell'Onu in Somalia l'eventuale cattivo comportamento dei soldati dell'Onu è dovuto a molti fattori: a volte l'indole personale violenta di certi militari, a volte veri pregiudizi razziali contro le popolazioni fra le quali operano, altre la semplice imitazione dei commilitoni peggiori. Ma bisogna chiarire: in caso di violenze individuali commesse da soldati di pace c'è anche una responsabilità collettiva di chi li ha mandati sul campo senza l'adeguata selezione e senza fornire loro l'addestramento adatto». Dunque c'è una colpa dei governi e degli eserciti di provenienza. Che ne pensa della proposta di sciogliere la Folgore? «In Canada, dove le missioni di pace sono molto popolari, ci sono stati armi di dibattiti e processi per le violenze commesse dai canadesi in Somalia, che hanno stupito e scandalizzato l'opinione pubblica. Il reggimento di para che operò lì è stato sciolto. Ma secondo me non è questa la soluzione. Il problema è che quei soldati verniero mandati sul campo senza l'appropriata preparazione. E' l'addestramento che va adeguato». Alcune delle violenze denunciate in Somalia sono di natura sessuale. Si sono levate voci a parziale discapito dei militari per sostenere che non di vere violenze di trattava, ma di contatti con prostitute. L'Onu prescrive regole di comportamento al riguardo? «Alcune agenzie hanno redatto un codice rigoroso. E' il caso del Comitato internazionale della Croce Rossa, facilitato dal fatto che è composto tutto da svizzeri. Ma per altri corpi l'Onu è in difficoltà, perche ad esempio i Paesi di provenienza dei Caschi blu sono troppo diversi e le culture non uniformabili. Anziché stampare dei codici dettagliati ma impossibili da far applicare, cerchiamo di far passare un semplice principio generale: le relazioni sessuali di qualunque genere fra gli uomini (e le donne) delle Nazioni Unite e le popolazioni locali sono sconsigliate, in quanto è probabile che la gente del posto sia attratta non dalle loro persone ma dal denaro e dai beni che distribuiscono. In particolare, diffondere la prostituzione è una di quelle tipiche cose che i soldati dell'Onu nel Terzo mondo non devono fare. Sono li per aiutare uomini, donne e bambini, non per approfittare di loro».

Persone citate: Christopher Cushing

Luoghi citati: Canada, Ruanda, Somalia, Tagikistan, Torino