Forlani: mi interrogarono in modo poco obiettivo
Forioni: mi interrogarono in modo poco obiettivo Forioni: mi interrogarono in modo poco obiettivo MELANO. Arnaldo Forlani, ex segretario della de, parla per la prima volta del suo coinvolgimento in Tangentopoli, del processo che subì, della condanna. Lo fa stasera, nel corso della seconda puntata dell'inchiesta tv «Mani pulite» (autori Pino Corrias e Renato Pezzini) in onda su Raidue alle 20,50. La puntata, intitolata «Gli uomini d'oro», si occupa del coinvolgimento delle grandi imprese nell'inchiesta del pool di Milano, con particolare riferimento alla storia di Raul Gardini, all'affare Enimont e al processo a Sergio Cusani dove sfilarono - e furono condannati - i cinque segretari del pentapartito: Forlani, Bettino Craxi, Renato Altissimo, Carlo Vizzini, Giorgio La Malfa. Racconta Forlani: «Nell'aula del tribunale, quando venni interrogato da Di Pietro, provavo una certa stanchezza, perché era evidente che nei miei conformi c'era un atteggiamento particolarmente aggressivo, pressante, non sereno, non obiettivo». Sulle tangenti ai partiti, dice Forlani: «Sì, lo facevano spontaneamente come credo che volentieri altri dessero aiuti al partito comunista. Trarre da questo la conclusione che c'era una specie di organizzazione sistematica diretta, come è stato detto, a costringere associazioni, cittadini e imprese a aiutare i partiti altrimenti ci sarebbero state chissà quali conseguenze, questo non è assolutamente vero». A proposito di Antonio Di Pietro: «Se un magistrato cerca prima di tutto la verità è un buon magistrato, se cerca prima di tutto la condanna, non è un buon magistrato». E Di Pietro rientra in questa seconda categoria? «Non lo so, questo... lasciamo ai posteri l'ardua sentenza». In quanto alla de «non credo rinascerà, è cambiato tutto il quadro di riferimento italiano...» Nel corso della puntata parlano anche Claudio Martelli, Renato Pollini, ex tesoriere del pci-pds, Giuseppe Garofano, ex presidente di Montedison. [r. m.l
Luoghi citati: Milano
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