UN CUBANO A TORINO Miguel Barnet il 23 all Unione Culturale

UN CUBANO A TORINO SCRITTORI UN CUBANO A TORINO Miguel Barnet il 23 all' Unione Culturale Lo scrittore cubano Miguel Barnet lunedì 23 giugno alle ore 21 è ospite dell'Unione Culturale Franco Antonicelli in via Cesare Battisti 4b. Presenta il suo ultimo libro «La vita reale. Un cubano a New York». Intervengono Giancarlo Depretis e Aldo Garzia. ROMANZO delle nostalgie affrontate», «il dramma umano di voler stare sempre in un altro posto senza mai smettere di stare dove si sta», «amaro e prodigioso destino di specchi paralleli» di cui i latinoamericani sono stati, «allo stesso tempo, promotori e vittime»: così Gabriel Garcia Màrquez (foto sotto) ha definito «La vita reale» di Miguel Barnet (foto in alto). Miguel Barnet, in Italia per presentare appunto «La vita reale. Un cubano a New York» (tradotto per i tipi di Petrilli Editore) è una delle figure più rappresentative della cultura cubana e uno degli scrittori di spicco dell'America Latina. E' vicepresidente dell'Uneac, Unione nazionale degli scrittori e artisti di Cuba, e nel 1995 ha ottenuto il Premio nazionale di letteratura per tutta la sua opera. Non soltanto romanziere, ma etnologo e poeta, Barnet è nato all'Avana, da una famiglia di origine catalana, nel 1940. Ha studiato negli Stati Uniti. Poi, tornato a Cuba al tempo dell'università, ha fi-equentato l'Istituto di etnologia e folclore di cui è anche uno dei fondatori. A Cuba, negli Anni Sessanta, lo troviamo legato con alcune delle personalità letterarie più importanti dell'epoca: i romanzieri Lezama Lima e Carpentier, e il poeta Nicolas Guillén. Sul versante poetico, è autore di molti volumi, da «La piedra fina y el pavo» del 1963 sino all'antologia «Con pies de gato» di trent'anni dopo. Ma anche l'opera narrativa copre un arco assai lungo, eppure coerente nell'incentrarsi sulle testimonianze di un mondo misterioso e sparito, sempre rielaborato attraverso una tecnica di racconto che fonde il materiale storico o etnografico con la poesia, sul filo della «memoria come parola». Così, la vita del cubano Julian Mesa, «un altro cubano dentro quella massa infinita di emigranti che abbandonarono la loro isola in cerca di una vita migliore», trasmessa attraverso un discorso orale di cui Barnet ha voluto salvare sempre i toni, anzi sottolineare le peculiarità linguistiche, viene fuori come testimonianza di una condizione fino a oggi inesplorata o mistificata: insomma, una volontà di vivere, di rimanere legato alla patria che nessun evento esterno può stritolare. E, in questo senso, «La vita reale» si lega agli unici due testi di Barnet fino a oggi noti al pubblico italiano: 1'«Autobiografia di uno schiavo» e «Canzone di Rachel», entrambi amati, scelti e pubblicati da Italo Calvino per Einaudi, rispettivamente nel 1968 e nel 1972. Anche nella «Vita reale», come nella deliziosa «Canzone di Rachel», «raccontata con feroce naturalezza e* picaresca allegria», il risorgere di un mondo perduto di esperienze che distilla, poeticamente, il suo sapore nascosto. Angela Bianchini VIAGGIATORI Mentre Andrea Barzini ricostruisce le colonne orizzontali e verticali del non facile cruciverba dinastico nel suo volume «Una famiglia complicata» appena uscito da Giunti; mentre la rivista Liberal lancia un congresso sugli «irregolari» della cultura, in cui non può non trovar posto il nome di Luciano Bianciardi - che fu Pino Corrias con la sua «Vita agra di un anarchico», pubblicata da Baldini&Castoldi quattro anni fa, a rimettere nel circolo venoso di una memoria sempre più anemica -, ecco che l'editrice torinese EDT rivela riflessi prontissimi pubblicando due libri di viaggio che si leggono con gran gusto: «Evasione in Mongolia» di Luigi Barzini jr (pp. 115, 22 mila lire, introduzione di Ludina Barzini) e «Viaggio in Barberia», appunto, di Bianciardi (pp. 105, 25 mila lire, introduzione di Bruno Gambarotta). Il primo libro fu pubblicato nel '39, il secondo nel '69. Ma al di là dei tempi e dei luoghi diversi che i due libri raccontano, in tutt'e due prevale il senso di un viaggiare fatto per farsi scrivere. Il primo viaggio dura una settimana, il secondo venti giorni. Il primo è centro-asiatico, il secondo nord-africano. Il primo è scritto con piglio romanzesco, il secondo con l'estro di un liberissimo diario di bordo. Barzini jr parte da Pechino, dove è stato mandato dal Corriere della Sera per raccontare l'invasione della Cina da parte del Giappone, ripetendo almeno un tratto del percorso Pechino-Parigi che il padre, Luigi Barzini (senior), aveva compiuto con Scipione Borghese nel 1907. Bianciardi viaggia nel Magreb con una 125 color turchese targata Tripoli, su invito della Fiat e dalla rivista L'Automobile. Dietro il viaggio di Luigi Barzini jr c'è l'aria nobile di un tempo che evoca climi alla Forster, tra missionari protestanti e visite a monasteri segreti, tra uomini in fuga e steppe a perdita d'occhio dove automobili favolosamente duttili riescono a navigare come vecchi galeoni. Dietro il viaggio di Bianciardi spira un'aria di famiglia in vacanza che supplisce allo stupore obbligato dei luoghi con un'impertinenza un po' goliardica e straniata. Ma a parte le molte differenze, i due libri si legano in un'affinità non superficiale. L' orrore dei confini che avvicina ogni popolo nomade è lo stesso che avvicina Barzini e Bianciardi nell'infanzia di un viaggio comune fatto di fantasia e libertà. Giovanni Tesio AUTORI & SABATO 21. Alla Luxemburg, via Battisti 7, ore 11, aperitivo con Furio Colombo autore de «Il candidato» (ed. Rizzoli). GIOVEDÌ' 26. Alle 18 presso la Fondazione Carlo Donat Cattin (via Stampatori 4, scala B) presentazione del libro di Agostino Giovagnoli «Il Partito Italiano. La De dal 1942 al 1994» (ed. Laterza): intervengono Guido Bodrato, Sandro Fontana, Francesco Traniello, coordina Ettore Boffano. Alle 18 da Fogola in piazza Carlo Felice 15, Alessandro Bongioanni e Anacleto Verrecchia presentano il libro di Roberto Zacco «Le braccia del sole» (ed. Mondadori). Nel cortile Accorsi adiacente alla libreria La Città del Sole, via Po 59/d, ore 18,30, presentazione di LN UbriNuovi, rivista poco convenzionale di recensioni, attualità libraria e narrazioni, con la partecipazione di Malcolm Skey, Sergio Astrologo, Gianni Carioni, l'equipe del Golem, Silvia Treves e letture di Marina Schembri. NUVOLE. E' uscito il n° 13 di «Nuvole, per la ragionevolezza dell'utopia», rivista quadrimestrale, pubblicata da Editori Riuniti, e diretta da Mario Doghani, docente di Diritto costituzionale all'Università. Questo numero è in larga misura dedicato al governo delle città: Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. [i. a.) ANDAI fino a Po a respirare quell'odore monastico di pani farciti d'erbe amarostiche che vaga sulle rive del fiume...». Si può capire l'anima di una città partendo dai suoi odori, dai suoi sapori, dagli oggetti che usa? Ha già risposto Gozzano, elevando alla dignità dei classici il salotto della signorina Felicita. Alle care cose di pessimo gusto ho pensato leggendo con divertimento e anmiirazione «Baiadera» (Mondadori), il nuovo romanzo di Rossana Ombres. E' la storia di due amiche, nella Torino tra la fine degli Anni 40 e i primi 60, con tutto quello che può stare in un'amicizia: l'allegria, la complicità, la solidarietà, ma anche i silenzi e le insofferenze. Ma è soprattutto la storia «non automatizzata» di una Torino che non c'è più, dei suoi misteri gaudiosi e pensosi, del suo maledettismo alla Buster Keaton, della sua vocazione a vivere alle frontiere dell'umano: dal beato Cottolengo a Ceronetti. Soldati ci ha dato una Torino controriformista, sensuale e trasgressiva. Calvino, scrutatore al Cottolengo, ha opposto allo spettacolo del Male il tranquillo stoicismo di chi fa il suo dovere senza farsi illusioni. Arpino ci ha raccontato storie di personaggi «doppi», come nel miglior Stevenson: perché in fatto di «doppio» non ci batte nessuno. Con la sua sensibilità di maga, la Ombres fa parlare in chiave comicogrottesca tutto quello che si può toccare, annusare, mangiare. Cataloga portentosi pezzi di modernariato kitsch che farebbero la