E intanto Rubbia va in Spagna
E intanto Rubbia va in Spagna... E intanto Rubbia va in Spagna... Sperimenterà il suo «amplificatore di energia» ■ L programma di ricerca delI 1'«amplificatore d'energia» I (AE), il progetto del Premio Nobel Carlo Rubbia per l'eliminazione dei rifiuti radioattivi e la produzione di energia sviluppato al Cera dal 1993 ad oggi, è giunto ad un passo decisivo. Due mesi fa è nata Laesa (Laboratorio del Amplificador de Energia - Sociedad Anonima): una società creata in Spagna allo scopo di reperire i fondi necessari alla realizzazione del progetto, cui partecipano non solo grossi gruppi industriali come l'Ansaldo, ma anche organismi come il Centro di ricerca sviluppo e studi superiori in Sardegna. E il 20 giugno, venerdì, Rubbia presenterà al Consiglio del Cern le conclusioni scaturite dalle ricerche preliminari finora svolte. La differenza fondamentale tra l'amplificatore di energia e un reattore nucleare come quelli delle attuali centrali atomiche ò rappresentata dal fatto che la reazione di fissione non è autosostenuta, ma attivata da una continua immissione di neutroni. Questi ultimi vengono prodotti dall'impatto di protoni, accelerati prima da un acceleratore lineare e successivamente da un ciclotrone, su un bersaglio di piombo e combustibile nucleare. Ciò significa che se l'acceleratore si ferma, anche la reazione si ferma, impedendo così incidenti come quello che è successo a Cernobil. In questo modo si realizza una cascata nucleare indotta in un sistema detto «sottocritico». L'idea chiave per l'incenerimento delle scorie radioattive è data all'azione combinata di due fattori: utilizzare come combustibile una mistura di torio ed elementi transuranici (tutti gli elementi più pesanti dell'uranio, nonché prodotto indesiderato delle attuali centrali), piuttosto del convenzionale uranio e, come moderatore, piombo fuso al posto dell'acqua leggera. Ciò permette infatti l'utilizzo di neutroni veloci, e non «termici» come per un reattore tradizionale, i quali rompono più facilmente i nuclei dei materiali radioattivi. In altre parole neutroni che lavorino in uno spettro di energia molto elevato. La generazione attuale di reattori produce grossi quantitativi di rifiuti radioattivi che hanno un tempo di vita media molto lungo, dell'ordine di un milione di anni. Si tratta essenzialmente di due classi di scorie: i frammenti di fissione (la cui attività iniziale è dominata dallo stronzio e dal cesio, che decadono dopo circa 30 anni), meno dannosi perché rappresentano un decimillesimo della radiotossicità, e i transuranici, la cui caratteristica principale è di mantenere un grado di radioattività assai elevato anche dopo migliaia di anni e quindi di essere molto più pericolosi dal punto di vista ambientale. Il torio non è di per sé fissile, ma sotto l'effetto dei neutroni può essere trasformato in uranio 233, che è un isotopo fissile dell'uranio altamente energetico. Da quest'ultimo si generano altri neutroni che continuano questo processo fino aU'eliminazione totale di tutto il com- Reattore sicuro: venerdì a Ginevra la presentazione dei risultati preliminari PRIMA PAGINA Potrei sapere quanto hanno investito i grandi enti tecnologici, nei passati 30 e più anni, per promuovere ricerca non direttamente connessa ai loro interessi immediati, ma in grado di suscitare, o di aiutare, quella collaborazione tecnologica a lungo respiro tra industrie e ricerca che tutti desideriamo? Sono stati fondati istituti di ricerca misti? Promosse fondazioni scientifiche? Sarei felice che si discutesse con cifre in mano, che venissero paragonate a quelle di altri Paesi sviluppati. Né si può far colpa al sistema della ricerca fondamentale di essere autoreferente; se l'autoreferenza è sul piano mondiale, cosa si vuole? Interpellare gli scienziati di Andromeda? Evidentemente i grandi impianti della fisica mondiale sono stati progettati, in Usa o in Giappone o in Italia, sulla base delle necessità interne della scienza. Ma gli scienziati hanno spiegato, alle comunità nazionali e ai politici, fini e destinazioni degli investimenti; e i governi nell'approvare hanno tenuto conto della tecnologia e del lavoro indotti, e hanno scelto tra diversi investimenti scientifici, naturalmente; ma il giudizio sui fini scientifici è sempre dato dalla comunità scientifica internazionale. E che altro si deve fare? Non mi risulta che chi ha deciso di impiantare il Fermilab presso Chicago o il Cern a Ginevra abbia chiesto il parere alla Edison o alla Oerlikon per referenza scientifica. La scienza di base è fatta così. Né il problema è di scegliere tra le somme spese per la ricerca scientifica di base e quelle necessarie a suscitare ricerca applicata di alto livello e collaborazione con le imprese. E' semmai vero il contrario: una buona ricerca fondamentale, inserita nel contesto internazionale, è uno degli elementi necessari per la ricerca applicata: prepara persone di alto livello da utilizzare in:campi diversi e suscita •alta tecnologia. ^ Ma la tecnologia va promossa con paziente lavoro e investimenti, in collaborazione tra pubblico e privato. Troppo spesso si è demandata allo Stato ogni forma di investimento sulla ricerca a lungo termine, quando si sa benissimo che la ricerca di Stato non può da sola suscitare quell'atmosfera necessaria a compiere la deli catissima collaborazione tra ricerca, tecnologia e applicazione. Troppo spesso, se si proponeva uno sforzo per im piantare un laboratorio di ri cerca applicata, la risposta era una sola: vogliamo commesse dallo Stato e allora ce ne inte Tesseremo. L'idea di investire è venuta in mente a pochi Certo non può venire in mente alla ricerca di base, che non ha fondi per fare investimenti. E allora sarà meglio smette re di ripetere formulette e tut ti insieme, come comunità nazionale, pensare seriamente al futuro prendendo lezione dal passato. Da quello vero, però. Vittorio De Alfaro
Persone citate: Alfaro, Carlo Rubbia, Rubbia
Luoghi citati: Chicago, Giappone, Ginevra, Italia, Sardegna, Spagna, Usa
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