Un problema di massa critica
Un problema di massa crìtica Un problema di massa crìtica LM AMPIO dibattito sullo stato della ricerca scientifica e tecnologica in Italia svoltosi su questo giornale mostra quanto la questione sia sentita dal governo, dai vertici del mondo industriale e dai ricercatori. Nonostante la diversità delle posizioni, mi pare che tre punti abbiano attirato la maggior quota di attenzione e di consensi: la necessità di una collaborazione più stretta tra Stato e industria, tra ricerca pubblica e ricerca nell'impresa; la riorganizzazione del sistema di ricerca pubblico; le modalità di mdirizzo del sistema ricerca nel suo insieme. Questi tre punti, a ben vedere, sono altrettante articolazioni di un unico problema: come concentrare risorse umane e finanziarie allo scopo di raggiungere, in un maggior numero di settori della ricerca scientifica e tecnologica di quanto oggi non avvenga, la massa critica necessaria per conseguire risultati teorici e applicativi di rilievo. Se si pensa al complesso di risorse economiche e intellettuali rappresentato dal sistema universitario, è evidente che se si arrivasse a combinare una maggior quota di esse con analoghe risorse dell'industria, la massa critica sarebbe in parecchi casi a portata di mano. Ma una simile accumulazione sinergica difficilmente si attua per decreto, o mediante incentivi automatici rivolti indistintamente a tutti i soggetti interessati, come prevede il disegno di legge Bersani. Per realizzarla occorrono apposite strutture. Ci vogliono anzitutto luoghi di dialogo e di mediazione, ossia organismi nei quali rappresentanti del mondo universitario e dell'industria si incontrino regolarmente per capire che cosa interessa all'uno e all'altra, quali linee di ricerca incoraggiare, come ripartire i costi e i benefìci. V'è inoltre bisogno di accrescere il numero di centri di ricerca specializzati dove ricercatori provenienti dall'università e dall'industria possano per periodi consistenti lavorare a progetti comuni. Tali centri debbono certamente avere una sede fisica. Ma nell'età delle reti telematiche e del lavoro cooperativo assistitev^ajU calcolatore non vi dovrebbero^^eredifficoltàaj^Pif» stribuirli largamente sul territorio. Al fine djjffijfr struire le strutture in parola, di mediazione e cooperazione permanente tra pubblico e privato, novità interessanti potrebbero venire dal disegno di legge Bassanini 1, ricordato da Prodi. La necessità di concentrare le risorse su programmi di ricerca meno numerosi ma più corposi appare ancora più tangibile se si parla di riformare il complesso del sistema pubblico formato dagli atenei, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da altri enti. Il ministro Berlinguer ha ricordato nel suo intervento l'impegno a questo fine del ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Bisogna peraltro rendersi conto che, nella realtà della vita dei corpi universitari, spezzare il circolo vizioso dei finanziamenti a pioggia sarà impresa asperrima. Le componenti principali di esso sono l'irrefrenabile vocazione di troppi docenti a lavorare da soli, e il desiderio degli apparati pubbli ci - nei consigli dei quali siedono molti docenti - di non scontentare nessuno. Il risultato è arcinoto. Si chiedono 50 nùlioni per fare una ricerca che comunque è sottodimensionata; se ne ricevono 5 a testa perché i fondi disponibili più di tanto non permettono, e invece di far la ricerca si compra qualche libro e si va a un paio di convegni. La nuova regolamentazione degli interventi di cofinanziamento al 60 e al 40% dei programmi di ricerca intra e inter-universitari varato di recente dal Murst appare effettivamente intesa a spezzare
Persone citate: Bassanini, Berlinguer, Bersani, Prodi
Luoghi citati: Italia
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