E' ancora Gonzàlez il padrone del psoe di Gian Antonio Orighi

Ma il partito socialista è spaccato Ma il partito socialista è spaccato ¥ ancora Gonzàlex il padrone del psoe // delfino Almunia nuovo segretario basco, ex ministro, abile mediatore MADRID NOSTRO SERVIZIO Per il socialismo spagnolo, il dopo Felipe Gonzàlez (il leader storico che dopo 24 anni da segretario generale ha clamorosamente rinunciato venerdì scorso a ripresentarsi) è cominciato. E il XXXIV Congresso del psoe ha eletto ieri pomeriggio, nel Palacio de Congresos di Madrid, il nuovo segretario, l'economista quarantanovenne basco Joaquin Almunia. Ma, mentre i 933 delegati presenti intonavano l'Internazionale, i volti erano seri e preoccupati: sostituire un leader di statura mondiale come Gonzàlez è più che arduo. L'autorevole «La Vanguardia» di Barcellona metteva ieri il dito sulla piaga: «Questo Congresso è cominciato con un leader e deve chiudersi con un altro. Ma un leader non si fabbrica in due giorni». Il Congresso infatti doveva decidere se far fuori il vicesegretario (dal '79) Alfonso Guerra e si è trovato in mano l'inaspettata patata bollente di cercare da venerdì a domenica il successore di Felipe. Che, di certo, come sottolinea l'acerrimo nemico dei socialisti «El Mundo», «è più un sostituto che un successore. Gonzàlez riuniva in sé tre leadership: l'ideologica, di partito e l'elettorale. Almunia potrà capeggiare solo il psoe». Il partito, spaccato nelle due anime «felipista» e «guerrista», rimane ancor più diviso di quanto lo fosse prima del Congresso. Basta guardare i risultati della elezione di Almunia per rendersene conto: sì, 681 voti, il 73 per cento dei delegati; astenuti 231, il 24,4 per cento; 2 i voti nulli. E va sottolineato che gli statuti del partito della Rosa vietano di votare no all'elezione del segretario generale. Gonzàlez, invece, è sempre stato votato con percentuali brezneviane, quasi il 100 per cento. Felipe, comunque il Deus ex machina del Congresso, ha do¬ vuto negoziare a lungo per far eleggere il suo delfino. I negoziati con l'ala «guerrista» sono durati dalle 16 del venerdì fino alle 7 di ieri mattina. I «guerristi» hanno sì dovuto rinunciare alla vicepresidenza, ma l'hanno spuntata riuscendo ad annullare che passasse al «felipista» Carmen Hermosin. Risultato: la vicepresidenza è stata abolita. Ed il CC federale è di 33 membri, mentre Gonzàlez lo voleva ridurre a 18. E Guerra mantiene due (prima erano 3) suoi rappresentanti nel CC. Almunia, con un sorriso da buon giocatore di poker che sa di essere obbligato a bluffare ma che nessuno gli crede, ha assicurato nel suo primo discorso da segretario generale: «Il recupero elettorale non dipende da Gonzàlez, bensì dalla direzione del partito». Felipe lo ascoltava serio, mentre i «guerristi» avevano facce da funerale. «L'obiettivo centrale - ha continuato - è vincere le prossime elezioni». Ma intanto il governo di destra-centro del premier Aznar, secondo un sondaggio di ieri, viaggia al 40 per cento delle intenzioni di voto (più 1,2 rispetto alle politiche del '96), con due punti di vantaggio sul psoe (nel '96 era l'l,3). Il neosegretario, basco di Bilbao, sposato e padre di due figli, finora portavoce socialista alla Camera, è entrato nel psoe nel '74. Prima responsabile economico del sindacato della Rosa Ugt, è stato ministro due volte: dall'82 all'86 ministro del Lavoro, dal '68 al '91 della Pubblica Amministrazione. Appassionato di calcio e di lirica, è un abile negoziatore. Ma «La Vanguardia» anticipava ieri che il più probabile candidato a premier per le prossime politiche del 2000 sarà l'attuale segretario generale della Nato e grande «felipista» Javier Solana, «che con un occhio guarda Leningrado e con l'altro Madrid». Gian Antonio Orighi

Luoghi citati: Barcellona, Bilbao, Leningrado, Madrid