Nuova minaccia su Tirana: il colera di Vincenzo Tessandori

Nel Nord tre morti durante un conflitto a fuoco tra la polizia e i banditi Nel Nord tre morti durante un conflitto a fuoco tra la polizia e i banditi Nuova minaccia su Tirana: il colera Undici casi sospetti. Inquinatigli acquedotti TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Sale la temperatura, anche quella politica, e salgono e si moltiplicano i rischi. E ora viene lanciato l'allarme colera ed è difficile dire se sia giustificato o piuttosto non si tratti della trovata, neppure nuova e di certo meschina, dei commercianti di acque minerali che così tentano di aumentare il giro delle vendite e, dicono, con successo. Il fatto è che negli ultimi giorni 21 persone sono state portate al centro malattie infettive, quello della clinica universitaria, sulla strada per il monte Dajti, alto e aspro alle spalle della città. Dieci li hanno dimessi, gli altri ricoverati. I sintomi erano febbre alta e diarrea. Gastroenterite, è stata la prima diagnosi, ma i medici si affrettano a sottolineare come le analisi non siano ancora terminate. E poi, ciò che preoccupa, è la situazione degli acquedotti, decrepiti e, in alcuni casi, inquinati dalle fogne. «Siamo a rischio», ammettono al ministero della Sanità. E ricordano che a Tirana e dintorni sono 25 mila gli «incroci» fra i tubi dell'acqua potabile e quelli delle fogne, e nessuno di questi offre garanzie di tenuta. Per di più, i 600 mila abitanti della capitale già sono in allarme rosso per l'acqua potabile: da cinque giorni la metà ne è priva, mentre gran parte degli altri la riceve due volte alla settimana. E del resto, il nuovo acquedotto finanziato nel '92 con 22 miliardi italiani, ancora non funziona. Poi ci sono le colline di rifiuti, stratificati, a volte, quasi fossero lì da ere geologiche. Nella sola Valona, 7500 tonnellate stringono d'assedio la gente e i militari della forza multinazionale di protezione si sono rimboccati le maniche e le hanno attaccate. Ma anche qui i rischi sono numerosi, ripetono i medici, e ricordano come l'ultimo arrivato al centro malattie infettive provenga, per l'appunto, da Valona. E' l'ultima settimana di passione, forse la prima, dipende. La campagna elettorale è in pieno svolgimento, con impegno, e tutti si chiedono che cosa voglia fare il presidente Sali Berisha con Valona, la città nemica. I suoi insistono che terrà un comizio anche in riva al mare, laggiù, fra i «nemici», magari scortato dai militari della FMP, ma proprio ieri il tenente colonnello Giovanni Bernardi ha smentito l'ipotesi «nel modo più assoluto». Poi ha aggiunto: «Noi ci teniamo al di fuori di tutto ciò che riguarda la politica interna». Fra i militari l'atmosfera appare pesante e le sparatorie degli ultimi tempi, quelle raccontate e quelle tenute segrete, sembrano aver inciso nell'umore collettivo e di certo hanno appesantito l'aria dopo l'insopportabile vento somalo che ha investito pure l'Albania. In ogni modo, gli albanesi dicono che il voto allevierà le condizioni del Paese, e ne paiono convinti, tanto che oggi, a Roma, si incontrano la comunità di Sant'Egidio, i rappresentanti qualificatissimi di socialisti e democratici per trovare un accordo da far durare, almeno fino a lunedì. Tra i contendenti si inserisce la voce di Leka Zogu, il pretendente al trono. Perché domenica si terrà anche il referendum sulla monarchia. «E' la monarchia - ammonisce Leka - il solo sistema per voltare le spalle al male, che è poi la criminalità, la droga e la corruzione». Frattanto tre persone, tra cui un poliziotto e un assistente di un giudice, sono rimaste uccise la notte scorsa durante un conflitto a fuoco avvenuto presso la città centro-settentrionale di Lezha. L'agente, Brahim Rustemi, e l'assistente del magistrato, Sokol Hakla, stavano viaggiando a bordo di un fuoristrada insieme ad altre due persone quando sono stati attaccati da una banda armata. Il poliziotto e l'altra vittima sono rimasti uccisi. Prima di morire però l'agente ha risposto al fuoco uccidendo un ragazzo di 17 anni che faceva parte della banda degli aggressori. Vincenzo Tessandori Smentita la scorta dei militari italiani a un comizio di Sali Berisha

Persone citate: Brahim Rustemi, Giovanni Bernardi, Leka, Sali Berisha, Sokol Hakla

Luoghi citati: Albania, Roma, Sant'egidio, Tirana