Anche Tokyo benedice l'Euro

Anche Tokyo benedice l'Euro Anche Tokyo benedice l'Euro Lavoro, si chiedono «riforme strutturali» DENVER DAL NOSTRO INVIATO Il G-7 dà via libera all'unione monetaria europea, come fattore di stabilità nella finanza mondiale. «Welcomes» c'è scritto, accoglie con favore. Parrà a qualcuno sciapa, la formula inserita nel comunicato economico finale del vertice (in questa materia ancora a 7, senza la Russia), ma è costata una notte insonne - notte di luna piena, con lampi di temporali lontani - ai funzionari incaricati di prepararne il testo. Erano i giapponesi, soprattutto, a fare resistenza. Non gli americani, che, nella versione mattutina di Carlo Azeglio Ciampi, «sono sicuri dei propri mezzi, non temono la concorrenza». . Sottolineare la stabilità dovrebbe essere un messaggio rassicurante: l'Euro, anche se «largo» (all, con l'Italia) non sarà una moneta debole nei confronti del dollaro. Agli americani un Euro sottovalutato non piacerebbe. Nell'immediato occorre evitare che aspettative in questo senso facciano salire ancora il dollaro rispetto al marco; il comunicato giudica corretto l'attuale livello dei cambi. Un dettaglio importante tuttavia non è certo: quanto manca all'Euro? Il calendario ufficiale, che fissa la decisione al 30 aprile '98, confidenzialmente è sempre più in dubbio. Sono possibili sia un anticipo (in forma di fissazione delle parità) a dicembre '97 sia un rinvio a dicembre '98, dopo le elezioni tedesche. L'angoscia prima dell'Europa nell'awicinarsi alla moneta unica - i posti di lavoro che mancano - compare nel comunicato del G-7, ma altrove, come argomento separato. «Sull'occupazione il mio governo si gioca tutto» dice Romano Prodi; e nello stesso tempo ripete che le soluzioni americane, o anglosassoni, nell'Europa continentale non possono essere accettate. Non è l'unico: il presidente della Commissione europea, Jacques Santer, alla voglia americana di farci la lezione diploma¬ ticamente ribatte che «non stiamo tenendo un concorso per il modello migliore; l'Europa definisce il suo proprio». Le imprese assumono di più se sono libere di licenziare, è nelle sintesi terra terra care alla retorica anglosassone l'impostazione sostenuta da Stati Uniti e Gran Bretagna (non dal Canada). Piacerebbe anche ai nostri industriali; però nel continente si guarda tutt'al più al modello olandese, in cui la flessibilità del mercato del lavoro è stata raggiunta attraverso il consenso. All'estremo c'è il nuovo governo socialista francese: «Il segretario al Tesoro americano, Robert Rubin, proprio non voleva capire - riferisce una fonte vicina al ministro Dominique Strauss-Kahn - che si possa combattere la disoccupazione riducendo l'orario di lavoro, proprio quando negli Usa la tendenza è ad allungarlo». Il testo del comunicato finale media tra le due impostazioni. Si chiedono «riforme strutturali» per diminuire la disoccupazione in Francia, Ger¬ mania e Italia. «Da noi un grosso avanzamento c'è stato - dice il presidente del Consiglio italiano - con l'approvazione del pacchetto Treu. Non mancheremo di impegnare tutte le forze. Per l'occupazione, i benefici della ripresa economica si sentono solo quando è forte e consolidata; non sono immediati». Nel governo italiano tutti sono convinti che la ripresa stia arrivando anche da noi. Il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi tiene a precisare che questo avrà effetti sull'inflazione, ma limitatissimi: nei prossimi mesi il tasso annuo di aumento del costo della vita potrà risalire forse fino all' 1,9%, difficilmente di più (al contrario di quanto teme la Banca d'Italia). Quanto al tasso di sconto, si tenta di abbassare il tono della polemica. Il ministro degli Esteri Lamberto Dini afferma di «capire la cautela» del governatore; si dice fiducioso che un ribasso ci sarà prima dell'autunno. Stefano Lepri li premier britannico Blair si è visto soffiare la poltrona da Boris Eltsin