Solo 7 poltrone attorno al tavolo L'intruso Eltsin ruba quella di Blair di Foto Reuter

Solo 7 poltrone attorno al tavolo I/intruso Eltsin ruba quella eli Blair IA RUSSIA DENTRO O FUORI Solo 7 poltrone attorno al tavolo I/intruso Eltsin ruba quella eli Blair DENVER DAL NOSTRO INVIATO Mentre i «Sette» parlavano di cose importanti, sicuramente le più importanti: macro-economie, finanze, valute, moneta europea, bilance commerciali, Boris Eltsin è andato al Museo di storia naturale a incontrare gli uomini d'affari del Colorado. L'unica ora di assenza dell'«Ottavo» è peraltro sparita completamente dal programma del summit di Denver diffuso dalla delegazione russa, quasi che, se Eltsin non partecipa a un evento, l'evento stesso cessi di esistere. L'ordine impartito alla squadra russa è stato ferreo: tutto deve magnificare l'accoglienza che il mondo dei potenti ha riservato alla Russia. Ma tanti sforzi, prevalentemente dedicati a restaurare l'immagine interna del Presidente e del suo governo, rischiano di essere inutili. A quanto pare i russi restano meno che tiepidi di fronte a questo abbraccio occidentale. Primi tra tutti i giornalisti venuti al seguito, i cui commenti mancano palesemente del necessario entusiasmo. Nessuno stupore, dunque, se vasti strati di opinione pubblica, russa manifestano aperta diffidenza. Se ne sono accorti, con delusione, anche gli esperti dell'agenzia americana per l'informazione, Usia, dopo aver constatato che più della metà dei russi ritiene che gli Stati Uniti stiano approfittando •della debolezza della Russia a proprio vantaggio. Ingrati o delusi che li si voglia considerare, i russi pensano in maggioranza che anche il fiume di prestiti - arrivato in questi anni attraverso i canali del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e di altre istituzioni internazionali - non solo è stato malamente usato, ma si trasformerà a lunga scadenza in un peso addizionale sulle loro spalle. E l'autorevole Nezavisimaja Gazeta ha ieri acidamente commentato gli sforzi dell'Occidente per «assegnare alla Russia un fittizio prestigio internazionale», che dovrebbe «proteggere il prestigio di Boris Eltsin in Russia». Un circo¬ lo vizioso che rischia di diventare, oltre che inutile, anche controproducente. E i partner occidentali non sempre sono all'altezza delle promesse e delle intenzioni, e quando la frittata è fatta corrono ai ripari qualche volta maldestramente. Ieri a fare le spese della distrazione è stato, casualmente, Tony Blair, che si è dovuto sedere su una sedia di fortuna nella biblioteca pubblica di Denver dove gli Otto hanno affrontato i problemi globali del mondo. Le poltrone di pelle previste erano infatti soltanto sette. Lapsus significativo di qualche oscuro funzionario, che la dice lunga però sullo stato «imbarazzante» delle cose attorno alla delegazione russa. Imbarazzo che oggi diventerà palese quando si dovrà prendere atto che dei quattro docu¬ menti che verranno prodotti dal G-8 di Denver ben due saranno documenti del G-7. La Russia firmerà il comunicato onnicomprensivo principale (una quindicina di cartelle) e il Progress Report, ormai tradizionale, dei ministri degli Esteri sui temi politici delle riforme delle istituzioni internazionali. Ma resterà esclusa dal comunicato «macro-economico» e da quello finale dei ministri delle Finanze. Venerdì sera il Presidente russo aveva aperto il summit con una specie di rendiconto personale su ciò che la Russia ha fatto, da Lione a Denver, per adeguarsi agli standard del mondo libero. E ha, tra l'altro, illustrato i contenuti del suo storico viaggio in Ucraina, il cui significato inequivocabile è stato la rinuncia formale e definitiva del Cremlino ad ogni ruolo di fratello maggiore nei confronti di Kiev e a ogni pretesa territoriale sulla Crimea. Il che è stato, ovviamente, molto apprezzato in particolare da Bill Clinton e da Helmut Kohl. L'evidente sforzo di compiacere, o di non dispiacere, si è fermato sulla soglia di Madrid. Nell'incontro con Clinton, Eltsin gli ha ribadito che non andrà al vertice Nato, «per manifestare il suo dissenso» (ha detto il portavoce Jastrzhembskij). Ma anche qui Clinton è riuscito in qualche modo a rabbonire l'amico Boris. Inizialmente i russi avevano detto che la loro presenza a Madrid sarebbe stata «di livello modesto, sicuramente non ministeriale». Dopo un colloquio con Clinton, Eltsin ha accettato di elevare la sua rappresentanza. Manderà probabilmente il ministro degli Esteri, Primakov, colui che ha svolto tutta la trattativa e che ha guidato, col broncio, la ritirata russa. E Clinton si è limitato a dichiarare che «comprendeva la posizione di Eltsin». Mosca entra nel Club di Parigi (il gruppo dei maggiori Paesi creditori) con la speranza palese, ma evidentemente eccessiva, di usare i meccanismi e gli strumenti del Club per riavere indietro i crediti teorici di 140 miliardi di dollari accumulati dall'Unione Sovietica verso i Paesi del Terzo Mondo. E' un altro grande balzo che la Russia di Eltsin, povera di mezzi ma blandita, compie schierandosi con il Nord del pianeta contro il Sud. Ma nonostante le buone parole di Clinton, che ha ribadito la necessità di «accelerare l'ingresso della Russia nell'organizzazione mondiale del commercio», la prospettiva non è per il domani. «La Cina ne discute da sei anni - si è consolato il portavoce russo - noi solo da tre. Ma è vero che neanche noi siamo pronti a questo passo». Giuliette Chiesa Imbarazzi per lo «Zar» escluso dai due meeting economici Il pubblico russo gelido verso il vertice Qui accanto le bandiere degli Otto e nella foto a destra il presidente russo Eltsin [foto reuter]