Forlani riappare e accusa «chi sta in alto» di Antonella Rampino
Interno Delegati riuniti 8 anni dopo. Pivetti: distrutto dai poteri forti, il partito rinascerà nel 2000 Forlqni riappare, e accusa «chi sta in alto» «Hanno lasciato infangare la de, ora vedo tante canaglie» ROMA. «Ho saputo con piacere della sua iniziativa di riannodare il dialogo tra le varie correnti del partito democristiano in Italia...». Helmut Kohl scrive a Flaminio Piccoli, e Piccoli si curva con il peso dei suoi 82 anni sul foglio, e con una smorfia che vorrebbe essere un sorriso legge il messaggio dell'amico tedesco in apertura del XIX congresso democristiano. Il grande capo della edu tedesca ha visto giusto: la de non esiste più, è un fantasma, ma quando ritorna, rispuntano subito le correnti. E una corrente si è riunita ieri mattina all'Ergife, albergo storico dei congressi di partiti che non godono buona salute: il Grande Centro che al XVIII congresso, anno domini 1989, avrebbe dovuto eleggere Forlani ultimo segretario democristiano d'Italia. Proprio per questo, è stato lo stesso Forlani, ieri, a chiedere di togliere scritte e cartelli che indicavano l'apertura del «XIX Congresso della Democrazia Cristiana», sostituendoli con modesti fogli appiccicati con lo scotch alle pareti, «riunione de». Non c'erano Casini e Mastella, ex de del ecd, non c'era l'ulivista De Mita, soprattutto, non c'era il Popolare Marini. C'era, invece, Rocco Buttiglione del edu e il suo giovane collaboratore Gianfranco Rotondi, che la riunione ha organizzato, ricevendo i voti di gratitudine di Piccoli: «E' solo grazie alla saggezza di questo giovane che oggi la de può rinascere». Una de, dunque, all'ombra del edu. Forlani ha parlato «solo 5 minuti, dopo 4 anni che sono stato zitto», come ha esordito. Sono stati 5 minuti densissimi, il primo rientro in scena dell'ex cavallo di razza la cui ultima immagine era bloccata alla sequenza dell'interrogatorio che gli stava facendo Di Pietro, e Forlani con la bava alla bocca rispondeva di non sapere nulla delle tangenti Enimont. E forse proprio per questo, nei giorni scorsi, dal vicesegretario del edu Bartolozzi veniva una parola d'ordine, «forse non sarà un vero e proprio congresso, ma certamente fare¬ mo da contraltare a Castellanza, il luogo dove si sbrodolano gli avventurieri...». Con grande pacatezza, come è sua consuetudine, Forlani ha lanciato parole pesanti: «Sono stato dietro le quinte non per sfuggire alle responsabilità, ma per non essere d'ostacolo al cambiamento». Ha rivendicato l'orgoglio di essere de: «Se in Parlamento non ci fosse stata ima forza centrale di ispirazione cristiana la transizione sarebbe stata diversa. Come dice Dostoevskji, nelle fasi di transizione la scena viene occupata dalle canaglie». Chi siano queste canaglie Forlani non lo dice, come del resto più tardi risponderà «non ne sono informa¬ to» al cronista che gli chiede se siano davvero Berlusconi e Fini i nuovi democristiani, e De Mita, cerimoniere degli accordi in Bicamerale, il loro punto di riferimento. Non fa nomi, e non si sbilancia, «il pompiere», come Forlani era soprannominato a Piazza del Gesù. Ma le sue parole sono come pietre quando dice: «Una cosa molto grave pesa tuttora sugli ex democristiani: mi riferisco a personalità, anche autorevoli, che a vari livelli istituzionali, pur avendo piena consapevolezza della verità, hanno lasciato accreditare l'idea che i finanziamenti alla de fossero il risultato di un condizionamento illecito e corruttivo». Mentre Forlani parla, nella platea cresce l'orgoglio, «Ci siamo suicidati, purtroppo», «No, ci hanno suicidati» è lo scambio di battute tra due dei 350 delegati presenti, esattamente un terzo di quanti ce n'erano nell'89. Brusii di disapprovazione quando parla Irene Pivetti, «Non sono mai stata democristiana, lo sarò quando tornerete sulla scena politica: siete stati distrutti dai poteri forti», e dei veri e propri fischi quando sul podio sale Roberto Formigoni. «Tornatene dai tuoi amici di Forza Italia» si sente dire il presidente della Regione Lombardia quando indica il Polo come una cometa per la vecchia de. Applausi teatrali, invece, per Rocco Buttiglione, che spiega «perché non possiamo non dirci democristiani». «In Italia ci sono 56 milioni di de» spiegherà poi ai cronisti. «Senza la de non esiste possibilità di centro, nel nostro Paese». Di nuovo, per alzare il velo sulla vecchia-giovane de, bisogna parlare col edu Rotondi: «Non voghamo fare un partito, ma un movimento. Se per rifare la de si mettessero insieme ecd e edu non si raggiungerebbe il 10 per cento, se ci costituissimo in un partito saremmo la quarta forza di ex de. Dunque, la strada che seguiremo è quella di diventare un movimento, faremo altre "riunioni" in tutt'Italia. Poi, una grande manifestazione di piazza, a San Giovanni a Roma». La data di nascita della nuova de, dunque, è già scritta: il 18 aprile 1998. Antonella Rampino L'ex segretario della de Forlani «festeggiato» da Antonio Gava
Luoghi citati: Castellanza, Italia, Lombardia, Roma
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