Presa la postina delle bombe
11 Milano, abbandonò la rivendicazione a Radio Popolare. Perquisizioni nelle sedi anarchiche in varie città Presa la postino delle bombe In cella la donna di Azione rivoluzionaria MILANO. L'hanno aspettata alle 3 del mattino, auto civetta posteggiata davanti al numero 10 di via De Amicis, dove si affaccia il portone ultracolorato del «Laboratorio anarchico». Ha 36 anni, si chiama Maria Grazia Cadeddu, impiegata, nome di battaglia «Patrizia». E' lei, secondo gli inquirenti, la postina di «Azione rivoluzionaria» che il 25 aprile scorso, nel primo pomeriggio, abbandonò la rivendicazione della bomba esplosa a Palazzo Marino. Manette, dunque, per i reati di porto di esplosivo e esplosione in luogo pubblico. La sua immagine, fissata dalla telecamera di controllo di Radio Popolare, è transitata su tutte le televisioni nazionali a partire dal 31 maggio. Polizia e carabinieri dissero: «Chi può aiutarci a darle un nome si faccia vivo». In realtà la donna era stata identificata nelle primissime ore dopo l'attentato. La bomba, un involucro di metallo e polvere di mina, venne appoggiata sulla seconda finestra del retro di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Esplose alle 4,25 del mattino del 25 aprile, la vigilia delle elezioni. Un boato, i vetri di tutta piazzetta San Fedele in frantumi. Nessuna vittima. Ma dirompente valore simbolico, che allarmò talmente da far temere un ritorno del terrorismo. O almeno così la pensavano i leader di tutti i partiti che in quel giorno di sole e tremori, transitarono in pellegrinaggio davanti a quel muro sbrecciato, compreso 11 presidente del Consiglio Romano Prodi. Una manciata di ore più tardi la rivendicazione: un volantino (con la scritta: «Una risata vi seppellirà») viene lasciato davanti alla porta di accesso di Radio Popolare. E insieme con il volantino un secondo involucro di metallo che la scientifica ha stabilito essere identico a quello della bomba esplosa. Maria Grazia Cadeddu è stata arrestata su ordine del Gip Emi co Trarifa che ha accolto (in par te) le richieste dei due pm Mas simo Meroni e Grazia Pradella che indagano coordinati dal procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio. «Pericolo di fuga e pericolo di reiterazione del reato» sono le due esigenze cautelari che hanno motivato l'arresto. Un arresto senza colpi di scena, secondo gli inquirenti: «La donna usciva abitualmente a quell'ora dal «Laboratorio anarchico». La controllavamo da tempo. Non ha opposto resistenza. Non ha fatto alcuna dichiarazione. Ha seguito gli agenti della Digos in questura». C'erano tre giovani all'interno del laboratorio e tutti e tre sono stati identificati. Così come è stata identificata, in mattinata, la sorella Lia Cadeddu - in- dagata in concorso - e rilasciata dopo un breve transito nella caserma dei carabinieri. Contemporaneamente sono scattate perquisizioni in Veneto, a Torino, a Pisa, a Bordighera e soprattutto in Sardegna dove sembrano sussistere collegamenti tra i multanti milanesi e alcuni esponenti dell'anarchismo sardo, Costantino Cavalieri e Pierleone Porcu. Il «Laboratorio anarchico» chiuso in tarda mattinata dopo una ispezione dei vigili del fuoco perché giudicato inagibile - è stato perquisito per cinque ore. Sono stati sequestrati floppy disk, una macchina per scrivere, volantini e manifesti, [r. m.l Maria Grazia Cadeddu viene portata in carcere
Persone citate: Costantino Cavalieri, Gerardo D'ambrosio, Grazia Pradella, Lia Cadeddu, Maria Grazia Cadeddu, Meroni, Porcu, Romano Prodi
Luoghi citati: Bordighera, Comune Di Milano, Milano, Pisa, Sardegna, Torino, Veneto
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