Prodi chiede a Clinton: non giustiziate O'Dell

Prodi chiede a Clinton: non giustiziate (KPell USA Anche Dini ha posto il problema alla Albright. Mentre il sindaco Orlando ha scritto al governatore Alien Prodi chiede a Clinton: non giustiziate (KPell E dal braccio della morte in Virginia il condannato ringraziagli italiani Con la decisione della Corte Suprema americana, che ha confermato la condanna capitale di Joseph O'Dell, il tema «pena di morte» si riaffaccia con prepotenza in Italia dove qualche mese fa anche Giovanni Paolo II era intervenuto per chiedere la sospensione della pena. La vicenda è nota: l'uomo, che ha 55 anni, era stato condannato nel 1988 per l'omicidio e lo stupro, tre anni prima in Virginia, della giovane segretaria Helen Scahrtner. Due gli aspetti che rendono il caso particolare. Non certo le reiterate affermazioni di Joseph O'Dell che si proclama innocente - e questo sarebbe naturale e comprensibile, oltre che lecito, anche in caso di colpevolezza -, ma il fatto che i giurati che hanno emesso il verdetto non erano stati informati che se avessero deciso per l'ergastolo l'uomo, a causa di una precedente condanna, non sarebbe mai uscito dal carcere. Un aspetto questo che ha certamente condizionato la scelta dei giurati poiché uno degli argo- menti forti dei sostenitori della pena di morte è che il presunto colpevole non deve tornare in circolazione a commettere altri crimini. Di questa circostanza tuttavia quattro giudici della Corte Suprema (la maggioranza è stata di 5 a 4) non hanno voluto tenere conto. Perché soltanto nel 1994 la stessa Corte aveva sancito che le giurie dovesse¬ ro essere informate sui precedenti degli imputati. Alcune analisi del Dna proverebbero poi - e l'importanza di questo secondo aspetto è del tutto evidente - che O'Dell è innocente. Ma la prova del Dna ha assunto un'importanza determinante nei tribunali soltanto dopo che la condanna a morte del protagonista di questa vi- cenda era diventata definitiva. A Genova nei giorni scorsi è arrivata una lettera del condannato, che era partita dagli Stati Uniti il 5 giugno scorso, quando i giudici non avevano ancora'preso la decisione. Indirizzata a Mauro Bocci, responsabile del servizio esteri del «Secolo XIX» di Genova. Attraverso il suo interlocutore italiano O'Dell ringra¬ zia gli italiani, che a migliaia nel marzo scorso si erano mobilitati per la sua salvezza, e lancia un appello: «Devo tanto al popolo italiano e se dovessi vivere vorrei stare in Italia. Vorrei mostrare quanto netto può essere il contrasto, in diversi Paesi, nel modo di guardare alla sacralità della vita. Prego di sopravvivere per venire in Italia, per incontrare e ringraziare personalmente tutti coloro che mi hanno aiutato». Poi l'appello: «La sola cosa che potrebbe salvarmi la vita sarebbe che i politici e la stampa italiana convincessero senatori e deputati americani a guardare le vere prove e non quelle fabbricate dai procuratori». O'Dell afferma: «Se mi uccideranno, sarà un deliberato e meditato assassinio da parte del mio governo, perché loro sanno che sono innocente». E aggiunge: «Non tutti i politici americani sono corrotti. Ma io non ho modo di raggiungere quelli che non lo sono, per esporre loro la verità sul mio caso. Se cono¬ scessero la verità che è negli atti ufficiali del tribunale e vedessero le bugie che sono state dette sul mio conto, resterebbero sbalorditi». In un'intervista rilasciata ieri, O'Dell ha aggiunto che «la data della mia esecuzione è già stata decisa, anticipando i tempi proprio perché il mio caso, sulla scia dell'Italia, sta diventando sempre più importante anche in America». Formalmente la data sarà decisa in una udienza di tribunale in Virginia in programma per lunedì. Ma O'Dell dice di aver già saputo che le autorità del carcere sono pronte per il 23 luglio. «Hanno fretta. Preferiscono uccidere un innocente piuttosto che ammettere di aver sbagliato» afferma il condannato. Osserva Sergio d'Elia, segretario di «Nessuno tocchi Caino»: «Siamo nelle mani del governatore della Virginia, George Alien, che ha fatto del mantenimento della pena di morte il suo cavallo di battaglia politica». Al G7 ieri a Denver Lamberto Di- ni ha posto la questione O'Dell alla sua collega americana Madeleine Albright. Romano Prodi ha fatto lo stesso col presidente Clinton, al quale frattanto ha scritto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando (O'Dell ha chiesto se ucciso di essere sepolto a Palermo), n Presidente del Senato Nicola Mancino ha scritto a George Alien. Tutti contro la pena di morte. Giovanni Maria Flick ha detto che come ministro della Giustizia preferisce tacere, ma come normale cittadino ha lasciato intendere di essere sensibile al problema. Indiscussa la buona fede dei nostri politici, ma tutti sanno che queste prese di posizione non comprometteranno la loro immagine. Il governatore Alien, e qualunque altro politico americano, sanno invece con certezza che se cederanno avranno grandi problemi a proseguire la loro carriera. 0 meglio, si auto-condanneranno alla bocciatura. Salvatore Rotondo «Hanno fissato la data della mia esecuzione per il 23 luglio» ■:[:&.-]:'■; lltlili! Madeleine Albright alla quale il ministro italiano degli Esteri Dini ha parlato del caso Joseph O'Dell (nella foto grande)