Madrid il gran rifiuto di Felipe

Estero Colpo di scena al congresso socialista, guidava il partito da 23 anni Madrid/ il gran rifiuto di Feline «Lascio la segreterìa delpsoe» MADRID NOSTRO SERVIZIO Felipe Gonzàlez, l'erede politico di Palme e Brandt, uno dei più importanti leader dell'Internazionale socialista (di cui è vicepresidente), abbandona la segreteria generale del psoe (partito socialista operaio spagnolo) che deteneva dal '74 e non si ripresenta ad una rielezione che era scontata. L'annuncio, una vera e propria bomba, ha lasciato sgomenti e di stucco i 965 delegati del XXXTV congresso del psoe, che ha aperto i suoi lavori (che concluderà domenica sera) ieri mattina al Palacio de Congresos di Madrid. Il congresso, il cui slogan è «La risposta progressista» (al governo di destra-centro di Aznar, al potere dal maggio '96 dopo aver vinto le politiche con appena 300 mila voti di differenza dal partito di Gonzàlez), si apprestava a discutere se scalzare il numero due del partito, il 57enne sivigliano Alfonso Guerra dalla vicepresidenza, un incarico con cui controllava il partito, con mano di ferro, dal '79, tanto da essere soprannominato «il Boria spagnolo». Guerra, figura storica del socialismo iberico, molto amico di Nerio Nesi, vicepresidente del governo dall'82 al '91 (che dovette abbandonare per lo scandalo dei pizzi miliardari che riscuoteva, alla prefettura di Siviglia, il fratello Juan), si apprestava a dare battaglia e con lui il 30 per cento del partito che appoggia il suo socialismo molto più a sinistra di quello del pragmatico Gonzàlez. Ma Fehpe ha letteralmente terremotato il congresso. Prima del suo discorso delle 10,30, si era tenuto al margine del durissimo scontro interno tra «felipisti» e «guerristi» facendo sparare a zero sul numero due i suoi colonnelli, i cosiddetti «baroni», 14 dei 17 segretari regionali di un partito che è federale. E quando è salito sul podio per pronunciare quello che viene considerato il suo testamento politico, ha sfoderato la sua arma segreta, la rinuncia alla rielezione, che costituisce anche il «de profundis» per l'ex amico Guerra. «Dopo 24 anni come segretario del partito e quasi 14 come premier, continuo ad essere disponibile per lavorare al progetto socialista - ha esordito un Gonzàlez serissimo ed utilizzando la sua notevolissima arte oratoria -. In quello che volete, nella Gioventù socialista se possibile. Come un militante qualunque che possa portare esperienza, che non rinuncia a cercare i cammini del socialismo democratico del XXI secolo». Poi, la bomba. «Ma dovete sapere che non sarò candidato alla segreteria generale», ha detto Gonzàlez aprendo l'arduo e difficile cammino della successione. «Il nostro partito - ha aggiunto - deve cercare il candidato/a che ama e vota la gente». Quindi ha proposto una piattaforma per tutte le forze progressiste capace di vincere Aznar riunendo i voti della sinistra. Alle 16 Guerra ha gettato la spugna facendo capire che non si npresenterà alla vicepresidenza. «Si chiude una tappa nel psoe. E' logico che ci sia un rinnovamento nella direzione del partito. Io contribuirò», ha dichiarato. Mentre infuria il toto-segretario: i candidati sono il presidente andaluso Chaves, l'ex ministro catalano Borrell, il madrileno Joaquin Leguina e l'attuale segretario della Nato Javier Solana che, giunto a Madrid alle 16 in visita privata, si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Gian Antonio Orighi Se ne va anche il numero due Alfonso Guerra storico nemico del vecchio leader Estero LA STAMPA partito da 23 anni o di Feline e» Se ne va anche il numero due Alfonso Guerra storico nemico del vecchio leader Da sinistra, il segretario della Nato Solana e Gonzàlez Da sinistra, il segretario della Nato Solana e Gonzàlez

Luoghi citati: Madrid, Siviglia