Clinton al mondo: imparate da noi di Andrea Di Robilant

7 «Riceviamo i partner con un'economia che non è mai stata così florida da una generazione» Clinton al mondo; imparole da noi Si è aperto il vertice degli otto grandi a Denver DENVER DAL NOSTRO INVIATO Nella stanza della musica di Casa Phipps, una bella villa in stile georgiano appena fuori città, Bill Clinton ha fatto da anfitrione allacena informale che ieri sera ha dato il via al Vertice degli Otto. E dopo i preliminari, il presidente americano ha chiesto a Boris Eltsin - «che da oggi è un socio a pieno titolo del nostro circolo» - di avviare la discussione tra i leader. Il gesto di cortesia del Presidente americano in un certo senso completa la progressiva trasformazione di un organismo che un tempo era essenzialmente economico e che oggi serve invece soprattutto per passare in rivista i problemi più spinosi sulla scena internazionale. Certo, Clinton è arrivato in Colorado gongolando per l'eccezionale stato di salute dell'economia americana: «Riceviamo i nostri partner con un'economia che non è stata così in salute da almeno un generazione e che ci ha permesso di entrare più rapidamente e con maggior vigore di altri nell'economia globale». Ma il trionfalismo del Presidente è desti- nato soprattutto all'opinione pubblica americana. L'Amministrazione non fa mistero che avrebbe anche piacere a trascorrere due giorni a dar lezioni di economia agli europei e ai giapponesi. Come dice spavaldamente il vice segretario al Tesoro Larry Summers, «hanno cose da imparare da noi»..Ma non è più questa l'assise più indicata per approfondire discussioni economiche. Insomma, il tanto decantato «modello americano» - flessibilità del lavoro, apertura dei mercati, riduzione della spesa pubblica è senz'altro nell'aria, specie nell'aria frizzantina di questa città in pieno boom ai piedi delle Montagne Rocciose. Ma non è sull'agenda. I punti principali delle varie discussioni, a cominciare da quella di ieri sera a Villa Phipps, riguardano soprattutto la gestione politica del nuovo ordine internazionale. Non a caso la prima domanda affiorata qui a Denver, dopo la quasi piena ammissione della Russia nel circolo, è stata: quando toccherà alla Cina? Il presidente Clinton ha espresso interesse - tra l'altro ha annunciato che intende recar- si a Pechino al più presto - ma anche una nota di cautela. «La Cina - ha detto - è il più grande Paese del mondo e potrebbe avere l'economia più grande del mondo in un futuro non troppo lontano. Ma una delle condizioni per far parte del nostro gruppo è quella di avere un regime democratico. Tutti noi siamo leader eletti dal popolo. E dunque, prima di ammettere la Cina, dovremmo essere tutti d'accordo per modificare uno degli articoli base del nostro regolamento». I Grandi non hanno emergenze immediate da affrontare ma i nodi politici da risolvere non sono pochi: dal futuro della forza multinazionale in Bosnia all'allargamento della Nato, dalle elezioni in Albania la settimana prossima ai rapporti con l'Iran dopo le ultime elezioni. Nodi che ieri sono già stati affrontati da Clinton nei suoi incontri bilaterali con il presidente Eltsin, il premier Hashimoto, il presidente Chirac e il presidente del Consiglio Prodi. Chirac è tornato alla carica ancora una volta - probabilmente l'ultima prima del vertice di Madrid dell'8 luglio - per cercare di convincere Clinton a tornare sui suoi passi e di far entrare nella Nato anche la Romania (oltre a Repubblica ceca, Ungheria e Polonia) al primo turno il mese prossimo. L'Amministrazione non intende riaprire i giochi, ma prevede che la Francia continuerà a far la voce grossa fino all'ultimo «per far vedere che solo Parigi osa sfidare Washington». Prodi, che ha avuto un incontro con Clinton ieri pomeriggio, poco prima della cena a Villa Phipps, ha avuto modo di fare un po" di lobby dell'ultim'ora in favore di un'entrata immediata della Slovenia nella Nato (il ministro Andreatta aveva definito «un errore» la decisione americana di far entrare solo tre Paesi). Ma il tema che in questi giorni domina i rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti è l'Albania alla vigilia del voto. L'amministrazione Clinton ha appoggiato con decisione l'Operazione Alba guidata dall'Italia e nonostante gli incidenti di percorso e le polemiche che hanno coinvolto la Farnesina continua a sostenere l'Italia. . E incrocia le dita, magari con un pizzico di apprensione in più. Andrea di Robilant Dopo la quasi piena ammissione della Russia già si pone il problema del l'ingresso della Cina L'amministrazione Usa ha appoggiato con decisione la missione italiana in Albania