Sì al presidenzialismo all'italiana di Alberto RapisardaGianni Letta

i Bicamerale: Capo dello Stato eletto dal popolo, ma con funzioni ridotte. Più spazio alla proporzionale Sì al presidenzialismo aH'Halianq Giustizia, ilpds denuncia l'asseppi-Polo ROMA. Quasi d'accordo sul Presidente della Repubblica eletto dal popolo, ma con poteri ben definiti e ridotti (lunedì Cesare Salvi presenterà la versione definitiva, su invito del Polo, e martedì dovrebbe esserci il voto). D'accordo con l'entusiamo del Polo e dei partiti minori per un sistema elettorale che ricalca l'attuale (distribuendolo in due turni), riducendo la quota uninominale dal 75 al 55% (con la riserva del pds che chiede sempre il doppio turno nei collegi). La Commissione per le riforme naviga verso la sua conclusione con l'evidente sforzo di tutti i protagonisti di presentare all'opinione pubblica un risultato. Perché, come ha spiegato Silvio Berlusconi rivelando quale è il timore anche degli altri, «qualcuno avrebbe potuto dire: "Vedete? Questo sistema non è capace di portare ad alcun cambiamento"». Per il capo del Polo ci sarebbe stato un rischio per la democrazia. 11 «rischio» si chiama Antonio Di Pietro. Che Berlusconi non nomina, mà che Cossutta addita come un pericolo che gli farebbe «scorrere brividi lungo la schiena» se dovesse essere eletto Presidente della Repubblica. E così il Polo accetta un sistema che lo stesso Fini rifiuta di definire semipresidenziale. Parlando a nome del Polo alla Bicamerale, il presidenzialista presidente di An definisce il risultato della cena in casa Letta «un modello originale, non noto e di tipo italiano. Oggi non mi pare che esistano le condizioni politiche a favore di un modello organicamente e compiutamente semipresidenziale». Realismo, senso di responsabilità e anche un po' di astuzia tattica. Perché la vera novità di questa maratona riformatoria rischia di essere non tanto il risultato ufficiale, che dovrà essere discusso e approvato dalle due Camere e per due volte («La legge elettorale non è ancora approvata. Noi ci muoveremo col popolo, loro si muoveranno in aula», ha avvertito ieri sera Bossi). La vera novità è che Marini e Berlusconi si sono fiutati e si sono piaciuti. E questo potrebbe scombussolare le strategie che Massimo D'Alema va elucubrando per il futuro. Anzi, ha già cominciato. «D'Alema aveva mandato avanti Marini a contattare Berlusconi spe¬ rando che i due non si capissero, perché i popolari hanno una avversione a pelle per il Cavaliere. E quelli, invece, si sono piaciuti e tanto - testimonia Angelo Sanza, del cdu -. Hanno trovato un incontro di interessi reali sul sistema elettorale e ora potrebbero trovarlo sul problema Giustizia». E' quello che sta accadendo. Nella Bicamerale, infatti, si cerca la nuova forma di governo da dare al Paese, ma non solo. Si discute anche di federalismo e di magistrati. Ed ecco la novità di ieri sera, decisamente clamorosa, anche se non imprevedibile vista l'aria che tira: i popolari hanno proposto emendamenti al testo del relatore Boato che sono subito piaciuti al Polo (anche ad An), mentre hanno fatto scattare l'allarme rosso del pds. Per la Corte di giustizia (che sostituisce il Csm) U ppi propone di dare la maggioranza ai componenti di nomina politica, mentre Boato la dava ai magistrati. E poi, la bozza Boato afferma che «i giudici e i pm sono soggetti soltanto alla legge», mentre ppi e Polo riconoscono questa garanzia soltanto ai giudici. A questo punto, il pds teme che il passo successivo del nuovo asse Polo-popolari (che ha la maggioranza) imponga la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Una soluzione che il pds non può accettare perché scoppierebbe la rivolta nelle sue file (dove già c'è mugugno per la riforma elettorale che si intravede). E, di fatti, il pidiessino Cesare Salvi tuona: «Non accetteremo nessuna soluzione che metta in discussione l'autonomia della magistratura». E Pietro Folena, il responsabile del partito per la Giustizia, ammonisce gli alleati popolari con veemenza: «Non si pensi che poiché c'è già un accordo sugli altri capitoli delle riforme, sulla Giustizia si possa fare di tutto». Se si torna indietro, ci sarebbe «un aggravamento complessivo della situazione» e «conseguenze di carattere generale». Il Polo risponde che c'è il voto in aula per risolvere questo problema, ben sapendo che la maggioranza ce l'ha. Così come pare proprio che ci sia (Polo più ppi) per depenalizzare il finanziamento illecito ai partiti (si vota mercoledì). «Passerà, passerà...» assicura, sornione, il ccd. Di fronte a tante manovre, Romano Prodi si tira cautamente fuori e fa ironia: «Aspettiamo di vedere cosa salta fuori dalla Bicamerale. Ma vi rendete conto che ogni giorno c'è una proposta diversa?». Alberto Rapisarda Fini: è un modello originale Ma la vera novità è il «flirt» tra Marini e Berlusconi Non è ancora chiaro se il premier sarà nominato dal Presidente o scelto dagli elettori Da sinistra Fini, Berlusconi e D'Alema Gianni Letta

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