Federalismo Pujol fu scuola di Indro Montanelli

Il leader autonomista catalano alla Bocconi: la questione settentrionale è una realtà Il leader autonomista catalano alla Bocconi: la questione settentrionale è una realtà Federalismo, Pujol fu scuola Romiti: non siamo ancora maturi MILANO. «Si può esportare qui, da voi, il modello catalano? Non lo so, e non oso dar consigli. Ma credo che in Italia, ormai, ci sia una questione settentrionale. La realtà è che la Spagna ha meno squilibri territoriali dell'Italia». Jordi Pujol, presidente della Generalitat, padre del modello catalano, vive una giornata felice: Cesare Romiti, alla sua destra, e Indro Montanelli, a sinistra, lo ascoltano con simpatia e attenzione. A Barcellona, ormai, sanità, scuola, formazione lavoro, i porti, perfino la polizia dipendono dalla Generalitat catalana. «E noi - aggiunge Pujol - assieme alla Lombardia, siamo l'unica regione a Sud di Parigi che ha conosciuto la rivoluzione industriale prima dell'800». Applaudono tutti, in Bocconi. E come biasimarli? Barcellona cresce a tassi da primato; «Convergencia y Uniò» (il partito di Pujol) ha sì accresciuto l'autonomia catalana, ma «contribuendo ad un bilancio pubblico di Madrid più florido e sempre più vicino all'Europa...». Centinaia di studenti, in Bocconi, ascoltano per un'ora a bocca aperta; poi esplodono in un applauso che dura quasi un minuto; Irene Pivetti si affretta a correre verso l'eroe di Barcellona (due anni in galera, dal '60 al '62, per aver cantato in catalano davanti a Francisco Franco). Poi, la parola passa a Romiti. «Purtroppo - dice il presidente della Fiat - e sottolineo purtroppo, non credo che sia ancora applicabile al nostro Paese. La Spagna è una nazione da molti più secoli che l'Italia e ha un senso unitario che ancora da noi non c'è». Ma il modello catalano... «Un progetto a cui tendere replica - ma da noi non attuabile. In Italia si parla di secessionismo. Ciò a cui dobbiamo tendere è il decentramento, ma bisogna arrivarci con un certo criterio». Anche perché, aggiunge Romiti, i precedenti della Sicilia, le richieste periodiche in arrivo dalla Valle d'Aosta e le tensioni sollevate dalla Lega in Val Padana lasciano intendere che «correremo dei rischi». Ecco cosa dice Romiti sul confronto per la riforma dello Stato sociale: «Che tristezza...... Cioè? «Che tristezza - ripete - le cose che accadono in questo Paese». Il motivo? «E' perché il confronto durerà a lungo...». Eppure Romiti può dirsi, a ragione, più ottimista di Montanelli. «Lui - dice il presidente della Fiat - è più pessimista. Ma, che volete... E' anarchico e, per giunta, toscano». Montanelli non si tira indietro. «Caro Pujol - è l'esordio - che piacere conoscerla. Io sono socio d'onore, a Barcellona, dell'associazione anarchica catalana della Vergine del Pilar. Ed è una combinazione irresistibile...». «Caro Montanelli - replica Pujol - ho imparato l'italiano dai suoi articoli, anche se Spadolini mi spiegava che il "Corriere", dopo la sua uscita, non era un giornale così autorevole...». «Caro Pujol - prosegue Montanelli-ero ansioso di conoscerla. Vede, ho chiesto ad uno spagnolo a Bruxelles: ma chi sono gli interlocutori più difficili? Nessuno, mi ha risposto. Siamo abituati a trattare con Pujol». «Caro Montanelli - è la repli¬ ca - venga a trovarmi a Barcellona. Voglio sapere tutto di lei, dei rapporti con la Spagna. Degli italiani a Barcellona, durante la Guerra Civil». «Caro Pujol - recita il grande del giornalismo - io non sono federalista. Da noi il modello catalano non è imitabile. Sa perché? Lei ci dice che il 30% dell'Irpef viene girato alle casse della Generalitat. Ma il 30%, da voi, è il 30%. Da noi no, è una cifra trattabile. Impari quella parola, se vuol capire l'Italia». Eppoi, dopo le risate, Montanelli insiste: «Voi avete un collante che vale al di là delle chiacchiere, o del nazionalismo. E' l'ispanidad, il senso di appartenere a una grande civiltà. Lo stesso non vale per noi italiani». E allora? «Io non posso difendere uno Stato in cui non credo più. Il risultato? Puntiamo a un federalismo senza speranza, scelto per disperazione...». Pujol ascolta, ammicca. E replica così. «Un consiglio - dice - posso darlo agli amici italiani, ai miei amici del Veneto: da noi, non per vincolo di legge, ma per comune convinzione, è proibito usar la parola terrone...». Ugo Bertone Il presidente della Fiat sullo Stato sociale «Che tristezza. Sarà un lungo confronto» Montanelli: «Gli italiani non si sentono parte di una grande civiltà Manca un collante» Nella foto a destra il leader catalano Jordi Pujol mentre discute con il presidente della Fiat Romiti e Indro Montanelli