Conferma Nato: c'era una portaerei

Altro mistero: chi pilotava il Mig libico nascosto sotto il Dc9? Flick: l'indagine non si fermerà il 30 giugno Altro mistero: chi pilotava il Mig libico nascosto sotto il Dc9? Flick: l'indagine non si fermerà il 30 giugno Conferma Nato: c'era una portaerei Ustica, nuova svolta. Usa e Francia: non c'entriamo C'era anche una portaerei, quella notte del 27 giugno 1980. Era in navigazione nel Mediterraneo centrale. Forse è dalla sua tolda che sono decollati gli aerei registrati dai radar. Lo ha ammesso (o meglio, lo ha ipotizzato) la Nato. E' una nuova svolta in questa interminabile indagine. Un passo in avanti. Ma ne serviranno ancora molti altri per fare davvero chiarezza sulla strage di Ustica. Che bandiera sventolasse su quella portaerei, non è ancora possibile dirlo. Di portaerei, nel Mediterraneo, non ce n'erano molte quella notte. C'era la Saratoga, ma gli americani hanno sempre detto che non si è mai mossa dalla rada di Napoli. E c'era la Clemenceau, sui movimenti della quale i francesi non hanno mai voluto esprimersi con chiarezza. Detta così, i maggiori sospetti dovrebbero ricadere su Parigi. Ma è meglio andare cauti, perché in questi 17 anni l'incredibile intreccio di misteri che circonda Ustica ci ha abituati davvero a tutto. Perfino le ultime rivelazioni ottenute grazie alla collaborazione della Nato stanno contribuendo, per assurdo, ad ingarbugliare ancora di più la matassa. I radar dell'Alleanza, infatti, definiscono come «amico» il caccia che proveniva dalla Liguria e che si era «nascosto» sotto al Dc9 dell'ltavia. E «amici» erano anche gli altri aerei decollati dalla portaerei fantasma. E allora? Tra chi è stata combattuta quella battaglia aerea? Se l'aereo nascosto sotto al Dc9 era un Mig libico, chi lo stava pilotando? Era un velivolo di Tripoli che aveva «disertato»? E cosa stava facendo in quel momento in volo su Ustica? Domande e ancora domande. Come al solito. E qualcuno avanza anche sospetti che allargano la vicenda di Ustica e la collegano direttamente con la strage della stazione di Bologna. E' quanto afferma Enzo Fragalà, capogruppo di An in commissione Stragi. «La verità sulla strage di Ustica e su quella di Bologna - dice - è chiara fin dal 5 agosto del 1980, quando l'allora ministro dell'Industria Bisaglia e gli altri componenti del comitato interministeriale seppero dai servizi segreti europei e dal ministro dell'Interno tedesco Bahum, che l'aereo di Ustica e la strage di Bologna erano opera del terrorismo libico del colonnello Gheddafi». Sarà vero? Cossiga e Amato hanno detto ieri di essere stati depistati quando ricoprivano alte cariche dello Stato. E non solo da strutture militari. Dovrebbero dire anche «chi» li ha depistati. E' quanto ha chiesto ieri Fabio Mussi, capogruppo della sinistra democratica alla Camera. Ma è quanto chiediamo tutti. Soprattutto lo chiedono i famigliari delle vittime. Ieri Roberto Superchi, il padre di una bimba di 5 anni che era su quel maledetto Dc9, ha chiesto al governo di istituire «un premio per i pentiti delle stragi». E ha messo a disposizione 30 milioni di tasca sua. La senatrice Daria Bonfietti, che dell'Associazione famigliari delle vittime è la presidente, ha parlato con Prodi e ha incontrato Veltroni. Ha ringraziato il governo per l'interesse dimostrato finora e ha chiesto un ulteriore impegno politico «forte e chiaro». Ce n'è bisogno, anche perché, se non ci sarà una proroga alle indagini del giudice Priore, l'inchiesta dovrà concludersi entro il 30 giugno, data nella quale dovranno essere depositati tut¬ ti gli atti istruiti. Il ministro della Giustizia Flick ha già detto che spetta al Parlamento decidere una ulteriore proroga. Ha comunque detto che tutti gli atti finora acquisiti «manterranno la loro piena validità e potranno continuare ad esser utilizzati nel proseguo delle indagini condotte con il nuovo rito». Benissimo. Ci mancherebbe solo che questo spiraglio di verità aperto dalla Nato fosse vanificato da contrasti tra procedure giudiziarie. Silvano Costanzo