Due gavette infinite e due carriere lampo I NUOVI STREGONI

Due gavette infinite e due camere lampo Alla scoperta del poker di tecnici italiani che, con Menotti, per la prima volta s'affacciano sulla grande ribalta I NUOVI STREGONI Due gavette infinite e due camere lampo La serie A l'hanno dovuta scalare, scarpe chiodate e fatica. Nessuno di loro è planato grazie ai buoni servigi o al pedigree di amici potenti. Reja ha un buon passato da calciatore, Ventura e Spalletti hanno navigato senza mai arrivare in mare aperto, Malesani ha fatto più panchina che campo in C e, giovanissimo geometra, ha preferito impiegarsi alla Canon. Eppure sono loro i debuttanti del prossimo campionato. Radice ha ricominciato da Monza, Ranieri è un disoccupato miliardario, Sacchi si sta disintossicando, Mazzone ha detto basta e pensa ai nipotini; Tabarez è rimasto fuori, idem Galeone che di Reja è il maestro. Loro, i deb, invece, addentano il campionato più bello del mondo. E lo fanno d'istinto, camminando in bilico fra timore (se non paura) ed entusiasmo. Così Reja ha smesso di fumare pur di affrontare Milan e Juve, così Malesani ha spiegato che per lui si è realizzato un sogno, così Ventura ha ricordato che per arrivare in A ha dovuto conquistarla e non ottenerla per grazia ricevuta. Contemporaneamente, e quasi in modo contraddittorio, Spalletti ha annunciato, nella sorpresa del suo stesso presidente, che era incerto sulla possibilità di domare un purosangue così inquieto. Si è messo con le spalle al muro, tentennando e avvalorando le tesi che lo volevano ancora in B, con il Cagliari, piuttosto che disperatamente impegnato nella lotta salvezza con il suo Empoli, presunta vittima sacrificale del prossimo campionato. Sulla stessa lunghezza d'onda Ventura che, invece di festeggiare la promozione, già s'interrogava: «Con chi blocco Ronaldo?». Beh, tutto si può dire meno che ai quattro debuttanti manchi il senso della misura, l'equilibrio. Di sicuro è gente preparata, che ha studiato e studia, zonisti (ma non integralisti alla Zeman) con correttivi che sono figli del difficile campionato di B. Malesani ha cambiato quattro formule, preferisce un attacco con una sola punta centrale e due esterni, poi modella anche soluzioni più tradizionali. Reja stacca indietro il libero, Ventura cura molto il pressing in ogni zona del campo, Spalletti usa due centrali statuari e due esterni (Birindelli e Del Moro) che stringono e ripartono. Peccato che proprio questi ultimi siano già lontani da Empoli, il primo alla Juve, il secondo verso la Roma. Le loro squadre, miracoli di costruzione artigianale o quasi (Brescia è una realtà diversa), difficilmente manterranno gli uomini migliori, il mercato è una mannaia in agguato. Per Malesani il salto è addirittura triplo. La sua pare la storia di Cenerentola. C'era una volta un geometra che vendeva macchine fotografiche, diventò allenatore di una piccola squadra di un quartiere di Verona, poi il Principe Azzurro (Cecchi Gori) gli disse: vieni con noi. E gli regalò la Fiorentina. Lui adesso è felice, ma ha già capito che il lieto fine è tutto da conquistare. Infatti non è ancora arrivato e i viola hanno già ceduto Amoruso, stanno cedendo Schwarz e pensano di privarsi pure di Batistuta. Il tutto col Principe Azzurro (ancora Cecchi Gori) che ha già annunciato che la sua squadra deve (sì, deve) entrare nelle prime cinque del torneo. Come minimo ha bisogno di un caldo «in bocca al lupo». Non dimentichiamo il quinto debuttante della A: El Flaco Menotti, filosofo argentino con l'eterna sigaretta all'angolo della bocca e un Mondiale (1978) in carniere, «una faccia un po' così» come vogliono a Genova. La Samp di filosofi è esperta, basti ricordare le massime di Boskov e le premonizioni di Eriksson. Un po' di dati: Reja ha 52 anni, Malesani 43, Ventura (che gli amici assicurano ricordare molto Ulivieri nel suo metodo di caricarsi: «Prima si butta giù, poi risorge») 41, Spalletti 38. Quest'ultimo ha vissuto di solo Empoli, Ventura ha percorso tutta la Liguria, poi Cento, Pistoia, Giarre, Venezia e Lecce; Malesani è come Spalletti: addosso ha appiccicato il Chievo. Reja è ovviamente il più esperto e ha girato tutta l'Italia. Aveva già sfiorato la A nel '92 col Cosenza (quinto). Caratteristiche delle rispettive, ultime, squadre: a Ventura il record nella ricerca del gol, a Spalletti e Reja la chiusura delle difese e la spregiudicatezza del gioco in trasferta: più vittorie e più punti di chiunque altro. Alessandro Rialti CINQUE ESORDIENTI QUASI UN RECORD Cinque saranno i tecnici debuttanti nella prossima serie A: quattro sono italiani, il quinto è l'argentino Menotti. Si tratta quasi di un record. Per trovare un numero maggiore di matricole bisogna risalire al 1990-91 : sei allenatori, tre italiani (Frosio all'Atalanta, Ranieri al Cagliari e Scala al Parma) e tre stranieri (Lucescu al Pisa, Boniek al Lecce e Lazaroni alla Fiorentina), mentre solo nel 1980-81 si ebbero quattro esordienti italiani, come oggi: Magni (Brescia), Burgnich (Catanzaro), Ulivieri (Perugia) e Lido Vieri (Pistoiese). Lo scorso anno c'era stato un solo esordiente, Zaccheroni (Udinese). Reja aveva fatto un voto: sevado in A non fumo più Invece di far festa Ventura si domanda: «E adesso, con chi marco Ronaldo?» Malesani e Spalletti hanno allenato solo Chievo e Empoli