Molto spettacolo, poco concerto e il viaggio nel passato di Damato di Alessandra Comazzi
Molto spettacolo, poco concerto e il viaggio nelpassato di Damato TIVÙ'& TIVÙ' Molto spettacolo, poco concerto e il viaggio nelpassato di Damato CI si sono messi in tre per ottenere quell'ascolto che il buon Gianni Morandi aveva realizzato da solo con il suo concerto al teatro Delle Vittorie. E comunque ne hanno richiamato tanto, di pubblico, José Carreras, Placido Domingo e Luciano Pavarotti, nel loro spettacolo dell'altra sera da Modena: quasi sette milioni e mezzo di telespettatori. Spettacolo più che concerto, il loro. Affare più che arte. Affare anche per la Fenice di Venezia e il Liceu di Barcellona distrutti da due incendi divampati in anni diversi ma nello stesso giorno, e che hanno raggranellato grazie all'operazione dei tre un pacchetto di denaro che farà senz'altro comodo. Molto pubblico, soddisfazione da parte degli organizzatori, ma anche qualche perplessità: sull'assoluta prevalenza del fattore «business», a esempio. I tre sono stati grandi protagonisti delle scene, ma in passato: adesso vivono di rendita, e ogni tanto mettono in piedi questi show miliardari che sono soprattutto un'operazione commerciale. Bastava un poco di at1 tenzione per notare una stecca I di qua, una calata di là. Appunto uno spettacolo, e non un concerto. Come spettacolo, si è trattato di un tradizionale spettacolo molto adatto alla prima serata di Ramno. La professionale Cartacei a presentare, la platea dei vip, il colpo d'occhio sul pubblico elegante diligentemente irreggimentato davanti al palcoscenico, i notissimi protagonisti noti non soltanto per la loro professione, ma anche per le vicende private. Se qualche telespettatore, nel vedere l'esibizione dei tre, fosse stato tentato di andare a vedere un'opera per intero, sarebbe già una bella conquista. Ma più probabile è che si aspetti ù prossimo appuntamento, in un'arena bardata a festa, tra soldi e promozione. Da lunedì Mino Damato è tornato su Raitre (per «Educational») con «Grand Tour», programma in onda in due blocchi, alle 11 del mattino e alle 2 del pomeriggio, definito «un viaggio nei sentimenti e negli avvenimenti degli ultimi quarant'anni». Uno studio con l'arredamento vagamente post-moderno e post-industriale; due ospiti ogni giorno, venti ragazzi che fanno 0 pubblico parlante. E c'è anche «Mister Click», Massimo Predieri, al computer, che cerca navigando dati e curiosità. L'altro giorno si parlava della questione femminile, con Miriam Mafai e Chiara Saraceno. Si sono visti due filmati, uno del '59 e uno del '95. Quello del '59 era stato realizzato da Ugo Zatterin e Giovanni Salvi: l'epoca naturalmente ha lasciato u suo segno e il «messaggio» che si ricavava era che le donne, quando lavoravano, lo facevano perché costrette, ma avrebbero volentieri lasciato i loro mestieri per restare a casa a seguire i figli. Anche perché i mestieri erano particolarmente faticosi e loro lavoravano il doppio, per via della mai risolta questione del lavoro fuori che si aggiunge al lavoro dentro (casa). Il filmato del '95 peggiorava la situazione, l'indipendenza femminile era collegata alla possibilità di andare in discoteca senza accompagnamento maschile. Mino Damato traghetta tutti con garbo, ogni tanto si inciampa nelle parole e dice all'interlocutore: «Che bella frase». Com'è difficile condurre i talk show, e non essere né villani né accondiscendenti. Alessandra Comazzi I PROGRAMMI DI OGGI
Luoghi citati: Barcellona, Modena, Venezia
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