Ieri a San Siro davanti a 40 mila spettatori uno spettacolo magico grandioso e infantile un po' retorico

Ieri a San Siro, davanti a 40 mila spettatori, uno spettacolo magico, grandioso e infantile, un po' retorico Ieri a San Siro, davanti a 40 mila spettatori, uno spettacolo magico, grandioso e infantile, un po' retorico MILANO DAL NOSTRO INVIATO Scambi di visite, come fra Capi di Stato. Pavarotti è venuto ieri a San Siro a vedere il concerto di Michael Jackson, che a sua volta aveva assistito la sera prima allo show dei Tre Tenori a Modena. Con Big Luciano, s'è spostata allo stadio mezza bella gente dei Tre Tenori: Valeria Marini è entrata dal prato bloccando il traffico con tremila guardie del corpo, in abito nero semitrasparente, accompagnata ancora da Zeffirelli. Non se ne può più né di lei, né delle guardie né del regista, ma tant'è, gli invitati di Jackson al mixer erano più del pubblico: Armani, Ferré, Dalla, Del Piero, Veronica e Piersilvio Berlusconi, Ramazzotti che era anche organizzatore della serata. Dolce fr Gabbana stavano tranquilli sugli spalti come Zucchero e il vecchio Dallara, che osservava perplesso la parata. Altri tempi, i suoi. In ballo fra Pavarotti e Jackson, si sa, c'è un disco comune, con ospiti scelti da entrambi e a fini benefici per..infanti che soffrono. Decisione meritoria, ma nel caso di Jackson tanta costante (e già sospetta) attenzione ai bambini sembra avere origini dolorose. A tre anni, si nascondeva sotto il letto perché non voleva cantare con i fratelli: papà lo tirava fuori a cinghiate, e lui allora filava in scena. Gioie nascoste dei Jackson Five, che lo stesso Michael raccontò nell'autobiografia curata da Jackie Kennedy Onassis. Quel passato è riaffiorato ieri sera dipinto di rosa, durante una rilettura degli hits dell'epoca Motown, mascherato dagli abbracci sulle diapositive seppiate con la famiglia: questa parte centrale del concerto è la vera novità del tour, dove il divo cerca la riumanizzazione attraverso un approccio meno bionico con il suo pubblico (di cui non s'è registrata crescita all'uscita del recente «Blood on The Dancefioor»), Michael concede dallo stage frasi affettuose («I love You»), stringe con passione in «You're not alone» una finta fan che prima qualcuno avrà fatto bollire, finge pure di commuoversi (in ogni data!): e vena la voce di soul in pochi intensi momenti intimistici. Ma il grandioso Luna Park di Michael è costruito soprattutto sui paraphernalia. Impropriamente chiamato concerto, esso si regge proprio suU'immaginario infantile, sul gusto della meraviglia, della magìa e degli effetti speciali nei quali Michaelino ha avuto come suggeritori e maestri non solo il David Copperfield della Schiffer ma anche Siegfried e Roy, una coppia di gay tedeschi che da anni tengono show quotidiani a Las Vegas. Con un cast da kindeheim, con supporter i B. Nario e Paola e Chiara assai più toste del Nostro, San Siro ieri sera nell'unico concerto italiano di Jackson è stato divertimento soprattutto per adolescenti e bambini; il che fa comprendere anche la distanza abissale nella vendita dei biglietti fra lui e Luciano Ligabue, che sarà qui a San Siro il 28 prossimo. 40 mila i fans di Jackson che galleggiavano nell'immensità dello stadio; tre volte tanti quelli del Liga, che ha dovuto pure raddoppiare le date per i suoi clienti: un corpus di giovani adulti, con ideali rockettari. Niente di tutto questo appartiene a Jackson. Le sue canzoni fanno da sottofondo a sorprese e ingenuità un poco retoriche che si portano via la serata intera. L'inizio dello show già è emblematico, costruito con la proiezione di un videogioco nel quale è lo stesso artista a guidare un'astronave che viaggia nella storia dell'umanità a velocità folle materializzandosi con uno schianto poi sul palco, dove spunta il protagonista in tuta spaziale argentea che attacca «Scream». Divertente quanto Disney land, eccitante quanto i fuochi artificiali che squarciano la notte con i loro colori psichedelici. Ma l'ambaradan comprende anche un sarcofago alla Copperfield durante «Thriller», dove egli viene rinchiuso, trafitto con spade e poi incendiato, uscendone naturalmente vivo e in cima a una gru; e verso la fine, durante «Heal The World» spunta un vero carro armato, quello che fece scalpore al debutto di Praga: in realtà, dal carro scende un soldato che ripudia la guerra inginocchiandosi davanti a una bambina che gli consegna un fiore, mentre il pubblico fa tifo in un clima forsennato. H Luna Park è un'antologia delle cose migliori dei vari tour precedenti, con attualizzazione dei balletti più celebri («Smooth criminal» e la «moonwalk» di «Billy Jean» senza cono di luce), e anche una sorta di minirassegna dei videoclip per i quali è andato famoso. Ed è questa la paite migliore artisticamente, di quando la fantasia era guidata e accompagnata da talenti maestri come Quincy Jones. Il fronte del palco è una specie di spartana porta di Brandeburgo grigio/pietra: ma dentro, con tutti quegli effetti speciali, la pur brava band quasi scompare nonostante l'immenso fracasso che fa. E Jackson alla fine appare per quel che è: immerso nelle grandi tematiche rivisitate con occhi fanciulleschi, nelle proprie personali tecniche di danza e nel forsennato ritmo di uno show che ha la musica soltanto per compagna. Marinella Venegoni Pavarotti e altri vip: scambio di visite come tra Capi di Stato C'è anche l'astronave Michael Jackson al suo arrivo a Milano. Nelle foto più piccole, da sinistra: Luciano Pavarotti; David Copperfield, ispiratore di gran parte delle scenografie; Paola e Chiara, le supporters della serata molto giovanilistica di San Siro