Cento di questi scoop meglio dei gadget di Claudio Rinaldi

POLEMICA. Dopo gli articoli di «Panorama» sulla Somalia si torna a discutere di rivelazioni e promozioni POLEMICA. Dopo gli articoli di «Panorama» sulla Somalia si torna a discutere di rivelazioni e promozioni Cento di questi scoop, meglio dei gadget Sì alle notizie no al tele-choc MILANO CORRONO ore misteriose e inquiete nel mondo giornalistico, come se lo I scoop di Panorama sulla Somalia avesse fatto scattare frenesie sopite. Giuliano Ferrara, direttore del settimanale, dice che il peggio è passato, che l'altra settimana s'è beccato una notte insonne da fibrillazione cardiaca per il troppo stress, ma ora va meglio e domani, sul nuovo numero, sparerà altre bordate: una videocassetta amatoriale insieme con il giornale, girata da nostri soldati in Somalia, dove si vede la vita quotidiana, il contesto in cui sono nati i fatti di cui tanto si discute; e poi, dopo un articolo di Sergio Romano e un'intervista a Montanelli, ecco un pezzo su chi è davvero Stefano, l'ex para della Folgore che ha rivelato la violenza sulla ragazza somala, ed ecco soprattutto la storia di quel che è successo in Canada quando hanno saputo delle nefandezze che il loro contingente armigero aveva compiuto nella stessa missione «Restore Hope» dov'era impegnata anche la Folgore: dimissioni del ministro della Difesa e di generali, e scioglimento di quel corpo speciale. Ferrara fa il confronto con le reazioni in Italia: «Sono sbalordito. D'Alema sta zitto, Berlusconi sta zitto, in Parlamento ci sono votazioni da cui non si capisce chi è che governa il Paese. Troppa emotività, troppa rissa faziosa. Cinque commissioni d'inchiesta, chi parla troppo e chi troppo poco e intanto nessuna autorità ha ancora ascoltato l'ex caporalmaggiore Patruno, quello fotografato coi fili in mano. La solita vecchia zuppa italiana». Ferrara non ha naturalmente dubbi sull'autenticità del suo scoop a ripetizione. Tutto controllato, tutto veritiero. E' la stessa valutazione degli altri direttori? Cosa ne pensa Claudio Rinaldi, direttore deH'E- spresso, il settimanale rivale per eccellenza di Panorama! Avrebbe pubblicato le foto e le rivelazioni che ha pubblicato Ferrara? «Certo - è la risposta leale di Rinaldi -. A noi, sfortunatamente, non sono state offerte». E Paolo Mieli, direttore editoriale della Rcs? «Le avrei pubblicate - risponde Mieli - , A Panorama hanno fatto un lavoro ottimo». Dello stesso parere è Gianni Farneti, ex vicedirettore di Panorama negli Anni 80: «Anche allora gli scoop facevano sudare freddo per il terrore di sbagliare. Mi ricordo dei falsi Modigliani nell'84: eravamo reduci dall'infortunio degli pseudo-diari di Hitler, poteva essere un'altra bufala. Non lo fu. Convinsi il direttore del Tg2, Alberto La Volpe, a fare una diretta tv: un falso Modigliani venne scolpito in diretta col Black & Decker». Lamberto Sechi, direttore di Panorama dal '67 al '79, teorico del motto giornalistico «aprire la pancia della bambola», si dichiara invece «perplesso»: le foto potrebbero essere un «giochino» e i raccontirivelazione son «da prendere con le molle». Per lui contavano soprattutto le notizie scovate dai suoi reporter, non i dossier che gli piovevano sul tavolo. «Davvero era un altro giornalismo. Secco, di fatti, di impegno civile. Le piste nere, Piazza Fontana, le Br: i miei giornalisti indagavano, frequentavano, scoprivano. Era l'insegnamento che mi veniva da Luigi Barzini jr. Adesso c'è un gran chiacchiericcio nevrotico da cocktail: tutti raccontano, tutti fanno i letterati». Al di là dei confronti e delle nostalgie, una conseguenza degli scoop di Ferrara è nelle parole di Paolo Mieli, che vede in essi l'occasione per rilancia¬ re la sua proposta di «moratoria» dei gadget (cassette, cartine, fascicoli ecc.) che appesantiscono da morire quotidiani e settimanali. «Torniamo agli scoop», sembra essere il suo invito. Non è che siano mai stati abbandonati, gli scoop, ma forse negli ultimi anni si sono dedicate troppe energie alla politica commerciale e troppo poche al più schietto e faticoso lavoro su inchieste, approfondimenti, rivelazioni anche scomode. «Panorama sta dando il la - dice Mieli -. Noi della Rizzoli siamo pronti a sospendere da domattina tutte le promozioni, ormai una vera malattia. E' venuto il momento di dire basta. L'importante è un accordo fra le testate principali di quotidiani e settimanali». Un Mieli contro il «mielismo», contro l'infiocchettamento di notizie e giornali? «Questa è una caricatura, una cattiveria che non c'entra niente. Il Corriere della Sera, con la mia direzione, ha pubblicato documenti, trovato un latitante di Tangentopoli, tirato fuori l'avviso di garanzia a Berlusconi, mostrato dubbi sul suicidio di Gardini. Altro che cassette». Chi sottoscrive la proposta di Mieli, di sospendere le promozioni? D'accordo è Ferrara; di recente l'ha pure chiesto a Rinaldi dell'Espresso, ma Rinaldi gli ha detto di no. Rinaldi è ancora dello stesso parere? «Ferrara me l'ha domandato a Garavicchio, frazione di Capalbio, in casa Caracciolo, e io gli ho risposto che bisognava dirlo ai nostri uffici commerciali, che chissà quanti diritti di film avranno già comprato. D'altra parte in tutto il mondo avvengono iniziative commerciali per attrarre i lettori: negli Usa fanno sconti sugli abbonamenti fino al 70%; da noi non si può, perché le Poste non fun¬ zionano e gli abbonamenti non sono tanti. E per mesi Murdoch in Gran Bretagna ha ridotto a un terzo il prezzo del Times in edicola, e dappertutto una campagna abbonamenti prevede regali. Le videocassette non sono comunque una promozione, perché l'acquirente le paga. Lo sa bene Ferrara, che a ogni numero di Panorama in questo '97 ha allegato un film o un documentario naturalistico, più una cartina stradale». Punzecchiature a parte, di questa prospettiva - riabbracciare con più convinzione il metodo delle inchieste, che possono portare a buoni scoop - si parla con sempre maggiore concretezza. Senza farsi troppo distrarre dai regalini promozionali e senza strizzar troppo l'occhio alla tv. Qui Ferrara è deciso: sul Foglio di lunedì se l'è presa proprio con l'informazione «impressionistica» tipica della televisione, dove le parole sono esposte all'«infarto mediatico», al colpo che deve dare la notizia e che pure la mortifica e la snatura. La notizia come una vampata, uno choc, quasi un proiettile, un boato da pochi pollici. Ferrara punta a un esito opposto: alla stampa scritta spetta il compito di «sciogliere ambiguità ed equivoci dell'informazione impressionista». Dice che cerca di dare «segnali» in questa direzione, che fa «piccoli esperimenti». Proprio lui, il reduce dalla tv-spazzatura? «Io facevo la parodia della tvspazzatura, e l'avete presa sul serio. Tolta la maschera della tv, il vero Ferrara è questo di adesso». Claudio Altarocca Ferrara: «Daremo altre anticipazioni» Mieli: «Giusto pubblicare quelle foto» Iniziative commerciali, Rinaldi: «Le fanno in tutto il mondo» Una delle immagini dei nostri soldati in Somalia che hanno determinato lo «scoop» di «Panorama» A sinistra, Giuliano Ferrara, direttore di «Panorama». Sopra, Paolo Mieli direttore editoriale della Rcs. In alto Claudio Rinaldi, direttore dell'«Espresso»