Treviso capitale del Rinascimento idrico

ghiglbttìna Fondazione Benetton e Unesco, un convegno per rilanciare il museo internazionale sulla civiltà dell'acqua Treviso capitale del Rinascimento idrico Fra ecologia e mito, nuova battaglia per vincere la Grande Sete N TREVISO INFE e fonti sacre, terme miracolose e acque primordiali, acque felici e acqua benedetta, acqua «altissima, purissima, levissima» ma anche acqua traditrice, che affoga Ofelia e Narciso. Acqua - direbbe De André - «nera di malasorte» che cola dai soffitti dei poveri, che butta giù le porte e spacca la montagna nel Vajont, Tanaro che spazza via ponti e uomini. E dietro l'acqua, l'uomo e la sua follia, la sua grande sete: nasciamo nell'acqua, viviamo d'acqua, siamo acqua (oltre il 90%), uccidiamo e uccideremo per l'acqua. Treviso («città d'acque») seguirà fino a sabato le mille ramificazioni dell'elemento primario, i torrenziali problemi ecologici che suscita, i suoi infiniti rivoli culturali: sono le «Giornate dell'acqua '97», una «quattro giorni» (organizzata da Fondazione Benetton, Province di Treviso, Venezia e Belluno, più vari consorzi di bonifica) per «favorire la crescita di una nuova cultura dell'acqua dolce» e per rilanciare il Centro internazionale di civiltà dell'acqua della Fondazione Benetton, patrocinato dall'Unesco. Il «museo dell'acqua», spiega il responsabile Renzo Franzin, si attrezza per una grande battaglia di idee raccogliendo libri, riviste, dossier inediti, carte geografiche, nastri, filmati. Una massa imponente di documenti riguarda le grandi civiltà dell'acqua, dai Veneti antichi di cui s'è parlato ieri - all'Impero Kmer lungo la piana del Mekong, in Cambogia, sul quale si terrà una conferenza domani sera a Palazzo Rinaldi. La sapiente raccolta delle acque piovane praticata da queste civiltà millenarie oggi è stata sostituita dal devastante sfruttamento idrico delle grandi civiltà idrauliche: dighe, strade, ciclopici acquedotti spesso arricchiscono soprattutto le grandi imprese; l'acqua nelle città arriva subito, ma con pozzi di mille metri che prosciugano le falde più profonde. Mesopotamia, Libano e gran parte dell'Anatolia sono passate, in 1500 anni (tempo brevissimo in termini geologici) dalle foreste e dai giardini coltivati alla desolazione di oggi. Molti segnali ci dicono che anche nelle aree temperate corriamo gli stessi pericoli: l'acqua dolce sta diminuendo, spiega l'ultimo State of the World, rapporto sulle condizioni del pianeta pubblicato in Italia da Isedi. La popolazione cresce, crescono i prelievi di industria e agricoltura: quest'ultima utilizza sei volte più acqua che nel secolo scorso. Ogni anno i campi si bevo- no un Mississippi (3 mila chilometri cubi d'acqua), un miliardo di uomini non hanno acqua potabile e due miliardi mancano di rifornimenti adeguati. Otto milioni di persone in Africa sono minacciate dal colera, ogni anno vengono registrati 16 milioni di casi di tifo. Risultato: sempre più guerre dell'acqua all'orizzonte (oggi un convegno è dedicato all'«acqua contesa»), anche in casa nostra. L'Enel, ad esempio, preleva un terzo della portata del Piave e tutti i sindaci del Bellunese sono sul piede di guerra; in decine di paesi del Sud l'acqua arriva con le autobotti, con grande lucro della mafia. Aveva ragione Jack London: «L'acqua non scorre verso la pia¬ nura ma verso i soldi». Gli sprechi, le stragi dicono che «non si scherza con l'acqua»: ogni giorno nel mondo muoiono seimila bambini per acqua inquinata e noi vuotiamo con lo sciacquone alcuni litri di acqua potabile nel water. Evidentemente costa troppo poco. Occorre dunque un nuovo Rinascimento idrico, una cultura che superi il sentimentalismo delle «chiare, fresche, e dolci acque» e crei miti «ecologici», nuove abitudini di risparmio. Poche cose, come l'acqua, possono entrare neU'immaginario collettivo, perché essa è un simbolo del nuovo mondo che ci circonda: semplice e complicata, incerta, multiforme, imprendibile. Domani la giornata sarà dedicata a «Educazione e scuola per la civiltà dell'acqua»: saremo tanto sciocchi da dimenticare come recita mi antico proverbio Inca, che «la rana non beve fino in fondo l'acqua della pozza in cui vive»? Cario Grande Crescono il consumo e gli sprechi di acqua: in futuro anche le aree temperate avranno problemi di siccità

Persone citate: De André, Jack London, Renzo Franzin, Rinaldi