A Napoli ritorna il Far West di Fulvio Milone

I testimoni hanno invece fatto arrestare una delle persone accusate di aver ucciso la casalinga pochi giorni fa I testimoni hanno invece fatto arrestare una delle persone accusate di aver ucciso la casalinga pochi giorni fa A Napoli ritorna il Far West In coma donna picchiata dai rapinatori NAPOLI. Ormai è guerra, una guerra che non conosce tregua. Per un assassino preso dalla polizia, la camorra risponde con altra violenza. Ieri gli agenti della squadra mobile di Napoli sono riusciti a fare ciò che il questore La Barbera e il sindaco Bassolino avevano promesso: hanno arrestato uno degli assassini di Silvia Ruotolo, la donna uccisa da un proiettile vagante sparato dai camorristi che si stavano affrontando in strada. Ma la soddisfazione per il colpo messo a segno dalla questura è stata di breve durata. Nelle stesse ore, infatti, una donna è rimasta vittima di due rapinatori che, per portarle via la pensione della madre e forse il motorino su cui viaggiava, l'hanno ridotta in fin di vita. L'aggressione è avvenuta a San Vito a Pietrarsa, una località al confine fra i comuni di Napoli e Pozzuoli. Liberata Baiano, 43 anni, sposata, due figli, è in coma: lotta contro la morte nel reparto di rianimazione dell'ospedale Cardarelli. Martedì pomeriggio aveva incassato la pensione della madre, un milione e seicentomila lire, e stava tornando a casa su un motorino guidato da una nipote. I banditi non hanno perso tempo: con la loro moto hanno affiancato Liberata e l'hanno colpita con un pugno, facendole perdere l'equilibrio. La donna ha battuto con violenza la nuca sul selciato. Uno dei rapinatori le si è avvicinato per prendere la borsa, ma quando ha visto alcuni passanti che correvano verso di lui è fuggito con il complice. «E' inutile stare qui a parlare del come e del perché: a Napoli non basta nemmeno l'esercito per fermare quei bastardi», gridava nella sala d'attesa dell'ospedale un fratello di Liberata Baiano, che ieri è stata sottoposta a un intervento chirurgico dall'esito incerto. Quell'urlo di rabbia e di dolore ha spento in un istante la speranza e la soddisfazione che si erano diffuse in città subito dopo l'arresto di uno degli assassini di Silvia Ruotolo, uccisa 1' 11 giugno scorso sotto gli occhi del figlio di cinque anni. Si chiama Gennaro Ciriaco, ma i suoi amici camorristi lo conoscono come «Gennaro 'o pazzo». Quando gli agenti sono andati a prenderlo nel suo appartamento, in via Luca Giordano, ha chiesto con un sorrriso stampato sulle labbra se sarebbe stato via per molto, quindi ha abbracciato la moglie e i suoi quattro bambini. Proprio come un buon padre di famiglia. Secondo gli uomini della squadra mobile, Gennaro Ciriaco è uno dei sei killer che hanno sparato quel maledetto giorno sulla collina del Vomero. Il movente sarebbe la vendetta contro gli uomini di un clan rivale: «'0 pazzo», 45 anni, una vita trascorsa dentro e fuori dal carcere, avrebbe voluto punire i sicari che poche settimane prima della sparatoria gli avevano ammazzato un amico. Invece lui e i suoi complici hanno ucciso una donna che camminava per strada tenendo il figlio per mano. Un delitto assurdo, troppo per non scatenare la rabbia e un moto di ribellione tra le decine di passanti che hanno assistito all'omicidio. Per una volta, messa da parte l'omertà, i testimoni hanno collaborato con la polizia descrivendo minuziosamente i killer. «Piangere dopo le tragedie non serve a nulla, i cittadini fanno bene a sconfiggere l'indifferenza e l'omertà e a non guardare altrove quando la criminalità colpisce - dice il vescovo di Acerra, Antonio Riboldi -. Serve un risveglio collettivo delle coscienze, perché se non si aprono gli occhi, se non si denunciano i malviventi quando agiscono per strada, anche gli sforzi della polizia diventano inutili». Il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Ottaviano Del Turco, dice che «non ci sono parole per commentare atti di barbarie come quello di cui è rimasta vittima la donna aggredita dai rapinatori», mentre il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, parla dei killer che otto giorni fa hanno ucciso Silvia Ruotolo: «Ringrazio gli inquirenti e i cittadini che hanno collaborato con le forze dell'ordine. Ora si tratta di andare avanti e catturare tutti gli altri autori della sparatoria». E proprio ieri, mentre la Grande Guerra della mala continuava a infuriare, il ministero dell'Interno ha deciso un cambio della guardia in prefettura. Il prefetto Achille Catalani lascerà Napoli per ricoprire a Roma l'incarico di direttore generale dell'amministrazione e degli affari del personale. Lo sostituirà Giuseppe Romano, fino a ieri prefetto a Salerno. «La gente di Napoli è meravigliosa - ha detto Catalani prima di partire -, ma ha ancora bisogno di lottare per isolare chi sta dall'altro lato della barricata. Ci vuole un'inversione di tendenza netta rispetto al passato, quando in questa provincia il sistema del malaffare era divenuto regola». Fulvio Milone A destra il marito di Silvia Ruotolo sul luogo dell'omicidio. Sopra lo zainetto del figlio abbandonato dopo la sparatoria