Un confessore per il boss in fuga

Un confessore per il boss in Palermo: caccia al sacerdote, avrebbe 60 anni. Ma i magistrati non confermano Un confessore per il boss in «Diceva messa due volte la settimana perAglieri» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un frate andava a trovare spesso nel suo covo vicino a Palermo il numero due della mafia, Pietro Agleri, catturato dalla polizia due settimane fa, il 6 giugno. E sembra proprio che il religioso abbia anche detto Messa due volte la settimana per il boss che da ragazzo frequentava il seminario e che nel nascondiglio, in un magazzino di agrumi, oltre a un altare e a vari oggetti sacri, teneva a portata di mano una gran quantità di testi sacri e di saggi teologici. In Procura tutti i riferimenti al «frate cappellano» di Aglieri ieri sono stati smentiti. Ma la presenza del frate sarebbe stata rilevata dagli inquirenti prima dell'irruzione. E mentre Aglieri continua a essere guardato a vista nella cella nei sotterranei dell'aula-bunker, attigua al carcere dell'Ucciardone, i cronisti hanno cominciato la «caccia al frate» bussando a decine di con¬ venti e chiese di Palermo. Vi hanno trovato un muro di silenzio e i più fortunati hanno ottenuto tutt'al più qualche commento. Chi è il religioso sessantenne che dopo averlo confessato avrebbe dato l'ostia consacrata a Pietro Aglieri? E' stato chiesto a vari preti, uno ha risposto: «Benedetto colui che riesce a redimere un mafioso: non credo che alcun mio confratello abbia incontrato Aglieri ma se l'avesse fatto non avrei nulla da obiettare. Il nostro compito è redimere dal peccato, ricondurre sulla retta via, fare incontrare il Cristo». Ma la scomunica dei mafiosi ribadita da Giovanni Paolo II e dalla Conferenza dei vescovi siciliani? «La mafia - ha detto ancora il religioso - è una tragedia enorme, ma il fucile non serve. Con il fucile non si cambia niente. Bisogna assicurare ai giovani occasioni di lavoro pulito». Don Ignazio Aglieri, 40 anni, cugino del boss e cappellano del Policlinico palermitano, dove prima di diventare prete era infermiere, intervistato da «Famiglia Cristiana» dopo l'arresto ha affermato: «Non potrò mai credere che sia coinvolto in stragi. E' troppo spirituale e legato a Dio». Don Aglieri ha aggiunto che quando in dicembre ottenne l'ordinazione sacerdotale, il cugino «non era più la persona conosciuta dagli inquirenti: era già un altro». Sui rapporti in Sicilia tra sacerdoti e cosche sono stati scritti libri. Se n'è parlato recentemente quando un pentito ha accusato l'arciprete di Giardinello, Giuseppe Salvia, che nonostante sia stato indiziato di legami con esponenti di Cosa Nostra, ha ricevuto dal Vaticano il titolo di monsignore. Ma la palma spetta a don Agostino Coppola, lontano parente di Frank Coppola «tre dita», parroco della chiesa di Carini Scalo, diventato celebre negli Anni 70 come il «prete della mafia». Fu lui a sposare Riina e Ninetta Bagarella, quando il boss era già ricercato, [a. r.] fuga

Luoghi citati: Giardinello, Palermo, Sicilia