Un politico nello scandalo-sanità
Milano: invito a comparire con l'accusa di abuso d'ufficio e false fatturazioni Milano: invito a comparire con l'accusa di abuso d'ufficio e false fatturazioni Un politico nello scandalo-sanità E' il leader lombardo del Cdu MILANO. Si sposta sul piano politico l'inchiesta sulla sanità in Lombardia. Un «invito a comparire» è stato inviato a Giancarlo Abelli, presidente del cdu della Lombardia; lo stesso partito di Roberto Formigoni, a capo della giunta regionale. Abelli viene citato da Giuseppe Poggi Longostrevi, l'ideatore della truffa dei falsi esami medici, come «l'eminenza grigia» della sanità in Lombardia. E sicuramente non è una definizione esagerata: uomo con da sempre in tasca una tessera democristiana, della corrente di Donat Cattin (che della Sanità fu ministro) è stato presidente del Policlinico di Milano, del San Matteo di Pavia, della commissione Sanità della Regione. «Non ho fatto nulla di men che lecito, e lunedì non avrò difficoltà a dimostrarlo davanti al magistrato». Così Abelli si è difeso ieri, per lui le accuse «molto probabilmente si basano sulle confessioni o presunte tali rese da chi vuol uscire dalla galera. Per quello che so il giudice ipotizza che alla base ci sia una consulenza fittizia da me prestata per la clinica San Matteo che faceva capo a Longostrevi. Potrò dimostrare, con numerosi testimoni, che invece si è trattato di riunioni e contatti che hanno portato a proposte su quello che si sarebbe dovuto fare». Abelli, come capo del cdu lombardo, si è dato da fare nell'elaborazione della nuova legge sanitaria della Regione che il ministro Bindi ha respinto. L'accusa nei suoi confronti è abu¬ so d'ufficio e false fatturazioni. Per la prima viene citato «in concorso» con Umberto Fazzone, funzionario dirigente dell'assessorato regionale alla sanità con l'incarico di gestire gli ospedali. Poggi Longostrevi avrebbe ammesso che era Abelli il personaggio cui si era rivolto per ottenere che il suo Centro di Medicina nucleare ottenesse nuovamente la convenzione con la Regione, dopo che gli era stata revocata. E Abelli avrebbe effettivamente effettuato pressioni sulla Usi: questo almeno secondo quanto avrebbe testimoniato un funzionario, Teofi- lo Andreis, interrogato sabato scorso. Per quanto riguarda le false fatturazioni Abelli avrebbe avuto da Poggi Longostrevi un contributo di 70 milioni per la sua attività politica, mascherato da due consulenze (secondo gli mquirenti mai effettuate) per la clinica Beato Matteo di Vigevano, una delle tante società che facevano capo all'ideatore della truffa. Il quale avrebbe beneficiato Abelli anche con un costoso bracciale per la moglie. Nessun commento al coinvolgimento di Abelli da parte di Formigoni. Parla invece Aldo Brandirali, che del cdu lombardo è il segretario, e sembra quasi più polemico con il suo collega di partito che con i magistrati: «L'avviso - dice - mi sembra leggerino e inconsistente. Comunque da tre settimane abbiamo sospeso le riunioni della nostra segreteria regionale, in attesa di chiarire la situazione. Tocca ad Abelli valutare se autosospendersi, come prevede il nostro regolamento. Come responsabile sanità del partito doveva impegnarsi di più nella lotta ai fenomeni degenerativi. Se non si fa questo che senso ha far politica?». La polemica sul piano della giunta regionale è quindi destinata a crescere. Sul piano giudiziario, invece, si aspetta che U gip decida se, dopo i suoi interrogatori fiume (tutti «secretati») Poggi Longostrevi possa essere scarcerato. Ieri intanto è stato sentito per quattro ore suo cognato, Alberto Zanca. Secondo i pm Sandro Raimondi e Francesco Prete, che conducono le indagini, ha fornito «risposte interessanti». E altrettanto avrebbero fatto altri due collaboratori di Poggi Longostrevi: l'elenco degli indagati è destinato ad allungarsi. [r. m.] Da sinistra, il professor Giuseppe Poggi Longostrevi, il pm Sandro Raimondi e il Centro di Medicina nucleare
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