Il governo conferma: si è arreso nella giungla, lo consegneremo al tribunale internazionale. «Abbiamo catturato il macellaio Pol Pot »

Il governo conferma: si è arreso nella giungla, lo consegneremo al tribunale internazionale Il governo conferma: si è arreso nella giungla, lo consegneremo al tribunale internazionale «Abbiamo catturato il macellaio Poi Pot » Annuncio dei Khmer rossi ribelli PHNOM PENH. La fuga di Poi Pot è finita nella giungla al confine tra la Cambogia e la Thailandia. Il leader dei Khmer Rossi è stato catturato dai suoi uomini che si erano ribellati dopo l'ennesima atrocità, lo sterminio dell'intera famiglia di uno dei suoi più stretti collaboratori. L'uomo che ha capeggiato uno dei regimi più sanguinari della storia, responsabile del genocidio di due milioni di cambogiani, si è consegnato alle milizie Khmer che da giorni lo stavano braccando. La resa di Poi Pot è stata annunciata dal vice capo di stato maggiore delle forze armate cambogiane, generale Nhek Bunchhay: «Ieri sera Poi Pot si è arreso assieme ad altre quindici persone. E' comparso a Anlong Veng con Khieu Samphan e Ta Mok, presidente e comandante militare della guerriglia maoista. I Khmer hanno detto che lo terranno in custodia per consegnarlo a un tribunale internazionale», ha detto. Il generale ha aggiunto che con Poi Pot, 69 anni, c'è anche la moglie e ha lasciato intendere che la sua decisione di arrendersi potrebbe essere stata dettata da motivi di salute: il fuggiasco, secondo Bunchhay, aveva finito le medicine di cui ha assoluto bisogno per non meglio precisate malattie. Bunchhay, in mattinata si era recato a Anlong Veng - fino a pochi giorni fa roccaforte dei Khmer Rossi - per consolidare la defezione di un migliaio di combattenti comunisti dissociatisi da Poi Pot e passati al servizio delle forze governative. Poco prima che il generale comunicasse la cattura di Poi Pot, la notizia era stata data dalla radio dei Khmer Rossi. «Il 18 giugno 1997 Poi Pot ha chiesto di confessare. Si apre una nuova era», aveva affermato l'emittente senza però aggiungere nessun particolare su che cosa il vecchio leader avrebbe deciso di confessare. La radio venerdì scorso aveva interrotto le trasmissioni perché le sue apparec- chiature erano state danneggiate dai pochi fedelissimi in fuga con Poi Pot. Le aveva riprese ieri, e per la prima volta da molti anni aveva fatto il nome del leader bollandolo come «traditore». Finora non è stato possibile però ottenere una conferma indipendente della fine di Poi Pot. La guerra interna ai Khmer si era aperta il 10 giugno, quando Poi Pot dopo un summit dei suoi capi a Anlong Veng, ha fatto uccidere il suo ex braccio destro Son Sen, accusandolo di tradimento per aver avviato trattative con il governo di Phnom Penh. Con Sono Sen sono stati assassinati sua moglie Yun Yath e otto figli della coppia. Dopo l'eccidio, secondo quanto sostenuto dalle autorità militari cambogiane, Ta Mok si è schierato contro Poi Pot e ha mobilitato i suoi uomini per dargli la caccia nella giungla. Ma il leader lo ha catturato e portato con sé come ostaggio. Il tracollo dei Khmer Rossi ha causato in seno al governo cambogiano un riaccendersi della violenta polemica tra i due premier, il principer Norodom Ranariddh, del partito monarchico Funcinpec, e Hun Sen, del partito popolare. Il primo è l'artefice del negoziato con i Khmer in rivolta contro Poi Pot, mentre secondo Hun Sen, le trattative del governo con i dissidenti Khmer Rossi sono illegali. Se la fine di Poi Pot è un fatto, la rivalità tra i due partner dei governo potrebbe avere conseguenze imprevedibili. La spaccatura dei Khmer Rossi ha infatti messo in luce tutta la fragilità della coalizione tra Funcinpec e partito popolare emersa dalle elezioni tenutesi nel '93 sotto l'egida dell'Orni. E un segnale allarmente è venuto già martedì sera, con la sparatoria davanti alla residenza di Ranarridh in cui due sue guardie del corpo sono sta¬ te uccise. [Agi-Ap] Un soldato monta la guardia alla residenza del co-premier Norodom Ranarridh a Phnom Penh e sopra Hun Sen l'altro primo ministro che minaccia di scatenare la guerra civile

Persone citate: Hun Sen, Khieu Samphan, Nhek Bunchhay, Norodom Ranariddh, Norodom Ranarridh, Yun Yath

Luoghi citati: Cambogia, Phnom Penh, Thailandia