Prodi: più lavoro, freno alle pensioni. Ma il sindacato non ci sta

Il governo alle parti sociali: «Questo sistema non è più sostenibile. Ci giochiamo il futuro» Il governo alle parti sociali: «Questo sistema non è più sostenibile. Ci giochiamo il futuro» Prodi: più lavoro, freno alle pensioni Ma il sindacato non ci sta ROMA. Il governo Prodi ha finalmente messo le carte in tavola sulla riforma del Welfare State, all'apertura del confronto con i rappresentanti delle parti sociali e delle categorie (31 sigle) convocate a Palazzo Chigi. E la parola d'ordine è: frenare una spesa pensionistica ormai «non più sostenibile», metterla sotto controllo per i «prossimi 10-15 anni» accelerando i tempi della riforma Dini perchè questo è «essenziale» per entrare in Europa. La ricetta annunciata ieri dal presidente del Consiglio davanti ai rappresentanti dei sindacati, di Confindustria e delle altre associazioni prevede medicine «amare», difficili da deglutire specie per Cgil, Cisl e Uil, che hanno subito duramente bocciato il piano del governo, definito «inadeguato». Come ha fatto anche Bertinotti, lamentando la «falsa partenza» di Prodi. Perché il dettagliato documento di tredici pagine prevede, in sintesi, l'estensione a tutti i lavoratori del metodo contributivo (meno conveniente), la verifica delle pensioni di anzianità, l'unificazione dei regimi pensionistici e un contributo di solidarietà a carico dei pensionati. Oltre a uno sviluppo della previdenza complementare anche nel settore pubblico, finanziata con il tfr. L'obiettivo della riforma sarà di garantire di più e meglio i giovani disoccupati, le famiglie, gli anziani, le donne, con ima politica più attiva del lavoro e una revisione del sistema degli ammortizzatori sociali. Ma, specifica il documento, saranno «i risparmi della spesa previdenziale che dovranno contribuire fin dal '98» al finanziamento delle riforme dell'assistenza, degli ammortizzatori sociali, della politica del lavoro. Tagli alla previdenza, insomma, giustificati dai conti stilati dagli esperti di Ciampi, presente al tavolo di Palazzo Chigi insieme con un nutrito parterre di ministri: da Veltroni, a Visco, Treu, Rosy Bindi. Risparmi indispensabili perché se il governo non interverrà la spesa pensionistica fra il '97 e il Duemila crescerà di un punto e mezzo all'anno in più del previsto aumento del pil. Quindi, pensioni troppo veloci e da frenare con quei dolorosi strumenti annunciati all'inizio per correggere «una anomalia» insostenibile. Con, in cambio, la possibilità di un graduale cumulo fra pensione anticipata e lavoro part-time. I sindacati si sono visti «spiazzati» dal gioco d'attacco di Prodi al quale avevano consigliato, an¬ che alla vigilia, prudenza per non far partire il negoziato subito in salita. Scontata è stata quindi la loro reazione negativa appena sono scesi, scuri in volto, in sala stampa al termine dell'esposizione di Prodi, durata nemmeno un'ora e conclusa da un severo ammonimento, rivolto proprio a loro: «Riflettete, i mercati ci guardano». Secco piomba il responso del leader della Cgil, Sergio Cofferati, che parla anche a nome di Cisl e Uil: «Il documento è del tutto inadeguato. Il governo nega nei fatti l'opportunità di una verifica sulla riforma Dini che per noi garantisce stabilità e la riduzione programmata dei costi». Incalza il n.l della Cisl, Sergio D'Antoni: «L'impostazione del governo non ci convince, questo documento è inaccettabile, rispecchia una visione asfittica». All'attacco si è subito mosso anche il leader di Rifondazione, Bertinotti: «L'allarme, il dissenso dei sindacati è pienamente giustificato. La piattaforma del governo non la condividiamo, anzi la consideriamo una scelta sbagliata». Molto più cauto il giudizio, provvisorio, del presidente di Confindustria, Giorgio Fossa, per il quale è stata delineata solo la «cornice» della riforma, dentro la quale nei prossimi giorni bisognerà collocare proposte più specifiche. E per intanto, Confindustria avanza le sue: anzitutto una riduzione dei contributi previdenziali, che in Italia sono più elevati rispetto agli altri Paesi europei. Poi, sulla revisione degli ammortizzatori sociali Confindustria non intende «chiudersi a riccio» ma il processo dovrà basarsi sulla liberalizzazione del mercato del lavoro, su flessibilità e mobilità in entrata e uscita, «con più libertà sui licenziamenti». Infine, sulla sanità ci sono spazi per una riforma «coraggiosa e definitiva». Usciti da Palazzo Chigi, ieri sera Cofferati, D'Antoni e Larizza si sono riuniti per stilare la controproposta sindacale, che rappresenterà la base di trattativa per Cgil, Cisl e Uil da presentare al governo quando Prodi riconvocherà le parti. «Il documento dei sindacati sarà sicuramente importante» lancia distensivo Veltroni. Mentre Treu invita a non «preoccuparsi troppo delle critiche dei sindacati e di Rifondazione», perché siamo solo alle battute iniziali della trattativa. Paolo Patrono LE PROSSIME MOSSE DE PRODI PENSIONI Per stabilizzare la spesa pensionistica rispetto al Pil è necessario intervenire per fermarne la crescita. Occorre valutare anche «le condizioni di accesso alla pensione di anzianità e il suo metodo di calcolo» e pensare a trattamenti ridotti di cui si usufruirebbe continuando a lavorare part-time. Si potrebbe poi chiedere un contributo di solidarietà ai pensionati più «giovani» o più «ricchi». AMMORTIZZATORI SOCIALI Si pensa a tre strumenti nuovi: il primo, assicurativo e limitato nel tempo, per situazioni congiunturali. Il secondo è di sostegno al reddito, anch'esso limitato nel tempo e accompagnato dalla gestione delle eccedenze, lì terzo strumento, di lunga durata, prevede sia forme flessibili di ritiro graduale sia l'ingresso in un circuito di assistenza ai disoccupati. SANITÀ' In Italia, l'incidenza della spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil è inferiore alla media europea. Quindi, occorrerà concentrarsi soprattutto sul miglioramento della qualità dei servizi e sul controllo dei costi, agendo anche su una riorganizzazione della gestione del sistema. Andrebbe riformato anche l'attuale sistema di esenzioni, fissando criteri di maggiore equità distributiva. Anche Bertinotti contro Palazzo Chigi «Scelta sbagliata» Confindustria cauta: è solamente l'inizio della trattativa Forse ci sarà un incontro segreto fra esecutivo ed imprenditori Il premier: «Adesso bisogna garantire a tutti i giovani una protezione adeguata»

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