Alla Mecca degli Ufo. New Mexico, i pellegrini del mistero

23 Tra fede e business, 200 mila persone rievocano l'incidente» del 1947 a Roswell Alla Mecca degli Ufo New Mexico, i pellegrini del mistero SSANTA FE (New Mexico) ON fosse per il vialotto costruito con i sassolini e per la grande e improbabile bandiera a stelle e strisce eretta proprio nel mezzo di un fiume in secca, questo è un angolo del deserto del New Mexico uguale a tanti altri: cactus, piccoli arbusti deformati dal vento, qualche pecora. Ma per il folto popolo degli ufologi, è un lembo di terra sacro. E' la loro Mecca, il luogo dove accadde quello che tutti chiamano semplicemente «the Incident» e ai primi di luglio, per celebrare il cinquantenario dell'evento, 150 o forse anche 200 mila di loro verranno dunque qui in pellegrinaggio. The Incident, inteso come l'incidente di Roswell, una cittadina a tre ore d'auto da Albuquerque dove tra il 2 e il 3 di luglio del 1947, nel corso di una notte buia e tempestosa, qualcosa cadde dal cielo e andò a posarsi in un ranch. Per quei quattro americani su dieci convinti che gli alieni sono sbarcati più volte e vivono tra di noi, quell'oggetto, non ci sono dubbi, era un disco volante. Sostengono sicuri che a Roswell sono stati trovati dei materiali che hanno permesso al Pentagono di sviluppare le fibre ottiche, i circuiti integrati, i laser. E che a bordo c'era un equipaggio composto da sette alie¬ ni, uno ancora vivo e portato clandestinamente in una base aerea nel Texas, gli altri sei trovati morti e infilati misteriosamente dentro delle bare per bambini. Gli alieni, lo sanno tutti, hanno le teste molto grandi e non superano il metro di altezza. Ma i fedeli che si apprestano a compiere il pellegrinaggio in New Mexico non sono molto in vena di scherzare. Gli extraterrestri sono un argomento tremendamente serio. E se la tre giorni di Roswell verrà alleggerita da alcuni eventi come la gara tra «veicoli extraterrestri» fatti in casa e quella di «tiro con pancake», gran parte del tempo verrà dedicata allo scambio di «esperienze» e al dibattito. Ci sarà per esempio John Mack, professore di psichiatria ad Harvard e, con grande imbarazzo della celebre istituzione universitaria, autore di un libro che dà credibilità alle testimonianze di chi sostiene di essere stato rapito dagli alieni. E ci saranno personaggi come Dennis Balthaser, biglietto da visita in cui si presenta come un «Ufo investigato!1», che cerca di smitizzare alcuni luoghi comuni come quello secondo il quale gli alieni hanno tutti gli occhi a mandorla e la pelle grigiastra. Quelli sono solo i più comuni, sostiene serio. Ma c'è il tipo «nordico», biondi con gli occhi azzurri. Ci sono i non me- glio specificati «Luterani». E ci sono i più insidiosi, quelli che si camuffano. «Per quello che ne so, tu potresti essere uno di loro», dice l'investigatore a chi lo va a trovare. Come ogni leggenda popolare che si rispetti, anche questa ha le origini in un fatto vero. Nessuno nega che quel 2 luglio di 50 anni fa un oggetto cadde dal cielo e andò a schiantarsi a Roswell. E che l'8 luglio di quell'anno il giornale locale, U Roswell Daily Record, uscì con un titolo a tutta pagina nel quale, citando fonti della vicina Roswell Army Air Field (Raaf), una base che ospitava l'unico squadrone aereo di quei tempi attrezzato a trasportare bombe atomiche, si leggeva: «Raaf cattura un disco volante in un ranch nella regione di Roswell». Per la prima e unica volta le forze armate Usa avevano confermato la presenza tra noi di extraterrestri. Ma il giorno dopo venne la smentita e qui le strade divergono. Da un lato c'è il Pentagono, secondo cui quel comunicato stampa fu un semplice errore e che, dopo avere sostenuto per anni che si trattava di un pallone atmosferico, ha ammesso recentemente che l'oggetto non identificato era in realtà una sonda segreta costruita per sniffare esperimenti atomici sovietici. Dall'altra c'è il popolo dei credenti che denuncia la censura, che vede un altro complotto del governo per occultare ai cittadini la verità. Per una quarantina d'anni, in realtà, non ci fu grande divisione. La storia venne dimenticata e anche gli abitanti di Roswell ignoravano che la loro era diventata nel frattempo «Ufo Town, Usa». Ma poi sono arrivati i primi libri e documentari televisivi. I testimoni de «l'Incidente» si sono improvvisamente moltiplicati e con loro i discendenti che hanno raccolto confessioni in punto di morte. E' intervenuto anche Steven Schiff, depu tato repubblicano, che ha ordinato al Pentagono uno studio su Roswell. E proprio pochi giorni fa, con tempismo perfetto, un colonnello con una lunga esperienza nel mondo delle operazioni clandesti ne chiamato Philip Corso ha pubblicato un libro, «The day after Roswell», che ha generato molto dibattito. Corso afferma di avere visto con i propri occhi gli alieni di Roswell muniti di quattro dita per mano e testa a forma di lampadina. E chi ha scritto la prefazione? Il senatore Strom Thurmond, presidente della potentissima Commissione Forze Annate. Roswell è diventata parte del folklore popolare, un mito alimentato da film come Independence day e da show televisivi come the X-Files, il cui autore, Chris Carter, commenta: «Abbiamo bisogno di mistero, di storie, abbiamo bisogno di qualcosa oltre il temporale». Abbiamo bisogno anche di soldi. E a Roswell anche i più cinici hanno finito per fiutare il business e si sono convertiti. Hub Corn, proprietario del ranch de «l'Incidente», offre tour a bordo della sua jeep per «solo» 15 dollari a testa. I due alberghi e i pochi motel della cittadina sono ormai prenotati da mesi e i negozi vendono T-shirt e cappellini da baseball ispirati all'evento. Ci sono anche due musei, l'«Ufo Enigma Museum» e 1'«International Ufo Museum and Research Center» che esibiscono foto ingiallite dal tempo e testimonianze di «rapiti» sottoposti a singolari esperimenti medici. «Non sappiamo esattamente cos'è successo quella notte», sostiene il sindaco Thomas Jennings, uno scettico il cui ufficio è circondato da extraterrestri di peluche e da dischi volanti di plastica che pendono dal soffitto. «Ma è divertente», aggiunge. «E ci sono in ballo molti soldi». Sta già pensando, anzi, a «Roswell 2000», per celebrare nel luogo de «l'Incidente» l'arrivo del nuovo millennio. Lorenzo Soria Qualcosa cadde dal cielo in una notte di tempesta. Per la prima volta le Forze armate parlarono di extraterrestri La ricostruzione di un disco volante. A sinistra i titoli dei giornali americani nel giugno del 1947Alla Mecca degli Ufo New Mexico i pellegrini del mistero ne chiamato Philip Corso ha pubblicato un libro, «The day after Roswell», che ha generato molto dibattito. Corso afferma di avere visto con i propri occhi gli alieni dRoswell muniti di quattro dita per mano e testa a forma di lampadinaE chi ha scritto la prefazione? Il senatore Strom Thurmond, presidente della potentissima Commissione La ricostruzione di un disco volante. A sinistra i titoli dei giornali americani nel giugno del 1947