Electrolux grazia l'ltalia.« Per ora nessuna chiusura» di Ugo Bertone

A colloquio con lo svedese Anders Sharp e Gianmario Rossignolo A colloquio con lo svedese Anders Sharp e Gianmario Rossignolo Electrolux grazia Pltalia «Per ora nessuna chiusura» TORINO. Mister Sharp, ma quanti posti taglierete in Electrolux qui in Italia? Lui megadirigente dell'Electrolux e dell'impero Wallemberg (solo Percy Barnevik conta più di lui, oltre ai membri di famiglia) sgrana gli occhi azzurrissimi, da vichingo che ama 0 Sud: «Tagliare posti? No, per ora non vedo problemi di chiusura. Abbiamo investimenti a lungo termine, e noi non facciamo virate improvvise. Il problema - spiega Sharp - è verificare se, nel tempo, ci saranno le condizioni per crescere e creare sviluppo. In Italia e in Europa». Eppure Sharp ha radunato proprio qui in Italia, nello storico quartier generale a due passi da Finerolo, il board mondiale di Electrolux. Ma Anders Sharp, presidente della Confindustria svedese, uno dei manager di punta del colosso Wallemberg (una «sfera» di attività che spaziano da Skania a Saab, da Skf ad Atlas, dalla biogenetica alle telecomunicazioni) è uno dei pochi manager davvero globali. E' un leader internazionale, come dimostra il fatto che il 94% del fatturato delle società da lui guidate viene realizzato fuori Svezia; è un europeista convinto, tanto da aver sfilato davanti al Parlamento di Stoccolma con striscioni a favore dell'Euro; è un amico dell'Italia, uno dei dirigenti che più hanno sostenuto Gian Mario Rossignolo nella sfida, lanciata 14 anni fa, di far della ZanussiElectrolux una delle province più ricche dell'impero di Stoccolma, il maggior gruppo famigliare del capitalismo europeo. E oggi la «sfera Wallemberg» conta in Italia quasi 50 mila dipendenti e un fatturato che sfiora i 15 mila miliardi. Ma, soprattutto, è uno dei luogotenenti di Percy Barnevik, nuovo leader del gruppo, nella sfida per proiettare il colosso europeo in una vera azienda mondiale. Sentiamo che coBajfBÉbyi@fsb Ma per la Zanussi non corrono tempi buoni, o no? «E' un discorso europeo, non solo italiano. In Italia, anzi abbiamo avuto grossi successi e, in passato, buone relazioni sindacali. Ma ci sono, in tutta Europa, molti problemi: i nodi fiscali, una dina- mica eccessiva del costo del lavoro, troppa rigidità della forza lavoro. E la domanda, in prospettiva, non è delle più favorevoli. E così in Europa si fanno investimenti per aumentare l'efficienza e non la capacità produttiva». Che effetto possono avere gli incentivi auto sulla domanda delle famiglie? «L'impatto c'è, eccome. Io posso accettare incentivi che servano a rinnovare il parco auto, con vantaggi per la sicurezza e l'ambiente. Ma devono essere a termine. Il bilancio delle famiglie, è uno solo. O si compra l'auto o l'elettrodomestico. Vero Gian Mario?» E Rossignolo rincara la dose. «Negli ultimi sei mesi - dice - da quando sono in vigore gli incentivi per l'auto le nostre vendite sono scese del 7%. Eppoi, siamo coerenti: in un Paese che deve ridurre le spese, non si possono dare incentivi». Ma torniamo a Sharp. L'universo Wallemberg, primo impero famigliare d'Europa (seguito dagli Agnelli), è in pieno movimento. Dall'Abb è stato chiamato un supermanager, Percy Barnevik. E la rivoluzione è appena agli inizi, vero? «Vero. Alla guida della banca ora c'è un Wallemberg ma Barnevik, manager notissimo a livello internazionale, è stato chiamato a gestire gli investimenti. E' la miglior scelta possibile». Ma quale sarà la strategia? «Muoversi verso l'alta tecnologia. Io stesso ho liquidato l'engineering per comprare la Gambro, leader nelle biotecnologie. La strada è questa e noi la percorriamo con prospettive di lungo periodo». Assieme a nuovi soci... «Certo, il gruppo ha una proprietà diffusa. Prevalgono i grandi investitori internazionali che ci chiedono risultati. Anche a breve». Il modello renano, insomma, è superato. I Wallemberg marciano, con Barnevik, a ritmo di Wall Street. Ugo Bertone Gianmario Rossignolo