La laurea non basta più. Aumentano i disoccupati a fine corso

La laurea non basta più La laurea non basta più Aumentano i disoccupati a fine corso MILANO. Che cosa scegliere dopo l'esame di maturità ormai alle porte? Meglio cercare un lavoro subito o investire in una laurea? Quale laurea, poi? Ogni anno queste domande si caricano di un'incertezza sempre più acuta, perché il mercato del lavoro cambia in tempi velocissimi e in modi che non si riesce a fermare e ad analizzare. Per cominciare, molte informazioni sicure e di base sono contenute nella nuova edizione del «Filo d'Arianna», un cd-rom che la Fondazione Agnelli regala alle 7500 scuole superiori italiane. Basta richiederlo. Ogni studente può sfogliarlo al computer nella sua scuola. Ci sono le notizie sulle esigenze del mercato del lavoro per chi esce dalla scuola superiore, e le notizie sulle Università italiane, le Facoltà e i corsi di laurea e di diploma, gli esami e gli sbocchi professionali: tutto sullo sfondo delle caratteristiche economiche locali, regione per regione. Il nemico, il Minotauro, è na- turalmente la disoccupazione: è lui il mostro che gli studenti devono affrontare nel labirinto degli studi e del lavoro. E qui occorre considerare qualche dato, come avverte Marcello Pacini, direttore della Fondazione Agnelli, presentando «Il filo d'Arianna». Il disorientamento, sul che fare dopo la scuola, aumen- ta sempre di più per vari motivi: certo, si sono moltiplicati i diplomi universitari, e quindi le possibilità di scelta; ma soprattutto si va incrinando quella che sembrava l'unica certezza, cioè il vantaggio competitivo della laurea sulla semplice maturità di scuola superiore. Non è più detto, insomma, che un laureato trova da lavorare più facilmente di un ragazzo con la maturità. Ecco per esempio il destino delle due lauree considerate più forti, Ingegneria civile ed Economia e commercio: a tre anni dalla laurea, nell'88 avevano trovato un posto il 95% degli ingegneri e il 90% degli economisti; ma nel '92, sempre dopo tre anni dalla laurea, le percentuali sono cadute all'80% e al 77%. Non basta: diminuiscono anche le iscrizioni universitarie nel loro complesso. Un fenomeno soltanto negativo? Non è sicuro. «Forse, per istinto, la società capisce i cambiamenti prima delle istituzioni pubbliche», risponde Pacini. Il sapere, e la domanda di sapere da parte del sistema economico, può cambiare forme e itinerari, non calare in assoluto. La società cioè fiuta, s'aggiusta, tenta vie alternative, impensabili fino a poco tempo fa. E tuttavia - avverte Pacini - è bene guardare lontano, cercare di distinguere i fenomeni momentanei dai fenomeni più strutturali: un titolo di studio universitario dovrebbe alla lunga premiare. Ma a una condizione: che ognuno si sforzi di mettere a fuoco un suo proprio percorso formativo, conciliando preferenze e vocazioni personah con le esigenze obiettive del mercato e con le possibilità reali offerte dalle varie Università. Per questo «Il filo d'Arianna» può essere utile a ogni persona, non solo allo studente, viste le attuali necessità di aggiornamento formativo durante l'intero arco delle esperienze professional Una situazione con molte ombre. E ci sono da aggiungere la iattura degli abbandoni durante la scuola dell'obbligo (10% come media nazionale) e i difetti dell'attuale sistema universitario, poco flessibile, poco diversificato, poco autonomo e non sempre qualificato. Il giovane che entra nell'Università deve sapersi armare di suo per resistere allo spaesamento, ai dubbi, alle dispersioni: da noi si laureano tre, quattro studenti ogni dieci che si iscrivono al primo anno; e c'è un docente ogni 34 studenti (contro i 20 in Francia e i 10 in Germania), e il nostro Stato spende in media cinque milioni e mezzo per ogni studente (contro i 12 milioni della Francia e i 22 della Germania). [r. m.] Il ministro: risparmi per 15 mila miliardi Larizza: dà i numeri Le proposte sul tavolo di Prodi La Confìndustria preme: «Tutti in pensione a 65 anni» La Fondazione Agnelli Università più deboli di Francia e Germania LA PAGELLA DELLE LAUREE (Chi dà più possibilità di trovare lavoro: voti da uno a dieci). ECONOMIA AZIENDALE 8,7 FARMACIA 8^5 ARCHITETTURA URBANA 8 BIOLOGIA 2,2 MEDICINA 1.4 ■ Nell'88, a tre anni dalla laurea, aveva trovato lavoro il 95% degli ingegneri e il 90% degli economisti. Nel '92, sempre tre anni dopo la laurea, le percentuali erano scese all'80 e al 77%. ■ In Italia si laureano tre-quattro studenti ogni dieci che si iscrivono al primo anno, e c'è un docente ogni 34 studenti (contro 20 in Francia e 10 in Germania). ■ Il nostro Stato spende in media 5,5 milioni per ogni studente (contro i 12 della Francia e i 22 della Germania). Nel tabellone grande il vocabolario del Welfare A fianco la pagella della Fondazione Agnelli

Persone citate: Larizza, Marcello Pacini, Pacini, Prodi