Stato sociale, oggi parte la maxi-trattativa

Nel pomeriggio a Palazzo Chigi il governo incontra 31 organizzazioni. Obiettivo: chiudere a settembre Nel pomeriggio a Palazzo Chigi il governo incontra 31 organizzazioni. Obiettivo: chiudere a settembre Stato sociale, oggi parlo la maxi-trattativa Previdenza sotto tiro, fra Treu e i sindacati è già polemica ROMA. Parte oggi con un «giallo» il confronto tra governo e parti sociali per la riforma del «Welfare State» che assorbe ben 411 mila miliardi in un anno (240 mila per le pensioni), ma non soddisfa nessuno ed è accusato perfino di alimentare sperequazioni e ingiustizie. Nel primo pomeriggio di ieri, prima di un contro con Cgil Cisl e Uil, veniva diramato un calendario che fissava per le 15,30 l'incontro con le delegazioni di CgilCisl-Uil, alle 18,30 con Confindustria ed altre 19 organizzazioni imprenditoriali e per domani alle 10 con altri 8 sindacati. Quindi, secondo questo programma, la «madre di tutte le trattative» sarebbe dovuta avvenire su tavoli separati, salvo poi vedere se e quando arrivare ad un negoziato triangolare governo-sindacatiimprenditori. Invece, alle 18 secco dietro-front: un comunicato della presidenza del Consiglio ha annullato le riunioni fissate in precedenza e ha reso nota la convocazione per le 15,30 di «tutte le 31 parti sociali firmatarie dell'accordo sul còsto del lavoro», cioè un tavolo unico. Perché il controordine? Sembra che la separazione dei tavoli abbia provocato proteste e contestazioni, fra cui quelle degli imprenditori. Resta però confermato che sarà 11 presidente del Consiglio Romano Prodi ad aprire a Palazzo Chigi il confronto e a illustrare le linee guida del progetto di riforma predisposto dal governo. Insieme a Prodi il vice presidente Veltroni, i ministri del Tesoro Ciampi, del Lavoro Treu, delle Finanze Visco, della Sanità Bindi, dell'Industria Bersani, delle Politiche sociali Turco e il sottosegretario alla presidenza Micheli. Fin dalle prime battute si metterà in chiaro che per giungere al traguardo ci sarebbero limiti di tempo invalicabili. «E' necessario spiega Treu - fare la riforma entro settembre, quando dovrà essere chiusa la finanziaria, in modo che le misure di modifica al Welfare possano essere trasferite nei provvedimenti collegati ed operare già dal gennaio '98. L'obiettivo principale - aggiunge - è quello di identificare dove ridurre la spesa, in particolare quella delle pensioni che attualmente crescono del 6% ed, invece, occorre fare in modo che aumenti del 2%». Ma, sottolinea da Cracovia Veltroni, «sarebbe ingiusto e ingeneroso chiedere ai sindacati di mettere sul tappeto solo la previdenza, perché bisogna riformare lo Stato sociale nel suo complesso». Tanto più che Rifondazione comunista, nettamente contraria ad ogni taglio della spesa sociale e delle pensioni, non allenta la presa e Bertinotti avverte: «Le decisioni del governo non ci impegneranno perché non è stata accolta la nostra richiesta di far precedere la riforma dalla definizione di una comune posizione della maggioranza». SINDACATI. In un documento di 8 pagine Cgil, Cisl e Uil sostengono che la spesa sociale «non va tagliata, ma razionalizzata e redistribuita». E' un fermo stop a Treu, che ipotizza di contribuire con un risparmio di 15 mila miliardi alla riduzione di circa 25 mila miliardi del deficit prevista dalla prossima finanziaria. Ma ai sindacati non è piaciuta l'uscita del ministro. «Treu dà i numeri al lotto. Si ricordi di Berlusconi», è il segnale mandatogli dal segretario della Uil, Pietro Larizza. E, qui, le proposte. Gli ammortizzatori sociali dovranno essere estesi ai settori oggi esclusi, come piccole imprese, artigianato e servizi. I trattamenti di disoccupazione «a termine» vanno legati a finalità di reimpiego dei lavoratori e alla scadenza si dovrebbe pas- sare ad una forma di assistenza. Chiedono, poi, una previdenza «uguale per tutti», unificando gli attuali regimi di pubblici e privati, e stabilendo apposite deroghe per gli addetti a lavori usuranti, per i quali «si impone un limite anagrafico allo svolgimento». La previdenza integrativa va accelerata ed estesa al settore pubblico, utilizzando quote di Tfr molto più consistenti del previsto. Pensioni di anzianità? Il documento non ne ne parla esplicitamente, ma suggerisce di «incentivare forme di uscita flessibile dal lavoro nel periodo di lavoro tra l'anzianità e la vecchiaia, consentendo il part-time e favorendo l'assunzione di giovani». Infine si sollecitano misure per un più valido sostegno alla famiglia (estensione degli assegni familiari a tutte le categorie di lavoro compreso quello parasubordinato, possibilità di detrarre fiscalmente le spese per baby sitter e asili nido ecc.). CONFINDUSTRIA. Una proposta organica è stata definita ieri sera dai vertici riuniti al gran completo. Fra le varie misure, a quanto pare, l'abolizione delle pensioni di anzianità, il limite di 65 anni per tutti, trattamenti ridotti per chi vuole andare in pensione prima. ARTIGIANI E COMMERCIANTI. Confartigianato, Cna e Casa denunciano, in un comunicato congiunto, che «le operazioni di «artifìcio contabile» fatte dall'Inps sulla gestione degli artigiani sono il modo peggiore per iniziare il confronto sullo Stato sociale». La Confesercenti incalza: «Si punta a colpire in questo momento il lavoro autonomo». Gian Cario Fossi L'ASC DEL per un sistema di protezione sociale. V_y ni ^—>^ sa (~*~71 'Aliquota di /4 equilibrio. E' il <S +■ termometro della previdenza, misura i costi a carico dei contribuenti. •Ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ecc). Sono destinati a cambiare connotati. •Anzianità. La pensione di anzianità, che si ottiene prima di aver compiuto l'età pensionabile. Il tema più spinoso del confronto. Nella trattativa del '95 fu affrontato nell'ultima notte. Sarà così anche questa volta? •Armonizzazione. Il processo per avere uguali regole in tutti i settori. Non è ancora completato. •Assistenza. Uno dei grandi settori da riformare. •Giovani. H uovo Stato sociale dovrà guardare a loro. C»Contributo di solidarietà. Sarà previsto >—y >-• Handicap. E' per le pensioni di an- 4~f tutelato dalle zianità? Se ne discu- ^/ A. pensioni di fera. invalidità civile, •Contributivo, il si- prestazioni oggi stema per il calcolo molto chiacchierate. della pensione introdotto con la riforma Dini del '95. 3S\ •Bertinotti, il convitato di pietra, il "fattore B" nella trattativa. •Beveridge, lord William Henry. A lui si deve il piano Dipendenti. Il oro fondo rappresenta l'asse portante di tutto l'Inps, circa il 60% del sistema previdenziale. •Dini. Il nome del presidente del Consiglio il cui governo varò, dopo quasi trent'anni, la riforma del sistema previdenziale. Quella riforma sarà ritoccata. *Età pensiof i nobile. Oggi è ^— 63 per gli uomini e 58 per le donne. Sarà innalzata? s~7 •Integrativa. v / La pensione che integrerà quella pubblica. •Invalidità. Un settore della previdenza diviso tra Inps, inai! e ministero dell'Interno. Costa 55 mila miliardi l'anno ed eroga sette milionMi trattamenti. £ «Fai J~ cen ^ dell. Famiglia. La erentola delle politiche sociali. E' destinata ad essere più tutelata. •Lavoro. Dovrà essere il perno del nuovo Stato sociale. Per ora manca. I disoccupati sono al 12% arca. •Maastricht, J // I relativi pa~srametri ci obbligano, tra l'altro, a rivedere la dinamica della nostra spesa sociale. •Metodo. Quale WELFARE STATE seguirà il governo? Quello triangolare con tutte le parti sociali? o quello bilaterale con una parte alla volta? •Minimo vitale. Potrebbe essere il nuovo strumento per sostenere i più poveri. ^\f^«Nucleo di v_/V/ valutazione della spesa pensionistica. I Signori delle pensioni che, presso il ministero del Lavoro, tengono sotto controllo la spesa previdenziale. no? •Pubblico impiego. Nel mirino i suoi privilegi. Q •Quota 90. Potrebbe essere uno degli obiettivi della riforma e cioè portare la somma tra età s~\ / anagrafica e anni di C ( /«Terzo set\^/ tore. Il suo ruolo, soprattutto nell'assistenza sociale, è destinato a crescere nel nuovo Stato sociale. I Ol •Onofri. Il nome 'dell'economista che ha presieduto la commissione incaricata dal governo di proporre alcune soluzioni di riforma. Saranno probabilmente la base del negoziato. (""/ " J ■ Pensionati. /-^Un esercito di ^ oltre 13 milioni. •Pensioni. In tutto venti milioni di assegni, un terreno minato. Tagliarle o contributi a 9( (55 + 35 oppure 56+34) per le pensioni ai anzianità. Oggi siamo a quota 87 (52 + 35). /—"^•Redistribu/■j zione. Della V/ spesa sociale, oggi troppo spostata sulle pensioni. •Retributivo. Il sistema di calcolo per la pensione che vale ancora per chi quando venne approvata la riforma Dini aveva più di 18 anni di contributi. O «Sanità. Tra i f~ \ capitoli da ri^— vedere. «Sindacati. Il loro consenso alla riforma sarà decisivo. •Usuranti. I lavori più disagiati che dovranno avere regole diverse rispetto a quelle generali e trattamenti più favorevoli. i~7 ^Verifica. Della / yriforma Dini. Secondo i sindacati potrà essere fatta solo alla fine dell'anno. Da qui la richiesta di affrontare il capitolo pensioni per ultimo. ~7 ^ «Welfare Sta/Q J te, lo Stato del \JtS benessere dalla culla alla tomba, quello che dovrebbe essere lo Stato sociale. Z« Zero. Le previsioni sulla crescita demografica e dell'occupazione. Fattori che mettono a rischio l'equilibrio previdenziale.

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