«L'ombra della Stasi sull'attentato al Papa» di Emanuele Novazio

La polizia segreta accusata di depistaggio La polizia segreta accusata di depistaggio «L'ombra della Stasi sull'attentato al Papa» «Cercarono di portare l'attenzione degli investigatori sulla da» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La «Stasi», la polizia politica della Germania comunista, coprì l'attentato al Papa compiuto in piazza San Pietro dal turco Ali Agca - il 13 maggio del 1981 - dirottando le indagini con una accorta opera di disinformazione sollecitata dai servizi segreti bulgari. In particolare, gli uomini di Markus Wolf e Erich Milke cercarono di matrizzare l'attenzione degli inquirenti sulla «Cia», i servizi segreti americani, indicandoli come i mandanti di Agca. Nelle scorse settimane il giudice italiano Rosario Priore, che da anni indaga sull'attentato, ha interrogato a Berlino alcuni ex funzionari della «Stasi», che hanno riaperto la ((pista bulgaro-sovietica»: la stessa in un primo tempo indicata, ma poi smentita, dallo stesso Agcà. E' il quotidiano di Amburgo «Bild Zeitung» a dar conto della svolta, pubblicando estratti dell'interrogatorio delle autorità tedesche a un ex alto funzionario della «Stasi» insieme a «Stasi», insieme a documenti rintracciati negli archivi berlinesi dei servizi segreti della Ddr. Poche ore dopo l'attentato di piazza San Pietro, vi si legge, le autorità bulgare chiesero aiuto agli uomini di Mielke e Wolf. E nelle settimane successive si susseguirono le riunioni fra i responsabili dei servizi dei due Paesi: riunioni normalmente molto rare. Del problema, sottolinea il funzionario della «Stasi», si occupò personalmente anche Erich Honecker, leader della Germania orientale e capo del partito comunista: segno che le sollecitazioni in proposito erano molto forti, e arrivavano probabilmente anche da Mosca. La «Bild» pubblica altri stralci dell'interrogatorio all'ex agente comunista: l'uomo della «Stasi» rilancia il sospetto che dietro Agca ci fossero davvero i servizi segreti bulgari e quelli sovietici, il Kgb. I documenti ritrovati negli archivi della polizia politica della ex Ddr confermano che la preoccupazione di Mosca era fortissima: un Papa polacco, vi si legge fra l'altro, è «un obiettivo pericolo» per la politica sovietica nei Paesi satelliti. Il Cremlino, sottolinea un altro documento pubblicato dalla «Bild», manifestò le prime preoccupazioni due giorni dopo l'elezione di Wojtyla, nel 1978: «Con le sue prese di posizione spiccatamente anticomuniste», notava un documento riservato, «il nuovo Papa cercherà di irrigidire l'Ostpolitik del Vaticano, soprattutto attraverso una attiva campagna "in difesa dei diritti umani e della libertà religiosa nei Paesi socialisti"». Su questo tema, aggiunge il documento, «Giovanni Paolo secondo si muoverà sulla stessa linea dei circoli reazionari dell'Occidente». Secondo l'uo- mo della Stasi, (d'ascesa sul soglio pontificio di un cittadino polacco» era stata dunque giudicata «con grande preoccupazione», a Mosca, perché si temeva che Papa Wojtyla «potesse provocare danni gravissimi all'insieme dei Paesi so cialisti». Per questo, erano in molti a pensare che «la morte di Giovan ni Paolo secondo avrebbe risolto il problema». Dopo il suo arresto, Agca aveva sostenuto di essere stato armato dal Kgb e dai servizi segreti bulgari; successivamente ritrattò. Il tribunale italiano che lo ha condannato all'ergastolo lo ha riconosciuto il solo responsabile dell'attentato. Ma le indagini alla ricerca dei mandanti, come si ve de, sono proseguite. Emanuele Novazio Giovanni Paolo II

Luoghi citati: Amburgo, Berlino, Ddr, Germania, Mosca