La quarta giornata della guerra di Hebron di Aldo Baquis

Si teme che oggi la situazione si aggravi. Sfiorata la sparatoria fra militari israeliani e polizia palestinese MEDIO ORIENTE Si teme che oggi la situazione si aggravi. Sfiorata la sparatoria fra militari israeliani e polizia palestinese La quarta giornate della guerra di Hebron Assalto con molotov alla casa dei coloni, i soldati sparano: 20 feriti TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO In seguito a quattro giorni ininterrotti di disordini nel corso dei quali circa un centinaio di abitanti sono stati feriti o intossicati da proiettili e gas sparati dall'esercito israeliano, la situazione a Hebron in Cisgiordania è divenuta esplosiva, e gli ospedali hanno decretato lo stato di emergenza nel timore che il peggio debba ancora venire. Forte tensione viene segnalata anche nel Sud della striscia di Gaza e a Nablus, dove ieri soldati israeliani e agenti palestinesi sono stati sul punto di spararsi a vicenda, come già avvenne nel settembre 1996. Sul piano diplomatico l'attività langue, e anche il mediatore egiziano Osama El Baz - così come prima di lui il mediatore Usa Dennis Ross - sembra aver riconosciuto definitivamente l'impossibilità di avvicinare le posizioni di israeliani e palestinesi. I primi sono determinati a portare avanti la colonizzazione dei Territori e di Gerusalemme Est, mentre i secondi condizionano la ripresa dei contatti al totale congelamento di Quelle attività edilizie. Il fulcro degli incidenti di Hebron è stato ancora una volta il Beit Hadassa, una palazzina fortificata da cui un pugno di famiglie di coloni protette da ingenti reparti dell'esercito fronteggiano la popolazione palestinese della casbah. La «zona cuscinetto» che dovrebbe dividere i contendenti è larga al massimo venti metri: gli scugnizzi non hanno difficoltà a percorrerli di corsa e a lanciare bottiglie incendiarie contro la casa che più di ogni altra simboleggia la presenza ebraica. Ieri le bottiglie incendiarie sono volate a decine, mentre i militari israeliani hanno replicato con spari nutriti di proiettili rivestiti di gomma che hanno provocato il ferimento di almeno venti persone, tre delle quali versano in condizioni gravi. In mattinata a Hebron si era sparsa la voce, poi smentita, della morte di un ragazzo di 13 anni. Le autorità israeliane non hanno dubbi che dietro all'ondata di violenze ci siano l'Autorità nazionale palestinese e, in particolare, il rappresentante personale di Yasser Arafat in città, Azmi Shyukhy. Questi ha smentito con forza e ha replicato che si tratta di manifestazioni spontanee dovute alla frustrazione per l'arresto del processo di pace. A Nablus intanto militari israeliani e palestinesi sono stati ieri sul punto di spararsi addosso quando agenti dell'Anp hanno sbarrato la strada a un'unità israeliana che si accingeva a prendere posizione all'interno della Tomba di Giuseppe, un luogo di preghiera ebraico che costituisce una minuscola enclave israeliana in quella città. Nel settembre scorso presso la Tomba di Giuseppe infuriò una battaglia furiosa nel corso della quale sei militari israeliani furono uccisi da agenti palestinesi. Sulla Tomba di Giuseppe, trasformata in un fortino, sventola la bandiera israeliana. I rnilitari di Arafat, secondo fonti locali, la stringono d'assedio e attendono gli sviluppi. Aldo Baquis Una bottiglia lanciata da un dimostrante palestinese colpisce l'arma di un soldato israeliano durante gli scontri a Hebron

Persone citate: Arafat, Azmi Shyukhy, Dennis Ross, Osama El Baz, Yasser Arafat

Luoghi citati: Cisgiordania, Gerusalemme Est, Medio, Tel Aviv, Usa