A Flick il caso Ghitti. Chiesto il carteggio con Di Pietro
Berlusconi: bene, così la gente capirà quanto è urgente la riforma della giustizia Berlusconi: bene, così la gente capirà quanto è urgente la riforma della giustizia A Flick il caso Chitti Chiesto il carteggio con Di Pietro MELANO. Sarà il rmnistro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick a decidere se nel carteggio Ghitti-Di Pietro, sull'arresto del manager Tpl Mario Maddaloni, sussistono estremi di rilevanza disciplinare. Lo ha comunicato ieri lo stesso Guardasigilli ai giornalisti, e in serata al vicepresidente del Csm, Grosso, ponendo così fine, per il momento, ad una polemica che sembra infiammarsi sempre di più. Così, se per il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio, «Flick fa bene ad acquisire le carte, ma francamente in questo carteggio non ci trovo nulla di scandaloso», per alcuni deputati di An, Cola, Fragalà, Lo Presti e Simeone, la vicenda rappresenta «uno schiaffo alla legalità». Mentre Silvio Berlusconi si augura che «gli accadimenti degli ultimi giorni, dal presunto carteggio Ghitti-Di Pietro alle dichiarazioni di questo o di quello, contribuiscano a far cadere le ultime renitenze circa la necessità che la Bicamerale attui profonde riforme nel campo della giustizia». Il Cavaliere non intende però parlare di dimissioni dal Csm dell'ex gip di Mani pulite e assicura che l'episodio non rientra tra i "particolari agghiaccianti" di cui parlò mesi fa ai giudici di Brescia. Ciò nonostante i fulmini, com'è ovvio, sembrano concentrarsi più sulla testa di Italo Ghitti, l'ex gip di Mani pulite diventato nel frattempo membro del Csm che su quella di Di Pietro, ormai fuori dall'ordine giudiziario. Il carteggio, uno scambio di messaggi scritti nel 1994 sull'eventuale arresto del manager della Tpl tra gli allora pm e i gip, è stato ritrovato tra i documenti regolarmente depositati nel processo Eni-Montedison e pubblicato da un quotidiano milanese. Mette in luce una procedura forse non del tutto ortodossa ma che unanimemente, tra i magistrati, viene ritenuta abbastanza comune. Anche perché, in questo caso, nonostante l'anticipo di richiesta di arresto fatta da Di Pietro, con un bigliettino dai toni confidenziali, fl provvedimento di cattura non venne concesso da Ghitti. «A far processi contro gli spacciatori di droga tutti sono capaci - commenta ancora D'Ambrosio -. E' inutile nascondersi dietro a un dito, quella era una struttura con un grado di omertà pari alla criminalità organizzata. Era necessario agire con estrema velocità per evitare ogni tipo di inquinamento. Non trovo nulla di strano quindi in quel carteggio che, anzi, dimostra l'indipendenza di Ghitti». E aggiunge: «Uno scambio di informazioni tra pm e gip può avvenire anche con le carriere separate». «Inutile meravigliarsi, è il sistema che permette queste cose. Episodi del genere si verificano ogni giorno, anche senza prove documentali», dice l'avvocato Carlo Taormina, uno dei più fieri oppositori del pool di Milano, tornando a proporre invece la più netta separazione delle carriere. E sul carteggio, interviene da Hammamet perfino il latitante Bettino Craxi, ricordando che «già cinque anni or sono, parlando di fronte a una commissione della Camera, denunciai ciò che stava avvenendo, dicendo che la funzione di garanzia del gip era venuta meno». E conclude: «Sono passati cinque lunghi anni e vedo purtroppo che con quanto è venuto e sta venendo alla luce, trattasi di parole che tornano d'attualità». [p. col.l L'ex gip Italo Ghitti con l'ex pm di Mani pulite Antonio Di Pietro
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