Parigi: il 3 per cento non è un dogma

Si riaccende il braccio di ferro sull'Euro. Prodi si schiera con Jospin, ma Blair appoggia Kohl Si riaccende il braccio di ferro sull'Euro. Prodi si schiera con Jospin, ma Blair appoggia Kohl Parigi; il 3 per cento non è un dogma Bonn: sui parametri non negoziamo AMSTERDAM DAL NOSTRO INVIATO Il tempo appena di tornare a Parigi e Dominique Strauss-Kahn ha subito provveduto a precisare la posizione francese, buttando sul tavolo dell'Europa un altro sasso che non riaprirà il negoziato chiuso a fatica lunedì con la Germania, ma che fa capire quanto sia ancora accidentata la strada verso Ja moneta unica. Il criterio del 3 per cento di deficit nel bilancio dello Stato sul prodotto interno lordo, secondo il neoministro dell'Economia del governo Jospin, è un «principio a cui avvicinarsi», non un dogma inviolabile come invece sostengono indefettibilmente i tedeschi che vedono nel rispetto rigoroso dei parametri di Maastricht l'unica convincente ragione per abbandonare il loro solidissimo marco per l'euro. . Eppure Strauss-Kahn è stata abbastanza precisa nel dare un'interpretazione di «stima» a quel fatidico 3 per cento: «E' quello che si chiama apprezzamento della tendenza. Bisogna che i Paesi si avvicinino il più possibile al 3 per cento e che dimostrino di essere sulla tendenza di avvicinarsi al 3 per cento anche se ancora non l'hanno raggiunto». E le obiezioni tedesche? Il ministro ha provveduto a farvi un implicito riferimento: «Non tutti condividono questa interpretazione del trattato, ma bisognerà farla valere». Quando? Di qui alla primavera del '98, quando si compirà la scelta dei Paesi che faranno parte del primo treno dell'euro. Rimbalzata qui ad Amsterdam, l'uscita di Strauss-Kahn è stata accolta con compassata freddezza dai tedeschi: «Il trattato è chiaro». Gelo anche in Germania, dove dalla Bundesbank è arrivata la seguente precisazione: «La Banca non reagisce direttamente a dichiarazioni di questo tipo. Su queste cose sono i governi a dover decidere». E da parte di Bonn, è giunta la scontata replica del portavoce del ministro delle Finanze Theo Waigel: «Il tetto del 3 per cento non è negoziabile». Ma che la posizione francese sia in via di definizione si è capito ieri sera, qui ad Amsterdam, quando Chirac e Jospin sono comparsi insieme in sala stampa. Ha detto il presidente: «L'euro partirà alla data e nelle modalità previste. Sono profondamente legato a questo progetto». Ha aggiunto il primo ministro: «L'euro partirà alla data prevista». E le modalità? Silenzio, nel senso che Jospin nulla ha detto a proposito delle modalità. Nella pentola francese dunque qualcosa sta bollendo e provocando anche imbarazzi. Sempre da Parigi (sembra che i ministri francesi parlino due lingue diverse a seconda se sono in patria o ai summit) il ministro per gli Affari europei Pierre Moscovici si è spinto ancora oltre Strauss-Kahn, al punto da essere quasi smentito qui ad Amsterdam dal portavoce del governo. Dando sostanza all'interpretazione Strauss-Kahn sulla «tendenza», ha detto Moscovici: «Bisognerà vedere quale sarà la situazione delle nostre finanze e, tenuto conto della situazione, decideremo se passare o no nell'euro». La questione vera è dunque la situazione del bilancio francese. E a questo proposito circolavano anche ieri mattina qui ad Amsterdam ipotesi piuttosto negative. Si parlava del 3,7 per cento nel '97 e addirittura del 4 per cento di deficit sul prodotto lordo nel '98. Ameno, naturalmente, di tagli nella spesa sociale che Lionel Jospin, nel corso della sua campagna elettorale incentrata sull'«umanizzazione» di Maastricht, aveva solennemente escluso. Ottenuta la «vittoria» di aver indotto i Quindici ad approvare una risoluzione sul lavoro e l'occupazione insieme al patto di stabilità monetaria, si apre dunque una nuova partita. Accanto alla Francia ci sarà l'Italia (sia Prodi che Ciampi si sono presentati al vertice di Amsterdam sostenendo un'interpretazione «politica» del 3 per cento); non ci sarà la Gran Bretagna di Tony Blair, che peraltro ha già deciso di non entrare subito nell'euro. Sulla questione del lavoro il leader laburista s'è collocato a fianco di Kohl nel sostenere l'intangibilità del patto di stabilità e insieme la necessità di affrontare la questione dell'occupazione senza spesa pubblica, ma con la flessibilità del mercato del lavoro in ciascun Paese. Ieri il Cancelliere dello scacchiere Gordon Brown ha reagito quasi con fastidio ai francesi: «Non deve esserci alcun ammorbidimento nei criteri di convergenza». Ma che tra i socialisti francesi e i laboristi inglesi ci fosse una bella differenza, l'avevamo già capito. [ces. mar.] Voci sulle difficoltà di bilancio francesi Il deficit si avvicinerebbe al 4 per cento Il presidente della Repubblica francese Jacques Chlrac con il primo ministro Jospin