Marta, il rebus delle troppe verità di Flavia Amabile

Scattone: «Chi mi accusa dice enormi falsità». La sorella di Ferraro: «Il giorno Scattone: «Chi mi accusa dice enormi falsità». La sorella di Ferraro: «Il giorno Marta, il rebus delle troppe verità Gli arrestati: «Non eravamo neppure in quell'aula» ROMA. Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro non hanno mollato, e la soluzione del giallo della Sapienza da ieri è meno vicina di quanto gli inquirenti speravano. A rendere più fragile il terreno sotto i loro piedi, era stata innanzitutto l'ammissione resa nella serata di lunedì da Francesco Liparota, l'usciere dell'istituto da dove è partito il colpo. Liparota era stato arrestato sabato scorso insieme con i due ricercatori con l'accusa di omicidio volontario della studentessa Marta Russo. Due sere fa, dopo l'interrogatorio, gli erano stati concessi gli arresti domiciliari. Ha ammesso tutto, confermando punto per punto le rivelazioni della segretaria Gabriella Alletto, ciò che era filtrato dagli inquirenti: e cioè che Scattone aveva premuto il grilletto. In realtà, ieri mattina, nel leggere i verbali dell'interrogatorio alla presenza di Scattone e Ferraro è apparso che l'ammissione di Liparota viene seguita da una ritrattazione, e poi da una nuova ammissione, e comunque mai si parla di una pistola. Gli inquirenti lo avevano anche previsto. C'è la possibilità di minacce e di ritrattazioni, avevano annunciato dopo i tre arresti, e continuano a battere senza sosta ogni strada, nel tentativo di dimostrare che esisteva all'interno dell'istituto un'organizzazione «omertosa». Ieri mattina sono finiti in carcere con l'accusa di favoreggiamento altri due dipendenti dell'istituto di Filosofia del diritto. Si tratta di Maurizio Basciu e Maria Urilli. Basciu è il direttore della biblioteca dell'istituto. Maria Urilli è una segretaria dell'istituto. A entrambi, Gabriella Alletto avrebbe raccontato ciò che aveva visto. Ma lo stesso aveva fatto anche con altre persone dell'istituto, e non si esclude che nelle prossime ore altre persone possano essere raggiunte da un ordine di custodia cautelare. Ma quando è stato il loro turno, Scatto- ne e Ferraro, hanno ribadito la loro versione dei fatti. Sereni, tranquilli, hanno negato ogni addebito: in quell'aula, al momento del delitto, non c'erano. Non è ancora chiaro dove fosse in realtà Scattone: nell'Università, ma il luogo esatto fa parte degli elementi che per ora la difesa preferisce non rendere noti, come hanno affermato i legali Alessandro Vannucci e Marcello Petrelli. Per quel che riguarda Salvatore Ferraro, è stato il fratello Giorgio a parlare. «Il giorno in cui Marta Russo venne uccisa, Salvatore era a casa con mia sorella. Lei non fa che piangere, continua a dire che era lì nell'appartamento con lei, dice che alcuni dei nostri amici hanno telefonato e hanno parlato con Salvatore. Ce la metteremo tutta per dimostrare la sua innocenza, rintracceremo tutte le persone che hanno chiamato. Forse la testimonianza di mia sorella non verrà tenuta in considerazione come quelle che hanno accusato Salvatore, ma il 9 maggio mio fratello era a casa». Le testimonianze che accusano Ferraro e anche Scattone sono quelle rese dall'assistente Maria Chiara Lipari e dalla segretaria Gabriella Alletto e le più pericolose sono queste ultime: la segretaria è l'unica finora ad aver affermato con certezza di aver visto Scattone sparare. Ma, ieri, il ricercatore al magistrato ha replicato: «Non so rendermi conto del perché dicano queste falsità». Ha poi affermato di conoscere la segretaria, ma di non avere con lei un rapporto particolarmente stretto. Alla domanda se si danno del tu o del lei, ha risposto «forse lei mi dà del tu, ma io le dò sicuramente del lei». Salvatore Ferraro, invece, si è detto molto rammaricato per il comportamente tenuto dalle persone che lavoravano con lui e che hanno detto di averlo visto nell'aula 6 il giorno del ferimento di Marta Russo. Entrambi i ricercatori hanno escluso di aver mai minacciato qualcuno, e hanno smentito di aver mai pronunciato frasi arroganti al momento dell'arresto. Al termine dell'interrogatorio, durato pochi minuti, i legali di Scattone hanno annunciato di essere intenzionati a presentare già oggi un'istanza di revoca dell'ordinanza di custodia cautelare. «Gli elementi dell'accusa sono di un'estrema fragilità e nutriamo grandi riserve su come è stata condotta l'indagine», ha affermato l'avvocato Vannucci. Anche Domenico Cartolano, legale di Ferraro, presenterà istanza di scarcerazione e ha espresso forti perplessità sulla impossibilità di incontrare il proprio cliente prima dell'interrogatorio. Ieri mattina è stata di nuovo interrogata dal pm Carlo Lasperanza Marianna Marcucci, la studentessa di giurisprudenza, legata da un rapporto più profondo dell'amicizia a Salvatore Ferraro, che fino a qualche giorno fa rappresentava il principale bastone su cui poggiava il suo alibi. Due giorni fa la studentessa aveva chiarito di aver chiamato Ferraro alle 10,30 e molto dopo mezzogiorno. Tutta da dimostrare, dunque, la sua presenza a casa al momento dell'omicidio di Marta Russo, tenendo anche conto del fatto che basta un quarto d'ora a piedi per percorrere il tragitto tra la casa del ricercatore e l'università. Gli inquirenti, infatti, sottolineavano che quello di. Ferraro è un alibi sostenuto da «un bastone rotto». Marianna Marcucci è stata ascoltata di nuovo ieri sera in questura. Flavia Amabile Ma le dichiarazioni della teste potrebbero portare altri in cella

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