Il Comune si spacca sui Savoia

Polemica per l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza contro il rientro in Italia Polemica per l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza contro il rientro in Italia Il Comune si spacca sui Savoia //Duca d'Aosta: confido che il sindaco moderi l'iniziativa Castellani: però la famiglia deve riconoscere la Repubblica «Non ho parole...», afferma il duca Amedeo d'Aosta al telefono sentendo le accuse ai Savoia, contenute nell'ordine del giorno che dice «no» al rientro dei reali in Italia, proposto da Alleanza per Torino e firmato da pds, Re e verdi, ossia (ad eccezione del ppi) dalla maggioranza che sostiene il sindaco Castellani. Aggiunge: «Sono dolorosamente stupito. E ciò che stupisce di più è che documenti di questo genere vengano presentati dopo 51 anni, mentre i veri protagonisti di quell'epoca, di fede non monarchica, mostrarono molto meno acredine». Ancora: «Vengo a Torino spesso e c'è gente che mi ferma per dirmi tutt'altre cose. Confido che il sindaco, che ebbe la sua città liberata da mio nonno, il duca Emanuele Filiberto, alla fine della prima guerra mondiale, moderi quest'iniziativa». Valentino Castellani, al termine di un Consiglio comunale nel quale è stato annunciato che il documento sui Savoia sarà discusso il 30 giugno, valuta la questione in modo pacato: «Dopo mezzo secolo, mi parrebbe ragionevole chiudere questa vicenda. Anche perché penso sia difficile che gli eredi della Casata rappresentino una minaccia per la Repubblica. Il giudizio sulle responsabilità della dinastia, in sede storica, è stato dato nello stesso momento in cui gli italiani al referendum del '46 preferirono la Repubblica. Personalmente, siccome la forma repubblicana nella nostra Costituzione è uno dei po- chi princìpi irriformabili, gradirei che il rientro dei Savoia fosse accompagnato dal loro riconoscimento della scelta fatta, 51 anni fa, dal popolo italiano». Ma cosa è scritto nell'ordine del giorno che sta facendo gridare allo scandalo i monarchici e che ha convinto An a presentarne uno analogo ma di segno contrario (a favore di un sollecito rientro) in Regione? Dopo una serie di accuse contro la dinastia (dalle «trattative segrete, all'insaputa del Parlamento, per l'entrata in guerra nel 1915» all'«inerzia» contro le leggi liberticide del fascismo; dall'«avallo delle leggi razziali del 1938» all'«adesione a tutte le guerre di aggressione promosse dal fascismo», sino «all'ignominiosa fuga da Roma, l'8 settembre '43»), i firmatari del documento chiedono al Consiglio «di esprimere la più netta disapprovazione alla modifica della 13a disposizione transitoria e finale della Costituzione», quella che impedisce il rientro dei Savoia, la cui modifica sta per arrivare in Parlamento. Di qui la levata di scudi dell'opposizione. «I presentatori di questa mozione - commenta Fon. Raffaele Costa - hanno tempo da perdere. Così propongono battaglie illiberali e di retroguardia. I Savoia che dovrebbero ritornare in Italia non hanno colpe. Vittorio Emanuele, nel 1946, aveva meno di 10 anni. Perché costringerlo all'esilio con i suoi familiari? Tanto più che la "condanna" arriva da chi tollera che la città sia invasa da stranieri clandestini». Per An, Ghiglia non ha dubbi e ripropone (in Regione e in Comune) lo stesso orarne del giorno favorevole al rientro, che due anni fa fu bocciato dalla «stessa maggioranza». Anche l'azzurro Cherio chiede di affrontare i veri problemi della città, «in particolare quelli connessi con il piano regolatore e con opere pubbliche attese da decenni». Battuello e Chiavarino (Cdu) ironizzano su una maggioranza che «probabilmente non ha nulla di meglio cui pensare». Mentre l'ex assessore Dondona (pure lui di Forza Italia) osserva che il documento è stato proposto da Alleanza per Torino, movimento che «nel proprio simbolo ha Emanuele Filiberto, Testa di Ferro». Come dire: «La storia questa sconosciuta». Ribattono il presidente del Con¬ siglio, Mauro Marino, Michele Paolino e Giovanni Nigro: ((Emanuele Filiberto fece di Torino la capitale d'Italia. Comunque, senza cadere nella provocazione, ci preme che la Città faccia chiarezza su un tema che richiama anni bui della storia d'Italia». Il pds, secondo il vice capogruppo Beppe Borgogno, lascerà «libertà di coscienza e di voto». Mariangela Rosolen (Re), invece, è sicura, il suo gruppo voterà contro il rientro dei Savoia. «Non dimentichiamo - dice - che Vittorio Emanuele IH era Re d'Italia e di Albania. I suoi eredi facciano come Otto d'Asburgo, eletto deputato in Austria dopo aver rinunciato a qualsiasi pretesa dinastica». Giuseppe Sangiorgio