Souness: il mio Toro? Un nuovo Liverpool di Marco Ansaldo

PERSONAGGIO PERSONAGGIO FCOAftemiATA L'OPERAZIONE RINASCITA L'allenatore scozzese si è presentato, vuole una squadra tecnica ma capace di combattere Souness; il mio Toro? Un nuovo Liverpool «E tra un anno, il derby con la Juve» TORINO I L calcio è semplice, dice GraeH me Souness. Chi ha seguito il Toro nella peggiore stagione della sua storia probabilmente non la pensa allo stesso modo: è stato tutto così complicato, faticoso, spento. Se la semplicità ne deve essere l'essenza, quello esibito dai granata non è stato calcio. Lo tornerà ad essere, forse, con questo scozzese baffuto che un giorno si presentò a Genova per giocare nella Sampdoria e la strada dall'aeroporto fino in via XX Settembre fu bloccata dalle auto, perché lui, Souness, era uno dei centrocampisti più prestigiosi del mondo e pareva un sogno vederlo lì. Torino ieri mattina non si è fermata per accoglierlo: in piazza S. Carlo, sotto la sede granata, si circolava come in un giorno qualsiasi perché il richiamo di Graeme The Best come allenatore non è ancora lo stesso di quando vinceva gli scudetti e le Coppe con il Liverpool. Eppure l'impatto è stato vigoroso. Chi lo ha conosciuto una dozzina di anni fa ricorda il tipo. Soprattutto se ne rammenterà Mancini che era un ragazzino perso dietro le auto sportive e le miss: lui e qualche altro corsero il rischio di restare appesi a lungo agli attaccapanni dello spogliatoio. Gli anni e tre bypass pare non abbiano addolcito l'uomo, che è ruvido e aperto. In un'ora di conversazione il 44enne Souness ha spiegato: 1) che se dipendesse da lui comincerebbe domattina e la squadra si allenerà già nel primo giorno di ritiro a Montepulciano; 2) che «il football è sempre lo stesso ed è un gioco semplice, soltanto che qualche scienziato ha provato a complicarlo»; 3) che «il Torino dovrà riproporre la filosofia del Liverpool che vinse le coppe europee perché aveva grande tecnica ma era fisicamente molto forte e ag- gressivo»; 4) che «mi piacciono i giocatori che danno il 100 per cento di se stessi per il 100 per cento del campionato, non quelli che sono più bravi ma garantiscono il 100 per cento una volta ogni tanto»; 5) che non viene «con la spocchia di uno straniero che vuole insegnare il calcio agli italiani ma con la consapevolezza di essere un ospite che non può pretendere che gli altri si adattino a lui». Una serie di buoni proponimenti che Souness ha infiorettato di considerazioni sparse sui motivi che lo hanno portato al Toro (compreso il ricordo del figlio più giovane che nacque a Genova il giorno dopo una sua partita contro i granata). Naturalmente vuole la promo- zione subito e «tra un anno mi piacerebbe piantare la bandiera del Toro davanti alla curva della Juve», ha detto con una risata ricordando quanto fece in Turchia sul campo del Fenerbahce dopo una vittoria del Galatasaray nel derby. Dal primo approccio si è capito che Graeme The Best non ha un credo tattico defunto perché vuole verificare le caratteristiche dei giocatori e non vuole concedere a nessuno l'alibi di sentirsi impiegato fuori posto. «Potremo adottare il 4-4-2 o il 3-5-2». Dalle prime indiscrezioni il nuovo Toro dovrebbe ricalcare lo schema della Nazionale inglese, con il libero, due marcatori e i terzini laterali avanzati a centrocampo. Portiere, libero e centravanti saranno i puntelli e sono questi i ruoli in cui Souness ha chiesto di intervenire. Come portiere potrebbe arrivare Brivio dal Vicenza, se non si libererà uno specialista di maggiore esperienza. Per l'attaccante, nonostante le voci su Murgita (confermate) e Montella (smentite) tutto si indirizza su Silenzi. Quanto al libero c'è fiducia in Cravero, ma si pensa all'alternativa offerta dal ritorno di Pedroni e c'è stato un nuovo contatto, più positivo, per Firicano. Intanto ieri pomeriggio Lentini ha firmato il contratto in sede. «E' una realtà da scoprire giorno per giorno - ha aggiunto lo scozzese che ha firmato per due anni a 900 milioni a stagione -, conosco soltanto Lentini e sono eccitato dalla sfida che è più complicata di quando arrivai alla Sampdoria da giocatore: infatti un allenatore ha molte responsabilità in più. Vorrei fare qui qualcosa di speciale, il Toro ha la tradizione del grande club e non vorrei che si ripetesse lo spettacolo di domenica soprattutto nel rispetto dei tifosi: perciò preferisco non trarre nessuna indicazione da quello che ho visto. Comunque credo che anche in un calcio senza più bandiere un giocatore debba giocare per il bene del suo club prima che per il benessere della sua famiglia». Chissà che il Toro non torni se stesso. Marco Ansaldo A fianco Souness il nuovo tecnico del Torino conosciuto in Italia per aver giocato nella Samp; sotto Sacchi, negli ambienti baresi si fa il suo nome come sostituto di Fascetti odiato dagli ultra locali