Veleni su Fascetti, si parla di Sacchi di Claudio Giacchino
SPORT QUI BARI LA A TORMENTATA fascetti L'Arrigo è sponsorizzato da Antonio Matarrese FBARI ASCETTI Eugenio, di Bari non sei degno». Questo slogan in fonetica rima campeggia sull'asfalto dei parcheggi dello stadio, sui muri del centro e del quartiere Matarrese, così chiamato perché lo sta costruendo attorno allo Sheraton hotel la Famiglia per antonomasia della città. Vi campeggia, assieme ad altre epigrafi meno Uriche, da gennaio, quando cioè gli ultra cominciarono a contestare il condottiero arrivando perfino a disertare le partite e, per bocca di due capipopolo, noti malavitosi, a minacciare il tecnico: «Se perdi ancora ti spacchiamo la faccia». Promessa non mantenuta perché da quel giorno la squadra prese a vincere e Fascetti, in barba alla virulenta gente della curva sud, ha restituito il Bari alla A un solo anno dopo la caduta. Impresa storica dato che mai la retrocessione era stata subito riscattata: le precedenti 9 promozioni (i pugliesi sono la squadra-ascensore per eccellen¬ za) erano arrivate dopo anni di triboli. Però, «il non degno Eugenio» che ha ridato massima dignità al pallone barese, rimarrà? In linea di massima sì, sebbene il Matarrese che più comanda, don Tonino il Politico, prendendo a pretesto che non può essere confermato un generale trionfatore ma inviso alle folle, intende sfrattarlo. Per il beneficio, forse, dell'Arrigo. Sì, avete letto bene: Sacchi, dopo essere stato innalzato alla panchina della Nazionale ed essere stato arricchito a dismisura, sempre dall'ex presidente federale, con il famigerato miliardario prolungamento del contratto, adesso verrebbe dallo stesso don Tonino Matarrese graziato dalla disoccupazione (pur lautamente pagata dal Milan). Sacchi a Bari, per sfangare tutto l'anno all'inseguimento della salvezza? Ripetiamo, è ipotesi alquanto suggestiva ma nel calcio quante volte l'incredibile, o l'assurdo, è poi corrisposto alla realtà? Ovviamente, questa voce è smentita sec¬ camente: «Stupidaggine colossale, è stata propalata da un giornalista che domenica s'era intrufolato negli spogliatoi per partecipare alla festa ed è stato cacciato via da don Vincenzo il Muratore». Cioè, dal Matarrese presidente del club, debitore del soprannome al fatto che mentre il fratello s'è impegnato in politica diventando onorevole e sire del pallone italico, lui regna sui cantieri edili di città e regione. Per intanto, Fascetti non ha ancora detto se vuole continuare la sua vittoriosa battaglia contro gli stupidi che l'hanno insultato anche nel giorno della promozione, si trincera dietro una serie di «ni» e «vedremo», ma è chiaro che la serie A gli piace un mondo: «A Torino, dopo averla conquistata mi mandarono via, a Verona mi esonerarono quando eravamo a 1 punto dalla salvezza per prendere, bella roba, Liedholm con cui affondarono subito. Mi piacerebbe fare un giro sulla grande giostra, la contestazione non mi fa un baffo, sarebbe bello chiudere di nuovo la bocca ai cretini. E, forse, con me sarebbe meno monotona la A così piena di gente fatta con lo stampino, mamma mia come sono tutti uguali, falsi e paurosi gli allenatori del massimo campionato. Però, prima di decidere debbo parlare con il presidente, la squadra va rinforzata». Ahi ahi, Fascetti, qual soave bugia, figurarsi se l'argomento non l'avrà già affrontato e sviscerato. E don Vincenzo il Muratore che dice? Tesse le lodi del condottiero, poi si sfoga: «Noi, i Matarrese, abbiamo fatto tanto per Bari e il Bari e la città mai ci è stata grata, nessuno dei potenti s'è mosso per far cessare la contestazione, anzi, l'ha nutrita, per gelosia contro di noi. Dunque, festeggeremo, noi e la squadra, ma senza invitare autorità: questa vittoria è solo nostra, della nostra Famiglia». Quanti veleni nella rinascita barese. Claudio Giacchino
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