Quando gli dei abitavano l'Italia di Sabatino Moscati
Tre mostre sulle civiltà preromane Tre mostre sulle civiltà preromane Quando gli dei abitavano l'Italia MOSTRE, mostre, mostre... E non più solo d'arte, come da tempo si usava, ma anche di archeologia, con 1 la presentazione incalzante di nuove scoperte e di nuove tematiche. Questo è il momento della prima Italia, che precedette l'affermazione di Roma e che sempre più rivela, nel corso del millennio che precede l'era cristiana e ancor prima, un fiorire di civiltà laddove si pensava estendersi l'ombra della barbarie. Accanto ai più noti Etruschi riemergono i Sanniti, i Piceni, gli Umbri e tanti popoli ancora che hanno costruito la nostra storia. A quando una mostra sulle più antiche civiltà del Piemonte? Ma cominciamo con Chieti, dove nel Museo Archeologico Nazionale e in quello della Città Antica alla Civitella, si espongono «I luoghi degli dèi», con un sottotitolo che non lascia dubbi: «Sacro e natura nell'Abruzzo antico». Circa trecento reperti da scavi recenti, per la quasi totalità mai esposti prima, iUuminano le credenze e l'arte di quelle terre tra il IV e il I secolo a. C: decorazioni architettoniche, bronzetti, oggetti votivi, monete provenienti dai santuari dispersi nei luoghi più vari, dalle grotte alle sorgenti e ai boschi, dove si credeva che gli dèi rivelassero la loro presenza. Alcuni reperti giungono, per l'occasione, da musei stranieri: tale è il caso della straordinaria testa bronzea scoperta a San Giovanni Lipioni, conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi, che raffigura un paesaggio locale del rn-II secolo a. C. La testa ritrae, in grandezza naturale, un uomo di età matura, con il volto fortemente caratterizzato dal naso aguzzo, gli zigomi sporgenti, i capelli a ciocche, la barba cortissima. Gli occhi, in pasta vitrea, spiccano vividi sotto le sopracciglia spesse. Ora volgiamoci al Sud, visitiamo a Vaste presso Lecce la mostra «Dalle terre di Vaste. Storie di Messapi, Romani, Bizantini». Qui il denominatore è una città, fiorita per secoli e millenni. La sua più antica fase, quella legata al popolo dei Messapi, rivive in una serie di scoperte come il tesoretto di centocinquanta monete d'argento nascosto (da chi? perché?) prima che i Romani conquistassero la regione. Vaste è una delle grandi novità dell'antica storia di Puglia; e per la prima volta le viene reso il meritato omaggio. Veniamo infine a una mostra itinerante, che sta per concludersi a Imola ma riprenderà in autunno ad Ancona. S'intitola «Acque, grotte e dèi: 3000 anni di culti preromani in Romagna, Marche e Abruzzo», e raccoglie una serie di scoperte, specialmente bronzetti votivi, provenienti dai più antichi santuari di quelle terre. Come si vede, la dimensione regionale è qui superata in funzione di raccordi che unificano più aree attraverso analoghe forme di vita religiosa e di creazione artistica. Denominatore comune è il culto delle acque, ritenute fonte di fertilità e dì vita, che si realizza nell'offerta di statue in pietra e in argilla, modelli in terracotta riproducenti parti del corpo umano, riproduzioni in miniatura a scopo votivo di vasi, fornelli, posate e altro ancora. Grande interesse ha la continuità di culti e riti attraverso il tempo: così avviene, ad esempio, nel santuario di Corfinio, dove la data della festi vita cristiana in onore di Sant'Ippolito coincide con quella anticamente dedicata a Ercole. . Prima Italia: questa definizio ne ben si addice al rinnovamento in atto nelle conoscenze, all'evidenza sempre maggiore del contributo che tanti popoli hanno dato alla civiltà del nostro Paese Perciò l'unificazione romana ci appare sempre più come la con clusione, piuttosto che l'inizio, di una lunga vicenda; e le tradizioni locali, profonde e illuminanti, rie mergono alla luce delle scoperte archeologiche come riemergeranno poi, quando l'unità romana sarà entrata in crisi. Sia consentito di concludere, su queste colonne, ripetendo l'auspicio: a quando una mostra sulle più antiche civiltà del Piemonte? Sabatino Moscati
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