E a denti stretti Tedeschi accettò il grazie del Tesoro

E a denti stretti Tedeschi accettò il grazie del Tesoro E a denti stretti Tedeschi accettò il grazie del Tesoro ROMA. Un addio amaro. «Ringrazio il Tesoro per la fiducia riposta in me nei tre anni precedenti». Così Michele Tedeschi, presidente uscente dell'lri, secondo quanto raccontano i consiglieri di amministrazione dell'istituto, ha risposto ieri mattina freddamente ai ringraziamenti «per l'opera svolta» rivoltigli, nel corso dell'assemblea dal rappresentante del Tesoro, a nome dell'azionista. Un grazie, quello rivoltogli dal Tesoro, anche a nome del governo, per l'«assoluta autorità» con cui in questi tre anni aveva gestito l'istituto e per i risultati ottenuti. E' un Tedeschi apparentemente sereno, quello che apre l'ultimo consiglio e l'ultima assemblea della sua presidenza. Gli avvenimenti e i bracci di forza della vigilia sembrano lontani. Le due riunioni si dipanano serenamente anche perché il vero e proprio «addio» si era già svolto venerdì scorso quando i lavori di quello che sarebbe divenuto il penultimo consiglio dell'Ili, prima del¬ l'era della liquidazione, si erano conclusi con una colazione. Unica nota diversa: la mancanza della «solita» barzelletta del consigliere Roberto Tana. Ma Tedeschi, ieri, non è il solo a lasciare. A varcare per l'ultima volta la porta dell'istituto di via Veneto, nella loro qualità di consiglieri, sono stati Giuseppe Ur- ciuoli ed Enrico Zanelli. Che ammettono, lasciano «con un po' di dispiacere. Quando si lavora insieme per tre anni un po' dispiace» spiegano. Zanelli, oltre che dispiaciuto, si dice «lieto che il mandato cui mi sono, ci siamo, dedicati in questi anni: le privatizzazioni, è stato confermato al nuovo consiglio». «Si è svolto tutto molto tranquillamente», conviene Urciuoli, «abbiamo fatto quello che restava da fare come vecchio consiglio e approvato un bilancio che chiude, dopo tanto tempo, in utile». E anche a livello personale «il bilancio è positivo. E a ragion veduta: abbiamo fatto tutte le privatizzazioni possibili: a bloccarci è stato il Parlamento con la mancata approvazione dell'authority». Così non manca «un po' di tristezza per l'ingenerosità di alcuni giornali». E per il futuro? Urciuoli non crede che ci sarà «un grande cambiamento. Privatizzeranno come abbiamo fatto noi e finché potranno». Da qui l'augurio che «il Parlamento li segua». Unica differenza: il mandato. «11 loro è a termine. Tra tre anni devono chiudere l'Iri». E il consigliere uscente si augura, su questo, «un ripensamento: si rischia di perdere i grandi manager che ci sono nel gruppo». Un timore condiviso da Nerio Nesi, secondo il quale «la scelta del nuovo presidente dell'lri è determinata dalla decisione di scioglimento dell'istituto». Per l'esponente di Rifondazione comunista sarebbe comunque stato preferibile se il governo avesse assegnato all'istituto un ruolo di agenzia per la soluzione dei problemi economici e sociali del Mezzogiorno. (r. e.]

Persone citate: Enrico Zanelli, Giuseppe Ur, Michele Tedeschi, Nerio Nesi, Roberto Tana, Urciuoli, Zanelli

Luoghi citati: Roma