L'Iri venderà tutto, da Finmeccanica alla Rai
Insediato il nuovo vertice. Cofferati e Bertinotti perplessi. Gros-Pietro e Bianchi: non siamo liquidatori Insediato il nuovo vertice. Cofferati e Bertinotti perplessi. Gros-Pietro e Bianchi: non siamo liquidatori L'Ili venderà tutte, da Finmeccanica alla Rai Il Polo attacca, Veltroni difende le nomine Gian Maria Gros-ROMA. Tutto questo adesso è suo: l'Alitalia e la Finmeccanica, la Fincantieri e perfino la Rai. Ma Gian Maria Gros-Pietro, da ieri a mezzogiorno presidente dell'Ili a cui fanno capo queste attività, assicura: «Non sono spaventato». Appena eletto dall'assemblea al posto di Michele Tedeschi, non lo preoccupa nemmeno il compito categorico ricevuto dal governo di Romano Prodi: privatizzare nei tre anni del mandato tutte le società del gruppo, fino a esaurimento, cioè fino allo smantellamento dell'Istituto. Gros-Pietro è sicuro di centrare l'obiettivo: «Quelli che ci aspettano - dice - non sono problemi semplici ma sono problemi già avviati a soluzione». Ma il nuovo presidente e i consiglieri di amministrazione che lo affiancheranno sono allora in realtà dei liquidatori? Risponde il neoconsigliere Patrizio Bianchi: «Non sono un liquidatore, né io né tantomeno il presidente. Noi siamo economisti industriali abituati a ragionare sulla crescita del Paese». Gros-Pietro e Bianchi, che sono rispettivamente vicepresidente e presidente del centro ricerche Nomisma creato da Prodi, dovranno in realtà non solo guardare agli aspetti finanziari delle privatizzazioni, ma preoccuparsi anche dell'assetto industriale delle società destinate a lasciare lo Stato padrone. «Bisogna ricollocare nel tessuto produttivo attività vive» spiega Gros-Pietro. Il che vuol dire che, come afferma Bianchi, insieme alle cessioni possono essere definite alleanze internazionali per le signole aziende e possono essere studiate riorganizzazioni per renderle più efficienti. In ogni caso, precisa ancora Bianchi, l'obiettivo «non è svendere i pezzi». A voler legare le privatizzazioni con la politica industriale è soprattutto il ministro dell'industria Pierluigi Bersani, coautore della scelta del nuovo vertice Iri con Prodi e con il collega del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. Bersani, pressato dal suo partito, il pds, che è preoccupato dei riflessi sull'occupazione delle privatizzazioni, ha insistito per dare maggiore attenzione all'assetto e alle prospettive delle singole realtà in vendita: «Occorre capire cosa può essere privatizzato dando sviluppo a una realtà industriale» fa notare da Parigi, dove è impegnato al salone aerospaziale. In sintesi «il termine di tre anni è tassativo» per le privatizzazioni senza trascurare con quale strategia e con quale configurazione le aziende andranno sul mercato. Da tempo anche i sindacati lamentano l'eccessivo peso che sarebbe stato dato alle esigenze finanziarie delle privatizzazioni rispetto alle questioni industriali. Tuttavia il segretario della Cgil Sergio Cofferati non apprezza la sostituzione di Tedeschi, sostenendo che il processo di privatizzazione «iniziato all'Ili è giusto e condivisibile, ma l'obiettivo da raggiungere poteva essere tranquillamente realizzato con il gruppo dirigente di prima». Cofferati osserva che «mutare il gruppo dirigente mentre il processo è in corso è sempre un azzardo». E' critico anche Fausto Berti¬ Pietro notti, segretario di Rifondaziohe, partito della maggioranza di governo. Per lui le nomine all'Ili «accentuano le preoccupazioni» e rappresentano «un'altra occasione mancata». Bertinotti avrebbe voluto che si discutesse, «prima delle nomine, di cosa deve fare Uri» invece di prevedere una «missione unicamente negativa» come le cessioni: Rifondazione avrebbe voluto la trasformazione dell'Ili ih agenzia per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ma non vuol sentire critiche il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, che attribuisce al centrodestra «polemiche di maniera» perché «evidentemente l'opposizione non può dire che le nomine del governo sono buone». Veltroni rivendica la qualità della soluzione adottata: «Rispetto alle nomine fatte nel 1994 dal governo Berlusconi non c'è paragone. Noi abbiamo scelto sulla base della capacità e della competenza». Positivo poi il giudizio deipresidente della Confindustria Giorgio Fossa: «Con il neopresidente siamo sulla buona strada». Assenti i neo consiglieri GrosPietro, Bianchi e Piero Barucci e anche il confermato Mario Draghi, la continuità all'Ili è rappresentata da Alberto Tripi, Piero Gnudi e Roberto Tana, rimasti nel cda. Per Piero Gnudi è stata profilata, secondo voci, la possibilità di diventare vicepresidente o amministratore delegato. Ma Bersani esclude che ci sarà un amministratore delegato. I nuovi consiglieri ricevono un Iri con meno problemi: il bilancio approvato ieri è in utile (184 miliardi la capogruppo, 431 miliardi il gruppo) e con debiti in discesa da 22.550 a 9400 miliardi. Roberto Ippolito Gian Maria Gros-Pietro
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