Mani Pulite, bufera su Di Pietro e Ghitti
_^ Il gip suggeriva le mosse al pm. Gli avvocati: per questo vogliamo carriere separate f% » Il gip suggeriva le mosse al pm. Gli avvocati: per questo vogliamo carriere separate l gip suggeriva le mosse al pm. Gli avvocati: per questo vogiamo cae p Mani Pulite, bufera su Dì Pietro e Ghitti l l «Dopo quel carteggio lasci il Csm» MILANO. Sarà un caso, ma ieri Antonio Di Pietro è ricomparso alla procura di Milano, dove si è incontrato con gli ex colleghi IIda Boccassini, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo. Sarà un caso ma proprio ieri mattina il Corriere della Sera è uscito con la pubblicazione di un carteggio - sotto forma di bigliettini - tra l'ex pm ed ex ministro e il gip Italo Ghitti trovato agli atti del processo Eni-Montedison. E a quanto si sa trasmesso anche alla procura di Brescia. Che i due, all'epoca del carteggio (i primi di gennaio del '94), intrattenessero rapporti è ovvio: Di Pietro era il sostituto procuratore più in vista del pool Mani Pulite e Ghitti era il gip di quell'inchiesta. Gip unico, perché la procura aveva scelto di rubricare tutti i filoni dell'indagine sotto un unico numero, quello relativo all'arresto di Mario Chiesa, deciso appunto da Ghitti. Ma sono i «modi» del carteggio ad aver immediatamente animato le polemiche da parte di alcuni esponenti politici. Perché Di Pietro scrive un appunto a Ghitti, su carta intestata della Procura, di questo tenore: «Per Italo, riservatamente e a titolo personale ti anticipo il perché Maddaloni dovrebbe andare dentro al più presto». Tono confindenziale, dunque, con quell'espressione («andare dentro») che certo non si può definire aulico linguaggio giuridico. All'appunto viene allegato un lungo promemoria anonimo. La risposta di Ghitti è su carta intestata del tribunale. Anche questa in forma di appunto: «Per Antonio. Trova un altro capo di imputazione perché il 2621 (falso in bilancio, ndr) è già stato contestato». E si prosegue con questo tono più simile ad un consiglio che non ad una risposta ufficiale da perte di un giudice «terzo» ad un pubblico ministero. Ed è appunto questo che, oggi, interessa. Più ancora che la vicenda di Mario Maddaloni, direttore generale della società di impiantistica Tpl finito in carcere una prima volta nel giugno '93 e di cui il pool chiede un secondo arresto (negato) a dicembre di quell'anno. Anche se è una vicenda che vede coinvolti (per una storia di soldi in nero finiti dalla Tpl all'Enimont) personaggi come Lorenzo Necci e Francesco Pacini Battaglia. Ovverosia personaggi che le inchieste di La Spezia e Brescia hanno in qualche modo collegato a Di Pietro e al suo entourage. Ed è questo che all'ex pm preme sottolineare nell'unica battuta che concede: «E allora? Qual è il problema? Da qui carteggio - sostiene - si capisce soltanto che il gip non era così appiattito sulle posizioni del pm. E per me Maddaloni poteva parlare di Necci e Pacini; altro che amicizie». Sulla stessa linea l'avvocato Vittorio d'Aiello, da sempre su posizioni vicine a Di Pietro. Ma un altro legale, Gaetano Pecorella, presidente dell'Unione Camere penali è di ben altro avviso: «Questa storia - dice - mette in luce l'esistenza di rapporti sotterranei tra gip e pm dai quali la difesa è esclusa». «Un caso esemplare per dimostrare la necessità di separare le carriere», aggiunge Pecorella. E sulla stessa linea Tiziana Maiolo di Forza Italia (che definisce il carteggio «scandaloso») e Giovanni Pellegrino, pds, presidente della commissione stragi, che sottolinea la necessità di due Csm separati. Sul tema Csm anche Marco Taradash (FI) che chiede le dimissioni di Ghitti dall'organismo di autogoverno dei magistrati. L'ex gip ne fa parte da tre anni e ieri, sul carteggio, si è limitato a un «Non ho nulla da dire». Ma qualcuno nel Csm anche se non ufficialmente, pare sia «altamente perplesso» dalla vicenda. Ricordando che, per un episodio analogo, il gip di Palermo Sergio La Commare è stato censurato e trasferito dalla sezione disciplinare del Csm: la stessa sezione di cui Ghitti fa parte. [r. m.] _^ f%
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