Giustizia, l'amarezza del presidente di Marco Zatterin

Giustizia, l'amarezza del presidente Giustizia, l'amarezza del presidente «I nuovi avvisi? Vho saputo soltanto dai giornali » TORINO. Arrivato alle ultime pagine della spessa relazione di bilancio, Cesare Romiti scende in campo in prima persona. In nome della trasparenza, comincia a parlare agli azionisti della Fiat. delle vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista, della «condanna in primo grado e quindi non definitiva», dell'impugnazione che verrà proposta contro la sentenza, e di come da questa «nessun pregiudizio» sia venuto per i soci di corso Marconi. Poi si ferma, ma è un attimo. Riprende subito dalle storie più recenti, dai provvedimenti della Procura di Torino a carico suo e del direttore finanziario Francesco Paolo Mattioli per presunte irregolarità nei bilanci dell'Impresit e Cogefar. E qui si scatenano la sorpresa e l'amarezza, che il presidente della Fiat esprime per «un costume giudiziario che non ci si stancherà mai di deprecare, e mai. abbastanza censurato», quello che privilegia le fughe di notizie alle informazioni ufficiali. «Abbiamo appreso tutto solo dai giornali», sottolinea con voce ferma Romiti, riferendosi alle notizie apparse sabato mattina sui quotidiani. La conferma della coda dell'inchiesta si è avuta solo ieri sera, quando poco prima delle ventidue l'agenzia Ansa ha annunciato che la Procura aveva notificato nel pomeriggio all'avvocato Vittorio Chiusano gli inviti a comparire destinati al presidente della Fiat e a Mattioli proprio per le vicende Impresit e Cogefar (saranno ascoltati a metà luglio). L'ipotesi era già stata commentata da Romiti che l'ha etichettata frutto di «contraddizioni inquietanti». Aveva detto il presidente della Fiat che «se la notizia fosse stata vera, non avrebbe prodotto fatti nuovi in quanto riguarderebbe i bilanci '91 delle due società, che erano stati dichiarati coperti dall'amnistia fiscale». In quel momento, ha aggiunto, «non ero stato minimamente coin- volto nell'indagine per la decisiva ragione che non ero nel consiglio di ainministrazione né dell'una, né dell'altra società». Le «contraddizioni» scaturiscono proprio da queste considerazioni: «Mi sorprende molto il mutamento di giudizio della Procura». Non è un'offensiva contro la magistratura. Il numero uno del gruppo torinese ripete senza tregua il suo rispetto per gli amministratori della Giustizia, nel raccontare quanto accaduto nei mesi scorsi ribadisce che, «per mia cultura e per il mio modo di pensare, non posso non rispettare le decisioni del giudice», anche se ciò non gli impedisce «di ritenere ingiusta ed infondata la condanna inflittaci, per ragioni di fatto e per ragioni di diritto, come esaurientemente illustrato nella sede competente». Quando un azionista esprime soli¬ darietà al presidente, scatta un applauso che calamita le emozioni di Romiti. «Tanti mi dicono, "Non preoccuparti, vai avanti" - confessa - ma la sera, quando uno resta solo e va a dormire, queste cose pesano, sono amare... molto amare». E non basta la consapevolezza del fatto che, alla fine, «dopo aver operato tanti anni per il bene della società, è con la propria coscienza che bisogna misurarsi». E' il termine «amarezza» a segnare questa fase del discorso del presidente della Fiat, un'amarezza che è «un fatto personale». Per il resto, insiste, deve valere la Legge. «E' lo Stato che ha emesso quella sentenza - ricorda - e per quanto mi riguarda, io devo andare avanti nella misura in cui lo Stato e le leggi me ne danno la possibilità». Conforta comunque Romiti il sapere che il giudice abbia respinto le richieste di risarcimento dei danni patrimoniali avanzate dalle parti civili (due azionisti oltre ai rappresentanti dei Cobas). «Il fatto è significativo - afferma - perché attesta che nessun pregiudizio di alcun genere hanno subito in conseguenza dei fatti a noi ascritti i possessori di azioni Fiat e i dipendenti del nostro gruppo». La sentenza, riepiloga Romiti all'assemblea del Lingotto, «ha disposto la sospensione dell'efficacia anche della misura interdittiva dalle funzioni di amministratore di società ed il giudice ha inoltre rimesso alla procura la valutazione della posizione degli altri membri del comitato esecutivo in relazione agli stessi fatti contestati a me e al dottor Mattioli». C'è però bisogno di una precisazione: «Non essendo a tutt'oggi stata depositata la motivazione della sentenza, non è possibile conoscerne le ragioni». L'impugnazione, come detto, è scontata. Il presidente è ottimista e lo dice ai soci venuti sino a Torino. «Forte del convincimento di non aver violato la legge e di aver sempre improntato in modo utile e vantaggioso il mio operato all'esclusivo interesse del gruppo», Romiti assicura di «confidare nel positivo esito della prossima fase del giudizio». Nel frattempo, promette, nulla potrà distorgherlo dal continuare a fare il suo lavoro come sempre, per la Fiat e per gli azionisti. Marco Zatterin «L'azione dei giudici torinesi mostra contraddizioni inquietanti» Consegnati nel pomeriggio ai vertici gli inviti a comparire in Procura

Persone citate: Cesare Romiti, Francesco Paolo Mattioli, Mattioli, Romiti, Vittorio Chiusano

Luoghi citati: Torino