Otto miliardi per gli arredi del castello

Asta di Duino Asta di Duino Otto miliardi per gli arredi del castello TRIESTE. Ammonta a 8 miliardi e 600 milioni contro una previsione di 5-6 miliardi, il ricavato della contestata asta degli arredi del castello di Duino, decisa dal principe Carlo Alessandro Della Torre e Tasso che non riusciva più a far fronte alle spese di manutenzione del maniero e del suo prezioso contenuto. Gli oltre 1500 pezzi d'antiquariato raccolti a Duino, tra cui preziosi arazzi seicenteschi, mobili di pregio, quadri, tappeti, ceramiche e reperti archeologici, hanno così preso il volo, fatta eccezione per alcuni pezzi giudicati sui quali Stato e Soprintendenza hanno posto dei vincoli. E proprio questi ultimi hanno suscitato le polemiche più accese: da un lato da parte di chi, come Vittorio Sgarbi, (che ha poi partecipato all'asta) ne ha sollecitato fino all'ultimo l'emanazione, a tutela dell'integrità del castello e della sua storia, dall'altro da parte delle prestigiose case d'asta organizzatrici dell'incanto e di alcuni collezionisti, che si sono visti imporre, in certi casi all'ultimo momento, limiti di vario genere all'acquisto e all'uso dei beni in vendita. Nel castello erano raccolte non solo pregevoli collezioni assemblate nel corso dei secoli dal ramo italiano dei Thurn Und Taxis, ma anche testimonianze del soggiorno di personaggi celebri, tra cui i musicisti Franz Liszt e Johann Strauss, il poeta praghese Rainer Maria Rilke e l'imperatrice Sissi. Sono rimasti nel castello, anch'esso in vendita e oggetto di una trattativa con lo Stato e la Regione, il pianoforte suonato da Liszt, diversi pezzi archeologici, e l'archivio degli scritti di Rilke, che qui scrisse il suo capolavoro, le «Elegie duinesi». E' stata invece venduta per 7 milioni e mezzo la poltrona su cui 0 poeta amava sedere, battuta a partire da appena un milione e mezzo, sulla cui vendita non è stata posta alcuna restrizione. Altri oggetti sono stati mvece venduti nonostante un vincolo parziale: gli acquirenti potranno cioè portarli via dal castello, ma non fuori dall'Italia, e venderli allo Stato se questo eserciterà il diritto di prelazione entro 60 giorni. E' il caso del pezzo più costoso, un salotto del '700, acquistato da un mercante siciliano per 360 milioni, il doppio del prezzo base, e di un manoscritto miniato del '500, venduto per 100 milioni. Alcuni prezzi sono decuplicati in corso d'asta, per esempio quello di un paio di scarpette in raso appartenute alla duchessa di Berry, vendute a 11 milioni. Mercanti e collezionisti di mezza Europa, ma anche teste coronate, hanno partecipato all'asta: fra gli altri, i principi cugini Thurn Und Taxis e Hoenlohe dalla Germania e dall'Austria, i Borbone e Parma e nobili francesi, tutti interessati ai «beni di famiglia». Assenti invece i principi di Galles, anch'essi imparentanti con i Torre e Tasso. [Ansa] a cura di Marcello Loffredi

Luoghi citati: Austria, Europa, Galles, Germania, Italia, Parma, Trieste