Bozano, caccia al tesserino
Livorno: gli investigatori cercano il falso documento di polizia con cui ha avvicinato l'adolescente Livorno: gli investigatori cercano il falso documento di polizia con cui ha avvicinato l'adolescente Borano, caccia al tesserino «Ma io non ho palpeggiato quella ragazza» PORTO AZZURRO NOSTRO SERVIZIO «Padre, mi creda, non ho affatto molestato quella ragazzina. L'ho avvicinata soltanto per chiederle l'ubicazione di una strada». Dev'essere stata questa la prima fase che Lorenzo Bozano, ergastolano da 20 anni e da due giorni senza più i benefici della semilibertà perché accusato di aver molestato una minorenne, ha pronunciato appena padre Giovanni Vavassori, suo tutore e cappellano del carcere, è andato a trovarlo nella cella del carcere di Porto Azzurro. L'ex «biondino della spider rossa» ripete fin dal suo ingresso nella questura di Livorno, avvenuto alle 16 di due giorni fa, sempre la stessa cosa: non ho molestato nessuno, non ho toccato nessuno, ho semplicemente chiesto un'informazione. Ma la polizia non gli crede: la ricostruzione della ragazza, che coincide perfettamente con quella della sua amica, la descrizione di una perquisizione corredata da sbirciatina nella scollatura, il numero di targa del vecchio camioncino Volkswagen azzurro, segnalato e riportato senza esitazione, la denuncia fatta dal padre della minorenne sono tutti elementi che danno moltissimo peso alle accuse. Resta ancora aperta, invece, la questione del tesserino che Bozano avrebbe mostrato alla ragazzina quando si sarebbe fatto passare per poliziotto per poterla «perquisire». E adesso proprio su questo tesserino è puntata l'attenzione degli investigatori. La ragazzina ha detto che si trattava di «un tesserino giallo», ma ha aggiunto di non essere riuscita a leggere quanto c'era scritto sopra. La polizia, quando Bozano è stato portato in questura, ha perquisito l'ex «biondino» ma non ha trovato alcun tesserino giallo e nemmeno tessere falsificate della polizia. La perquisizione è toccata anche al furgoncino delle uova, parcheggiato sotto il sole nella piazza antistante la questura. Ma a parte le uova, gli agenti non hanno trovato nulla, tanto che è stato deciso di rispedire il furgoncino all'azienda dell'isola d'Elba a cui appartiene. Quella del tesserino è una questione non da poco: se al reato di violenza sessuale previsto dalla nuova legge anche in casi di molestie si dovesse aggiungere anche il millantato credito, la situazione per Bozano, già estremamente delicata, si farebbe, se possibile, ancora più pesante. «E' lui, è proprio lui», aveva ripetuto più volte la ragazza, indicando, con calma, Bozano ai poliziotti. «Davvero una ragazzina con le idee chiare e con un grande coraggio, che non ha avuto esitazioni ad affidarsi a noi e a riconoscere l'uomo che l'aveva molestata», ha raccontato la dirigente dell'ufficio minori della questura. Bozano, intanto, continua a ripetere, disperatamente, la sua innocenza. E comincia a preoccuparsi per la sua azienda di produzione di uova che, senza semilibertà, non potrà più gestire direttamente. Adesso ci pensano due ragazzi di Portoferraio che già lavorano per lui e che lavorarono per lui quando, nel maggio 1996, avendo il tribunale di sorveglianza sospeso i benefici a Bozano per una settimana (secondo un esposto ai carabinieri aveva cercato di circuire una quattordicenne dell'Elba), si ritrovò in cella. E alle uova ci penserà anche padre Vavassori che, oltre a fare il cappellano del carcere, è pure tutore dell'ex «biondino della spider rossa», [c. e] Oltre all'accusa di violenza sessuale rischia anche quella di millantato credito L'ex convivente «E' stato favorito dall'amministrazione penitenziaria» Il carcere di Porto Azzurro e a fianco Lorenzo Bozano
Persone citate: Bozano, Giovanni Vavassori, Lorenzo Bozano, Vavassori
Luoghi citati: Livorno, Porto Azzurro, Portoferraio
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