New York contro un terzo del mondo di Franco Pantarelli

Il bilancio miliardario amministrato dalla metropoli è uno dei più grandi del Paese USA Il bilancio miliardario amministrato dalla metropoli è uno dei più grandi del Paese New York contro un terzo del mondo La città non farà più affari con i Paesi anti-cristiani NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La città di New York va alla guerra contro il mondo anti-cristiano, armata della sua potenza economica. In base a una legge che il Consiglio comunale sta varando e che quindi sarà presto sul tavolo del sindaco Rudolph Giuliani, chiunque verrà colto a fare affari con 15 Paesi noti per le loro persecuzioni contro i cristiani potrà scordarsi ogni rapporto con l'amministrazione cittadina, il cui bilancio è il quarto più grande degli Stati Uniti (inferiore solo a quello federale, della California e di New York inteso come Stato) e quindi fonte di ottimi affari per un sacco di gente. Nell'elenco dei Paesi cattivi ci sono i soliti nemici come Cuba, l'Iran, l'Iraq, la Corea del Nord, ma anche la Cina, le potenzialità del cui mercato inducono invece il governo di Washington a perdonarle tutto, e anche tradizionali e fidati amici come l'Arabia Saudita, l'Egitto, la Turchia. Completano la lista l'Indonesia, il Laos, il Pakistan, il Marocco, la Nigeria, il Sudan e il Vietnam, nonostante la normalizzazione dei rapporti con esso operata poco tempo fa dal Dipartimento di Stato e dalla Casa Bianca. Quella che si configura è dunque una specie di politica estera newyorkese «indipendente» da quella del governo degli Stati Uniti e in molti casi in aperto contrasto con essa. Ma ancora di più si configura una trasformazione nella realtà economica di New York dalle proporzioni al momento non facilmente calcolabili, ma certamente di grande impatto. In pratica, notava ieri il «New York Times», in base a questa legge ci sarà un terzo del mondo che diventerà «off limits», e il numero di imprese che in questa città fanno affari con quel terzo del mondo e contemporaneamente con l'amministrazione è enorme. I primi nomi che vengono in mente a tutti sono la Time Warner, che controlla le trasmissioni televisive via cavo in quasi tutta l'area urbana; la Pepsico, che produce e distribuisce la Pepsi Cola, ma anche tanti prodotti alimentari ed ha vari contratti per rifornire le refezioni scolastiche di New York; e poi la General Motor, presso cui vengono acquistate le automobili della polizia; la Mobil, che a quelle automobili fornisce il carburante; la Chase Manhattan Bank, quella della famiglia Rockefeller, attraverso la quale l'arriministrazione di New York compie le sue operazioni e presso la quale de¬ posita i suoi fondi. Il principale sponsor della legge è Peter Vallone, democratico, presidente del Consiglio comunale e figura molto influente della politica cittadina. I risvolti finanziari di questa legge, dice, non gli interessano. Quelli che contano, per un cattolico praticante come lui che sul suo tavolo da lavoro ha in bella mostra delle targhe metalliche con meise citazioni della Bibbia, sono i risvolti morali. Il sindaco Giuliani, che nel governo della città non può assolutamente permettersi di andare contro Vallone, è parso molto cauto. «In via di principio» è d'accordo con lui, hanno detto i suoi collaboratori, ma nessuno di loro era autorizzato ad anticipare un suo sostegno all'iniziativa. Prima di pronunciarsi, hanno spiegato, l'amministrazione ha bisogno di valutare bene, con numeri il più possibile precisi, l'impatto che la legge avrà sull'economia di New York. Chi invece, ovviamente, non ha dubbi sono gli uomini d'affari, che hanno già minacciato di sfidare la legge voluta da Vallone sul piano costituzionale. «La politica estera - dicono le loro associazioni - è una prerogative del Presidente». Ma Vallone ribatte: «Nessuno può dire a questa città come deve usare i suoi soldi». Franco Pantarelli

Persone citate: Giuliani, Peter Vallone, Rockefeller, Rudolph Giuliani