«Zorzi a Tokyo, protetto dai Servizi»
La svolta nelle indagini su Piazza Fontana: il neofascista sarebbe Fautore materiale La svolta nelle indagini su Piazza Fontana: il neofascista sarebbe Fautore materiale «Zoili a Tokyo, protetto dai Servili» Igiudici: difficile estradarlo MILANO. Chi protegge Delfo Zorzi? Rispondere a questa domanda, secondo gli inquirenti, vorrebbe dire risolvere i misteri, soprattutto quello dei mandanti, della strage di Piazza Fontana. Ma il neofascista accusato di aver materialmente collocato la bomba nella banca dell'Agricoltura di piazza Fontana, difficilmente potrà essere arrestato. E non soltanto perché da anni vive e prospera in Giappone, dove è a capo di decine di società specializzate nell'importazione di capi griffati italiani. Zorzi, scrivono i giudici nelle 275 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, godrebbe tutt'ora della protezione dei servizi, che avrebbero favorito non solo il suo inserimento nel difficile tessuto imprenditoriale nipponico, ma lo avrebbero garantito nella sua «intoccabilità». Basti pensare che, secondo alcune fonti, Zorzi risulterebbe essere uno dei soli cinque stranieri ad aver ottenuto negli ultimi vent'anni un passaporto giapponese, oltre a quello italiano regolarmente rinnovato dall'ambasciata due anni fa, su nulla osta della questura di Venezia. Delle protezioni e del ruolo preminente assunto negli anni da Zorzi, nell'ordinanza si trova traccia con numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, dal novembre '95, quando una fuga di notizie portò all'attenzione delle cronache il suo nome e quello di Carlo Maria Maggi, il medico di Mestre arrestato con l'accusa di aver ideato l'attentato. «Una strage di Stato contro lo Stato», scrive il gip Clementina Forleo: «Una strage voluta e appoggiata dai servizi segreti di allora, dal Sid e dall'Ufficio affari riservati del Viminale per favorire in Italia il cosiddetto "golpe Borghese"». Servizi che oggi come allora non avrebbero perso l'antico vizio. Zorzi, residente a Tokyo, sposato con una giapponese e padre di due figli, attualmente è a capo di un vero e proprio impero che si occupa dell'importazione nel Paese del Sol Levante (e in altre parti del mondo) di alta moda. I giudici non nascondono poi la possibilità che alla tutela di Zorzi, trasferitosi definitivamente in Giappone nel 1975, siano interessati anche «intelligence» stranieri che all'epoca, scrive sempre nella sua ordinanza il gip Forleo, intendevano «sovvertire l'ordinamento dello Stato». In altre parole, la Cia. Già da qualche mese, l'aspetto del «favoreggiamento» e del «depistaggio» è trattato nell'inchiesta con nomi e cognomi. Ben 12 sarebbero i personaggi legati ai servizi, iscritti finora nel registro degli indagati della procura. Personaggi che Zorzi, negli ultimi due anni, avrebbe continuato a finanziare. Tra questi, secondo l'ordinanza, Piero Andreatta e Piercarlo Montagner (due dei quattro arrestati la scorsa settimana per favoreggiamento dello stesso Zorzi). Ma anche lo stesso Maggi che avrebbe ricevuto una cinquantina di milioni tramite il fratello di Zorzi, Rudy: denaro che gli sarebbe stato consegnato in tranches da 10 milioni per volta, servito per pagare la difesa del medico mestrino e garantirne l'omertà. Di più: Maggi avrebbe ricevuto, di recente, anche l'invito di Zorzi a trasferirsi con la famiglia in Giappone. E questo sarebbe stato uno dei motivi che avrebbe indotto i magistrati a spiccare gli ordini di cattura, motivandoli quindi non solo con l'inquinamento delle prove ma anche per il pericolo di fuga. Maggi avrebbe mantenuto fino all'ultimo non solo contatti con la Cia, come risulta da una telefonata, ma anche con l'onorevole Pino Rauti e il senatore Antonio Serena (Lega Nord, ex missino). C'è poi un'intercettazione dove Montagner, parlando con un altro indagato, Tringali, sostiene che il difensore di Zorzi, l'avvocato Gaetano Pecorella, avrebbe saputo da ambienti del pds che la Quercia sarebbe stata disposta «a mettere una pietra sopra» l'inchiesta. Circostanza che il legale ieri ha smentito decisamente. Il gip fa infine notare come «il disegno degli apparati istituzionali dei- l'epoca» prevedeva di addossare le responsabilità all'estrema sinistra, tanto che timer uguali a quelli utilizzati negli attentati del '69 avrebbero dovuto essere nascosti nella villa dell'editore Giangiacomo Feltrinelli. I documenti per la richiesta di estradizione di Zorzi partiranno solo tra qualche giorno. La doppia cittadinanza di cui gode però renderà assai diffici¬ le il suo rimpatrio. Le ultime notizie certe di Zorzi risalgono al 12 dicembre del '95 quando, a Parigi, nei locali del consolato generale, per tre giorni si fece ascoltare dal pm Predella rilasciando una lunga serie di dichiarazioni spontanee. Negò ogni cosa, e soprattutto sostenne che lui, allora ventiduenne, il giorno della strage, si trovava a Napoli, all'università per degli esami, [p. col.] Banca dell'Agricoltura, piazza Fontana, 28 anni fa: la bomba è appena esplosa
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