«Un esito prevedibile»

Elena Paciotti «Il Parlamento factiam fretta» Del Bòca e Serventi «I nostri problemi non si aggravano» «Un esito prevedibile» Giornalisti e magistrati: e ora riforme ROMA. Era un esito «prevedibile». Non mostrano sorpresa i magistrati, per bocca di Elena Paciotti, presidente dell'Anni, davanti al fallimento dell'ultima raffica referendaria. E delle categorie interessate si dicono naturalmente soddisfatti i cacciatori, delusi per motivi opposti i Verdi, mentre fra i giornalisti che hanno «salvato» il loro Ordine professionale dall'assalto pannelliano i pareri non sono in perfetta sintonia fra chi reclama comunque una rapida revisione legislativa e chi preme sul freno. «I referendum sulla giustizia non risolvono i problemi che intendono affrontare - constata Elena Paciotti, presidente dell'Associazione nazionale magistrati - e quindi era presumibile che i cittadini non andassero a votare. Non servono i tagli con l'accetta ma l'intervento positivo del legislatore». Dopo questa premessa, la Paciotti ritiene che «nella discussione sul referendum sopra le carriere si ipotizzasse il ritorno ai vecchi 8 concorsi. Questo ci preoccupava perché quei concorsi non avevano dato buona prova, prevedendo una selezione non rispondente alla Costituzione secondo cui i giudici si distinguono solo per diversità di funzioni e non per gradi. Le leggi successive hanno introdotto un sistema più giusto che è stato attuato in modo insufficiente e che ora va potenziato». Sul fronte dei giornalisti, canta vittoria il presidente dell'Ordine professionale, Mario Petrina, di cui il referendum reclamava l'abolizione. «E' stato fra i meno votati nel tracollo complessivo della tornata referendaria - registra Petrina con soddisfazione -. L'Ordine professionale assicura le regole a tutela dei cittaini. Le proposte di modifica avanzate negli ultimi mesi dai partiti sono superate dal voto, ma noi siamo disponibili a incontrare nei prossimi giorni gli esponenti politici per verificare quello che si può fare. E siamo pronti a insediare una commissio¬ ne mista giornalisti-magistrati per garantire la deontologia della nostra professione». Desiderosa di muoversi più in fretta è invece la Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti. «Il fallimento del referendum contro l'Ordine dei giornalisti non risolve i problemi della categoria ma almeno non li aggrava - osserva il presidente della Fnsi, Del Boca -, ma questo non significa che le cose debbano restare come stanno». E il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, reclama «una seria e radicale riforma della legge suU'ordinamento professionale. La vecchia legge è superata e illiberale e va cambiata per rendere qualificato l'accesso alla professione e definire regole più efficaci a tutela dei cittadini e della correttezza dell'informazione». Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Commissione agricoltura della Camera e deputato Verde, indica che è ormai evidente la necessità di attuare in fretta il decreto per trasformare il ministero delle politiche agricole in ministero dell'alimentazione, demandando le competenze del primo alle Regioni ma conservando al secondo quelle sulla garanzia alimentare e sulle nuove bio-tecnologie. Poi, come parlamentare Verde, Pecoraro Scanio sostiene che «prima o poi bisognerà mettere fine a una normativa obsoleta e anticostituzionale» che favorisce, a suo parere, i cacciatori. «Bisogna far esplodere queste contraddizioni - promette preannunciando che presenterà un disegno di legge per consentire anche a chi fa corsa campestre o pratica il birdwatching di godere di eguali diritti d'accesso nei campi altrui. Ma l'Unavi, l'unione fra le associazioni venatorie, ribatte che il risultato referendario ha impedito che «la gestione faunistica, ambientale e venatoria del nostro Paese fosse consegnata ai grandi latifondisti che avrebbero voluto rendere possibile l'ingresso, solo a pagamento, nei loro territori, ai cacciatori e agli amanti della natura», [r. r.l Elena Paciotti «Il Parlamento factiam fretta» Del Bòca e Serventi «I nostri problemi non si aggravano» Elena Paciotti presidente dell'Associazione nazionale magistrati

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