Verso i computer con schermo 3-D

Verso i computer con schermo 3-D Verso i computer con schermo 3-D Immagini in rilievo formate da un laser DALLE schede perforate ai sistemi operativi, l'evoluzione dell'informatica sta in una parola sola: interfaccia. Cioè il confine tra l'uomo e la macchina. Dalla rivoluzione nata nei laboratori Xerox alla fine degli Anni 70, le interfacce per i computer sono grafiche. I comandi si eseguono sulle icone, immagini che possono rappresentare programmi, file, archivi di documenti. L'icona più famosa è quella del cestino per i file che non servono più. Ma l'interfaccia-metafora della scrivania bidimensionale è ancora diversa da quella del nostro vero ufficio, che ha una dimensione in più. Quando si passerà a uno spazio tridimensionale? Quando si passerà al 3-D anche sullo schermo del computer? Il miraggio delle immagini a tre dimensioni ha origini lontane, almeno quanto il cinema stesso. Già nel 1903 i fratelli Lumière girano il primo film 3D, «L'arrivée du train», un remake tridimensionale del famoso arrivo del treno che ave- Il sistema a luce coerente agisce direttamente sulla retina va sconvolto gli spettatori parigini qualche anno prima. Più inventori che artisti, i Lumière brevettano nel 1932 il metodo ad anaglifi per la visione del film «in rilievo». Due immagini uguali vengono stampate con colori complementari, come il rosso e il verde. Se osservate con lenti degli stessi colori, ciascun occhio le vede da un'angolazione diversa e la leggera parallasse produce l'effetto della profondità. E' questo l'antenato degli occhialini rossi e verdi che fanno illudere Hollywood negli Anni 50, con decine di film 3-D che tentano di contra¬ stare la popolarità della neonata televisione. Anche Hiteheock, il mago del brivido, gira «Delitto perfetto» in tridimensionale. Ma la novità dura poco. Come il cinema, anche lo schermo elettronico sfrutta il metodo dell'anaglifo. Il principio è sempre lo stesso: far arrivare l'immagine a ognuno degli occhi con un'angolazione leggermente diversa. La visione avviene attraverso occhiali colorati, simili a quelli dei primi film 3-D. Ci sono poi occhiali a cristalli liquidi che anneriscono alternativamente le lenti. L'annerimento viene sincronizzato con le immagini trasmesse sul monitor, in modo che a ogni occhio giunga solo l'immagine giusta. Negli ultimi modelli, gli occhiali sono sincronizzati con un segnale ottico infrarosso generato dal computer, senza più cavi o fili che limitano i movimenti, soprattutto nei giochi, dove la voglia di spazi tridimensionali è più forte, La magia del 3-D può essere ricreata anche solo sullo schermo, con monitor che visualizzano alternativamente l'immagine destra e quella sinistra, «spazzandole» proprio come fa il cannoncino elettronico della televisione. Ma la ricerca verso il 3-D sembra procedere per sottrazioni. Niente occhiali ingombranti e complessi. Niente schermi costosi e poco fedeli. Meglio puntare direttamente là dove l'immagine si forma. Lo Human Interface Technology Lab di Seattle sta studiando il Virtual Retinal Display, un si stema che sfrutta un raggio laser per disegnare l'immagine direttamente sulla retina. Un fascio di luce coerente, simile a quello di un diodo laser, crea un punto di diffrazione sulla retina. Facendolo scorrere si forma l'immagine. Il display «da retina» sarà come un normale paio di occhiali, con una risoluzione pari al numero dei fotorecettori presenti sulla retina, in quanto il raggio laser potrebbe essere guidato per attivarli uno per uno. Giovanni Valerio

Persone citate: Giovanni Valerio

Luoghi citati: Hollywood, Seattle